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Ufficiale di:
ISERNIA CAMPER CLUB
dal 1991 - Indirizzo: via
Bachelet, 2 - 86170 Isernia
tel.
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SOMMARIO
Verbali
delle riunioni
I GRANDI VIAGGI dell'Isernia Camper Club
ultima modifica
25/07/2014
Romania e Bulgaria
nel prendere parte al viaggio, tutti gli amici che hanno
partecipato alle ns. avventure, si sono impegnati a:
1)
rispettare gli art. del Codice della Strada e le eventuali ordinanze comunali;
2)
servirsi delle strutture esistenti per lo scarico delle acque chiare o reflue o,
in loro assenza, di scaricare nei posti e nei luoghi dove più consono (fa fede
la civiltà di ognuno di noi);
3)
parcheggiare all’interno degli spazi riservati alle autocaravan o nel rispetto
dell’art. 185 del C.d.S. e lasciare il luogo di sosta o parcheggio nelle stesse
condizioni in cui è stato trovato;
4)
non stendere panni ad asciugare, non
aprire tende o verande,
non tirare fuori tavoli e sedie per il pranzo nelle aree di parcheggio o
nelle piazze
5)
Al di fuori dei campeggi o aree
adeguatamente attrezzate, non poggiare sul suolo con piedini di stazionamento o
cavalletti vari, non ostruire, con
l’ingombro del proprio mezzo, strade, garage o marciapiedi,
non lasciare rifiuti fuori dagli appositi contenitori, non turbare la
quiete pubblica.
Cappadocia, più unica che rara.
Appunti
di viaggio realizzati
a cura di: Ivan Perriera per la ricerca e la stesura. Tappe: Canakkale - Troia - Bergama - Efeso - Pammukkale - Kalman - Myra - Antalya - Alanya - Derinkuyu - Avanos - Goreme - Konia - Ankara - Instambul per informazioni: "Quando si pensa al viaggio in Turchia si pensa di poter fare anche un viaggio che prevede frequenti soste per il mare ma non è così. Il primo obiettivo, nonostante i tanti Km., è la Cappadocia che fra l'altro è anche la più lontana da raggiungere. Vi suggerisco di evitare perdite di tempo da Canakkale a Derinkuyu e di arrivare quanto prima ad AVANOS (paese centrale della Cappadocia). Se vi resterà tempo, potrete godervi il mare al rientro in Grecia."
Se c'è una nazione veramente completa questa è la Turchia. Visitando questa splendida terra avrete l'opportunità di passare da splendidi e ben tenuti siti archeologici ad immense spiagge baciate da un mare incontaminato e cristallino; e poi ancora: montagne e bellezze naturalistiche esclusive al punto che le bellezze della Moschea Blu, Santa Sofia, il Gran Bazar ed il sontuoso Top Kapi di Istambul passano quasi in secondo piano. A tutto ciò aggiungete la squisita cordialità dei Turchi sempre disponibili nei confronti dei turisti. Il primo viaggio l'ho effettuato nel 1990 (in piena guerra del Golfo) in compagnia di altri 10 equipaggi di Livorno ed il secondo nel 1997 ed oltre a me, Silvana, Lara e Giuseppe hanno partecipato gli equipaggi di: Salvatore Amico, Franco Luongo, Gigi Maisto, Nino Paolini, Bruno Mazzei, variando pochissimo l'itinerario che da Canakkale ci ha portati ad Istambul passando per la splendida Cappadocia. Ci imbarchiamo a Brindisi e raggiungiamo Jgoumenitsa da qui, percorrendo 559 di Grecia si raggiunge Kavala. Il primo tratto è veramente duro e snervante perchè si passa dalla costa ovest a quella est attraversando la parte montuosa della Grecia con un strada che si inerpica fino in cima per poi ridiscendere verso la costa con estenuanti curve e tornanti almeno fino alle "Meteore" zona caratteristica oltre che per le scure rocce anche per i vari monasteri costruiti nelle zone più impervie delle montagne. Superata KAVALA le alternative sono due: o si prosegue fino a Nea Vrasna (dopo la Calcidica) o, se si è in grado di farlo, arrivare per la notte a FANAN in modo di approfittarne per dedicarsi un giorno pieno di Mare nella piccola spiaggetta servita da un'ottima area di sosta. Visti i Km. da fare è consigliabile godersi un po' di mare. Da Fanan abbiamo puntato verso TROIA e nonostante ritenga che sia una visita perfettamente inutile suggerisco di fare comunque "un salto nella storia" (è l'unica cosa che si può fare). Proseguiamo verso ALTINOLUK per poi arrivare a BERGAMA e fermarci a due passi dal centro in un'area di parcheggio nei pressi di una caserma. La città, ricca di fabbriche di tappeti, ha un'importante sito archeologico sulla cima del monte che la sovrasta anche se quasi tutto è stato trafugato da Hitler che ha ricostruito tutto nel museo di Berlino (non perdete tempo a cercare il modo di raggiungere le fabbriche e gli scavi, saranno i Turchi stessi ad invitarvi a bordo di Minibus). Bergama è, inoltre, la prima città che presenta le caratteristiche vie delle città turche (evitate di addentrarvi nel centro storico dopo la chiusura dei negozi). Ripartiti da Bergama siamo arrivati, superando il caos di IZMIR, agli scavi di EFESO che da soli meritano un viaggio in Turchia (consiglio di effettuare la visita con una guida). Proseguiamo verso PAMUKKALE e per la strada ci lasciamo tentare dai "lavaggi" esterni per tutti gli autoveicoli (vere e proprie ombrelli d'acqua che rinfrescano i mezzi) con annesso "ristorantino" all'aperto dove si mangia carne, insalata e, soprattutto, peperoncino (abbiamo pagato 5.200 £. a testa). Dopo il "coraggioso" pranzo (paese che vai ... usanze che trovi) arriviamo a Pamukkale che in sette anni ha avuto uno sviluppo incredibile. Decidiamo di cercare un campeggio con la piscina ma, anche qui, non facciamo a tempo a guardare le indicazioni che veniamo INSEGUITI da una serie di ragazzini in moto che ci offrono tutti i servizi a pochissimi soldi (il camping che abbiamo scelto ci ha offerto il pernottamento a 2.800 £. ad equipaggio) e la cena a 5.800 £. a persona (usate i vs. piatti e posate di plastica, è meglio). Le caratteristiche vasche di calcare formatesi nel tempo fanno di Pamukkale uno dei posti più caratteristici d'Europa. Entrare a piedi scalzi in quelle vasche insieme ad altre persone fa un po' senso ma...... ci siamo e ci godiamo anche questo. Proseguiamo il viaggio in direzione di KALMAN, splendido porto turistico in completa antitesi con l'interno della Turchia, e dormiamo all'interno del porticciolo turistico. Ripartiamo per MYRA famosa per la sua particolare acropoli visitabile in un paio d'ore. Il posto è attrezzato con un comodo parcheggio nei pressi del quale è possibile fare qualche giro a dorso di Cammello. Proseguiamo per ANTALYA per la sola visita delle Cascate di Duden (o di Lara) esclusive per il fatto che la cascata arriva direttamente al mare dopo un salto di svariate decine di metri. Proseguiamo verso ALANYA per la visita al castello. Continuiamo verso Mersin mentre attraversiamo la costa nei pressi di Silifke. Proseguiamo verso DERINKUYU per visitare una delle due città sotterranee della Turchia. Una serie di cunicoli che si alternano a vere piazzette per la socializzazione con un ingegnoso sistema di aerazione che permetteva la vita anche sette piani sotto terra. La visita, se non si soffre di claustrofobia, è di sicuro interesse. Ci parcheggiamo nel piazzale sterrato, come il resto del paese, adiacente la caserma della polizia. Ormai siamo in piena Cappadocia e ci fermiamo al Camping Dilek del nostro amico ALPI. Alpi è stata una vera sorpresa infatti mentre parlavamo mi racconta che si ricorda che nel 1990 arrivò un gruppo di 11 camper dall'Italia (fra i quali c'ero anch'io) e che lui, all'epoca, era il tutto fare del campeggio. Così ci ricordiamo di un ragazzino che in bicicletta andava a comprarci il pane e quant'altro ci serviva per poche migliaia di lire. Con quelle poche migliaia di lire Alpi è riuscito nel tempo ad acquistare il camping. Splendido. Sempre con un suo pulmino (per informazioni e/o prenotazioni clicca di seguito) visitiamo per due giorni tutta la Cappadocia, dagli scavi (intere montagne lavorate come dalle termiti, all'interno ornate con pregevoli affreschi) ai più famosi "Camini di Fata". Uno splendore. Così, soddisfatti della visita, proseguiamo per KONIA dove, oltre alla mosche, si possono ammirare i DERVISCI nel loro caratteristico ed unico ballo religioso. Parcheggiamo nei pressi della moschea e lì sostiamo per la notte. Dopo la visita, ormai frequente, ad un negozio di tappeti ed alla moschea ripartiamo per ANKARA (città che nel '90, a causa della guerra, avevamo dovuto saltare perchè presidiata dai soldati). Visitiamo l'enorme Moschea Bianca e ripartiamo per ISTAMBUL. La parte della città da visitare non è molto estesa ma il campeggio è lontanissimo e così grazie all'interessamento del ns. amico HAKAN troviamo parcheggio all'interno del piazzale di una scuola alle spalle della Moschea Blu. Hakan Duran ha un negozio, ovviamente di tappeti, nel centro commerciale posto sotto la Moschea Blu e grazie a lui abbiamo potuto visitare la città con i camper ad un passo dal centro.
“Dio
ha creato tutto il mondo, tranne l’Olanda, che è stata creata dagli olandesi”.
Così
afferma un antico proverbio fiammingo. Un territorio esiguo e fisicamente
precario, buona parte del quale strappato al mare, o da questo difeso mediante
imponenti opere artificiali, i Paesi Bassi rappresentano nel contesto europeo
uno dei Paesi più singolari per ambienti naturali, per cultura, per forme di
vita. Il nome stesso di Paesi Bassi (benché comunemente sostituito da quello di
Olanda, che corrisponde però alla regione più importante ed estesa del Paese)
dà la prima indicazione, d'ordine fisico, della loro peculiarità: sono infatti
le terre più depresse del continente, dove sfociano i grandi fiumi
centro-europei, in particolare il Reno. L'attrazione esercitata dal tratto
terminale della maggior arteria navigabile d'Europa ha fatto sì che in questo
lembo di terra perennemente minacciato dal mare si formasse la più alta
concentrazione umana d'Europa (se si eccettuano Malta e gli staterelli come
Monaco): da qui quella autentica, ininterrotta sfida tra uomo e natura, nella
quale peraltro gli Olandesi hanno trovato una delle loro più profonde matrici
nazionali. Così i Paesi Bassi, pur privi di confini naturalmente netti,
nell'ambito di un mondo centro-europeo di radice germanica, hanno realizzato
un'unità politica che è saldamente stabilizzata da secoli. Grazie alle
aperture fluviali il Paese si colloca, nell'ambito del resto dell'Europa, in una
posizione assai favorevole, che ha consentito e tuttora consente un'intensa
partecipazione alla vita del continente, anche al di là dei rapporti oggi
istituiti con gli altri Stati del Benelux e della C.E.E.; al tempo stesso però
esso è sempre stato proteso sul mare, sul quale non solo ha fondato un grande e
non effimero impero coloniale, ma che consentì, attraverso gli intensi scambi
commerciali, l'emergere di quel complesso insieme di nuovi valori economici e
culturali, ben evidenziati dal capitalismo e dalla rivoluzione industriale, da
cui prese avvio la moderna Europa.
Lo
Stato
La
prima Costituzione dei Paesi Bassi, promulgata nel 1814, dopo la liberazione del
Paese dalla Francia, fu poi modificata, anche sostanzialmente, per ben 14 volte,
sino al 1972. I Paesi Bassi (comprendenti i Paesi Bassi veri e propri e i
Territori d'Oltremare di Aruba delle Antille Olandesi), sono una monarchia
costituzionale, ereditaria in linea sia maschile sia femminile. Il sovrano
esercita il potere esecutivo tramite il primo ministro e i ministri, che devono
però ottenere il voto di fiducia dal Parlamento (Stati Generali), e il potere
legislativo unitamente al suddetto Parlamento. Quest'ultimo è costituito dalla
Prima Camera o Camera Alta (75 membri, eletti per 6 anni dai Consigli
Provinciali e rinnovabili ogni 3 anni per metà) e dalla Seconda Camera (150
membri, eletti per 4 anni con suffragio universale, maschile e femminile col
sistema proporzionale). Amministrativamente
il Paese, che si estende per 41.864 km 2 (33.937 km 2 senza le acque
interne) con una popolazione di 15.010.000 ab. (stima 1991), è diviso in 12
province; capit. è Amsterdam (foto sotto), ma L'Aia è residenza della corte e
del governo. Lingua ufficiale è l'olandese (dialetto neerlandese); in Frisia è
parlato il frisone. È riconosciuta la più ampia libertà di religione. Secondo
i dati del 1988, su un totale di ca. 15 milioni di ab., il 36% erano cattolici;
il 27% erano protestanti (di cui 2,8 milioni della Chiesa riformata d'Olanda,
cui deve appartenere la famiglia reale); il 32% non aderivano ad alcuna
religione; gli altri professavano altri credi, tra cui abbastanza rilevante la
percentuale di israeliti e musulmani.Geomorfologia. Se si eccettua l'estrema
appendice merid. del Limburgo, dove si elevano le ultime propaggini collinari
delle Ardenne, strutturalmente il territorio dei Paesi Bassi, di recente
formazione, costituisce un lembo dei bassopiani che si stendono ai margini dei
massicci antichi dell'Europa centrale. In particolare la pianura interna dei
Paesi Bassi rappresenta essenzialmente il colmamento di un mare costiero a opera
di depositi alluvionali, soprattutto del Reno. Il territorio è situato per ca.
2/5 al di sotto del livello del mare ed è protetto da dune e dighe: già
all'epoca romana Batavi e Frisoni avevano eretto terrapieni a difesa del mare, e
nei sec. VIII e IX compare un organico sistema di dighe. Il territorio a ogni
modo supera ben raramente i 100 m d'altitudine. La struttura geologica è
piuttosto semplice. Eccetto esigui lembi di terreni mesozoici (che a loro volta
poggiano su strati del Carbonifero, cioè paleozoici) presenti nell'estremo
merid. dei Paesi Bassi, i suoli più antichi, di formazione sia marina sia
continentale, datano dal Cenozoico e costituiscono per così dire il basamento
del Paese. Essi però affiorano solo in limitate aree merid. e orient., in
quanto vi si sovrapposero nel Neozoico, in un intricato sistema deltizio,
rilevanti apporti alluvionali della Mosa, della Schelda e del Reno; all'inizio
del Neozoico (Pleistocene) i ghiacciai scandinavi ricoprirono la regione,
costringendo con le loro ampie deiezioni moreniche i corsi d'acqua a piegare
verso W e sovrapponendo le morene di fondo agli strati argillosi, nelle cui
depressioni si formarono successivamente le torbiere. Alla fine della
glaciazione, in seguito a un lento innalzamento del livello del mare
(trasgressione flandriana) la regione venne nuovamente invasa dalle acque, da
cui emergevano soltanto i terrazzi fluviali più alti, le colline moreniche, e
verso W le dune formate dalle correnti marine e dal vento. Una leggera
regressione, verificatasi tra il II millennio a. C. e l'epoca storica, favorì
la formazione di lunghi cordoni dunosi e quindi di una seconda serie di torbiere
sul territorio dei Paesi Bassi che si estendeva sino alla linea segnata oggi
dalle isole Frisone; tuttavia nei sec. XII-XIV violentissime mareggiate
spezzarono il cordone di dune e il mare invase nuovamente il Paese formando ampi
golfi lungo la costa sud-occid. e, più a N, in luogo dell'area paludosa del
lago Flevo, la vasta insenatura dello Zuidersee. Proprio da questi golfi ebbe
inizio la riconquista del terreno al mare da parte dell'uomo, impresa immensa
che non è ancora stata terminata. L'attuale morfologia del Paese, in gran parte
determinata dall'opera di trasformazione umana (il territorio può essere
definito il più “artificiale” del mondo), è nel complesso unitaria;
esistono tuttavia difformità tra la parte più interna del Paese, occupata da
terrazzi fluvio-glaciali formati dagli antichi conoidi di deiezione della Mosa,
della Schelda e del Reno, in cui oggi le paludi naturali hanno lasciato il posto
alle coltivazioni, e che comprende le colline del Veluwe (107 m nel Torenberg),
e la sezione occid., marittima, dei Paesi Bassi in buona parte sotto il livello
del mare, dove si estende un paesaggio anfibio costituito dalla Zelanda, dai
bracci della Mosa e del Reno, da paludi (Biesbosch) e da polders (Olanda e
Frisia) : è questa la zona protetta dal baluardo delle dune, che fu squarciato
nel Medioevo e in epoca moderna
(disastrose rotture di dighe si ebbero nel 1963) come mostrano i resti ancora
visibili nella Zelanda e nelle isole Frisone; senza le dighe che canalizzano i
letti dei fiumi o si oppongono al mare, quasi un terzo di questo territorio
sarebbe nuovamente sommerso. Una regione a parte è infine il Limburgo olandese,
estremo lembo dell'altopiano cretacico del medio Belgio, dove si estendono
terrazzi ciottolosi e ampie vallate argillose che testimoniano le fasi di
erosione e di deposito legate alla glaciazione e alle variazioni del livello del
mare e che piegano verso NW, per scomparire sotto il delta attuale della Mosa e
del Reno.
Clima
Dal
punto di vista climatico i Paesi Bassi rientrano nell'area europea soggetta agli
influssi atlantici occid.; tuttavia gli influssi oceanici si allentano verso
l'interno, dove il Paese risulta interessato alle masse d'aria continentali
particolarmente avvertibili sulle temperature invernali, che si abbassano sotto
lo zero. Il territorio si trova in tutte le stagioni sulla traiettoria delle
depressioni del fronte polare; ciò spiega la varietà e la frequenza delle
nuvolosità e delle precipitazioni durante l'anno. Queste cadono sotto forma di
piogge minute in tutti i mesi (sulle coste prevalentemente in autunno), ma non
sono abbondanti, data la mancanza di rilievi.
La
direzione da prendere è quella per Witmarssum
per poi attraversare la Grande diga nella zona di IJsselmeer. IJsselmeer:
ampia insenatura della costa olandese che un tempo costituiva il golfo dello
Zuidersee, sul Mare del Nord, oggi chiusa da una diga a formare un vasto lago
d'acqua dolce di ca. 1200 km 2. In origine esisteva al suo posto il Lago Flevo,
che un cordone sabbioso separava dal mare; ma quest'ultimo, tra i sec. XII e XIV,
invase la regione, trasformando le aree più elevate della fascia costiera nelle
is. Frisone Occidentali e il lago in un vasto golfo, lo Zuidersee (Mare del
Sud), in cui sfociavano l'IJssel e altri corsi d'acqua minori. Questo mare
interno rappresentava una costante minaccia per i fertili polder circostanti,
che spesso ne erano allagati, per cui si decise il progressivo prosciugamento
del bacino lasciandone libera la parte centrale (l'IJsselmeer appunto), per
utilizzarne le acque a scopi irrigui. Il relativo piano, approvato nel 1918,
trovò una prima attuazione tra il 1927 e il 1932 con la costruzione dell'Afsluitdijk,
la colossale diga tra l'Olanda Settentrionale e la Frisia, lunga 29,8 km, che
separa il Waddenzee dall'IJsselmeer, sostenendo una strada di grande
comunicazione. Contemporaneamente (1927-30) era stato prosciugato il polder di
Wieringer (20.000 ha), cui seguì il prosciugamento (1937-42) del polder di
Nord-Est (Noord-Oost Polder: 48.000 ha), del Flevoland Orientale (Oosetelijk-Flevoland:
54.000 ha) nel periodo 1950-57, e del Flevoland Meridionale (Zuidelijk-Flevoland:
44.000 ha) tra il 1959 e il 1968: tra questi ultimi due e il Markerwaard (60.000
ha), in avanzata fase di prosciugamento, corre un canale, largo 400 m, che
consente la navigazione tra Amsterdam e l'IJsselmeer. A lavori ultimati è
prevista così l'utilizzazione di 226.000 ha di terreno, in gran parte già
messi a coltura.
La
nostra visita ha inizio a
Harnem
(NL), per visitare l’Openmuseum all’interno del quale si possono ammirare le
abitazioni di un tempo. Il prezzo del biglietto è da considerarsi troppo alto
per quello che si vede.***
Harlingen
(NL), prima della grande diga ci fermiamo a dormire nel locale campeggio. Il
paese è famoso per il porticciolo che porta alle Isole. **
Amsterdam
(NL),. Città (683.000 ab.; 1.016.000 ab. l'agglomerato urbano) capit. dei Paesi
Bassi, di cui è il centro più popolato e industrializzato e il secondo porto
dopo Rotterdam. Amsterdam è situata nella prov. dell'Olanda Settentrionale, 50
km a NE dell'Aia, allo sbocco del f. Amstel nell'IJ, un'articolata insenatura
dell'IJsselmeer, estesa soprattutto sulla riva merid. dell'IJ (alcuni sobborghi,
per lo più industriali, si sono però venuti formando anche a N). La città
deve alle palafitte su cui è interamente edificata, alla novantina di isole che
la compongono e ai suoi molti canali superati da ca. 500 ponti l'appellativo di
“Venezia del Nord”: ma la sua intima essenza non è quella di città-museo
(benché sia anche una frequentata meta turistica) bensì di attivissimo centro
di vita finanziaria, commerciale e industriale. Lungo le numerose vie d'acqua
(in parte coperte nel secolo scorso) si allineano armoniosamente case
d'abitazione, la cui architettura, mai aulica, ma di civile e umana proporzione
e struttura, venne ripresa anche per gli edifici civili del secolo successivo.
L'architettura barocca e neoclassica di Amsterdam fu modello per tutte le altre
città dell'Olanda. Centro di Amsterdam è la piazza del Dam, cui fanno capo due
vie sempre animatissime, la Karvestraat e il Damrak, interamente occupate da
eleganti negozi, alberghi, ristoranti, sui cui lati si innalzano due dei più
insigni monumenti della città: il classicheggiante Palazzo Reale, già
Municipio, di Jacob van Campen (1648-55), e la tardogotica Chiesa Nuova (Nieuwe
Kerk, sec. XV). Questa chiesa è una delle poche testimonianze dell'Amsterdam
medievale; tra le altre sono la Chiesa Vecchia (Oude Kerk, fine sec. XIII,
ampliata nel sec. XVI), la Torre delle Piangenti (Schreierstoren, 1482), un
tempo luogo d'imbarco dei marinai, e una delle antiche porte della città, detta
di Sant'Antonio. Assai più ricche sono le testimonianze di architettura
religiosa barocca, tra cui notevoli sono, tutte di H. C. Keyser, la chiesa
dell'Ovest (Westerkerk, 1620-1632), in cui è sepolto Rembrandt, la chiesa del
Nord (Noorderkerk, ca. 1620), quella del Sud (Zuiderkerk, 1606-14) e quella
dell'Est (Oosterkerk), oltre alla sinagoga dei Portoghesi (1676), di E. Bouman.
L'architettura civile del Seicento offre significativi esempi dello stile
barocco classicheggiante nel già citato Palazzo Reale, decorato all'interno con
arredamenti e pitture di J. Lievens, J. Jordaens, F. Bol e altri, e soprattutto
nella Trippenhuis di J. Vingboons (1662), riccamente decorata a lesene, ora sede
dell'Accademia Reale delle Scienze. Alla fine dell'Ottocento, nell'ambito dei revivals architettonici internazionali, P. J. H. Cuypers costruì il Rijksmuseum
(1877-85) rifacendosi alla tradizione popolare olandese della costruzione in
mattoni, mentre l'opera di H. P. Berlage (palazzo della Borsa, 1898-1903; uffici
sul Damrak, 1893) è fondamentale nella storia dell'architettura moderna perché
oltre al mattone utilizzò il ferro nell'alzare volte pseudo-gotiche.
Musei.
La
città è un grande centro culturale, sede di università dal 1632,
dell'Accademia Reale delle Scienze e soprattutto di vari musei (Allard Pierson
per le antichità egizie, greche e romane e per reperti preistorici, quello di Rembrandt allogato nella casa in cui visse dal 1639 al 1658, il Museo dei
tropici, quello storico-marittimo, ecc.) di cui tre di eccezionale importanza:
il Rijksmuseum, il Rijksmuseum Vincent Van Gogh, e lo Stedelijk Museum. Il
Rijksmuseum o Museo Nazionale, fondato da Luigi Bonaparte nel 1808 e ospitato
poinel grande edificio progettato e costruito nella seconda metà
dell'Ottocento, è la più importante raccolta di arte olandese esistente al
mondo. Da visitare ancora il tradizionale mercato dei fiori. La sosta è
certamente consigliata in camping. Nel nostro caso abbiamo scelto quello di Landsmer,
a nord di Amsterdam e a due passi dalla fermata del Bus. Attenzione è molto più
conveniente acquistare i biglietti alla posta o nelle rivendite autorizzate.
Marken
(NL), A nord di Amsterdam. delizioso paesino di pescatori adibito a museo
all’aperto. Si paga all’arrivo al parcheggio nel quale è possibile
pernottare (sosta autorizzata, senza ulteriore pagamento, fino alle nove
dell’indomani). ****
Edam
(NL), uno dei centri più famosi per la produzione del formaggio olandese. Nei
mesi estivi si svolge la rappresentazione della “Corsa dei formaggi” nei
giorni di sabato e mercoledì mattina (ore 10,00). Una passeggiata fra deliziose
abitazioni completano la visita. ****
Volendam
(NL), a pochissimi km. da Edam. Centro turistico famosissimo anche per il suo
porticciolo di pescatori. ****
I
Mulini a Vento.
La
maggior parte dei mulini ancora esistenti risale al 700 o all’800. I mulini
fanno oggi parte del patrimonio storico nazionale e vengono, da parte del
governo in collaborazione con i privati, il più possibile restaurati e tenuti
in buone condizioni. Il più famoso gruppo di Mulini ottocenteschi rimasto
intatto fino ai nostri giorni si trova a Kinderdijk
(NL),. I 19 mulini del gruppo funzionano a luglio e agosto, ogni sabato
pomeriggio, uno solo è in funzione e aperto al pubblico tutti i giorni da
aprile a settembre.
Lasciati
alle nostre spalle i tipici Mulini attraversiamo il Belgio visitando la
bellissima
Anversa
(B), con la sua sontuosa cattedrale e con il suo armonioso centro storico. Il
camping comunale (a prezzo veramente basso) è a 200 mt. dalla fermata del tram.
****
È
il più esteso dei piccoli Stati del continente, dai quali si distingue anche
per la chiara vocazione europeista, concretatasi nella partecipazione diretta ai
grandi eventi politico-economici del continente (in tale ambito si colloca
l'abbandono, nel 1948, dello stato di neutralità), dapprima promuovendo
l'istituzione del Benelux, quindi facendosi attivo membro di quella Europa dei
Sei – oggi dei Dodici – che proprio a Lussemburgo, la capitale del
granducato, ha posto la sede di vari organi comunitari.
Lo
Stato.
In
base alla Costituzione del 17 ottobre 1868, più volte modificata, il
Lussemburgo è una monarchia costituzionale ereditaria. Capo dello Stato è il
granduca (o la granduchessa) della casa di Nassau; egli esercita il potere
esecutivo attraverso il governo da lui nominato ma che è responsabile nei
confronti della Camera dei Deputati. A questa, i cui membri sono eletti a
suffragio universale e diretto per 5 anni, spetta il potere legislativo; organo
consultivo è invece il Consiglio di Stato, di nomina granducale. Amministrativamente il Paese, che si estende per 2586 km2 e ha una popolazione
di 374.900 ab. (stima 1989), si divide in 12 cantoni; capit. è Lussemburgo (Lützellburg).
Lingua ufficiale è il lussemburghese, un dialetto di derivazione germanica, ma
sono usati il francese (negli atti amministrativi) e il tedesco (nel commercio e
nella stampa). L'assoluta maggioranza della popolazione è cattolica; i
protestanti sono l'1%.
Morfologia,
idrografia e clima.
Il
Lussemburgo si identifica in larga misura con le alteterre che formano lo
spartiacque tra la Mosa e la Mosella. Morfologicamente si possono distinguere
due regioni: quella sett., vasta ca. un terzo del totale, forma l'Ösling (o
Eisling), quella merid., il Gutland. Alto in media sui 400-500 m (è la zona più
rilevata del Paese), solcato da numerosi corsi d'acqua, tributari della Sûre (Sauer),
l'Ösling occupa una porzione del massiccio delle Ardenne, le cui fitte macchie
boscose si alternano, nell'estremo Nord, a vaste aree a lande e brughiere. Una
fascia di rilievi a cuesta con scarpate di arenarie del Mesozoico introduce al
paesaggio del Gutland, il “buon Paese”, dalle pianure leggermente ondulate,
dalle ampie vallate fitte di colture e di abitati e dal ricco sottosuolo:
nell'estremità sud-occid. affiorano infatti quei minerali di ferro
(prosecuzione di quelli della Lorena) sui quali il moderno Lussemburgo ha
fondato la sua prosperità. Idrograficamente il Lussemburgo fa parte del bacino
del Reno tramite la Mosella, in cui sfocia la Sûre, che attraversa il
territorio da W a E convogliando le acque di vari tributari, quali l'Alzette, il Wiltz e l'Our. Il clima è di tipo continentale di transizione, con estati
fresche (medie di 16 ºC) e inverni rigidi con medie sotto lo zero; le
precipitazioni, che si aggirano sui 700 mm annui, sono più accentuate nei mesi
estivi. Rispetto all'Ösling, il Gutland presenta inverni meno rigidi (medie di
gennaio di 2 ºC), temperature medie estive sui 18-19 ºC..
Clervaux
(L), è il primo paese che visiteremo e sede di uno dei più bei castelli
lussemburghesi. Picolo centro (1500
ab.) del Lussemburgo sett., capol. del cantone omonimo, 48 km a NNW di
Lussemburgo sul f. Clerf.. Per la sosta Camping comunale con piscina. ****
Lussemburgo
(L), (76.600 ab.) capit. del Granducato del Lussemburgo e capol. del Cantone
omonimo (238,5 km2; 114.830 ab.), situata a 356 m nella parte merid. del Paese,
alla confluenza del f. Pétrusse nel f. Alzette. È il principale centro
economico e finanziario del Granducato, sede di industrie meccaniche,
siderurgiche, chimiche, tessili, alimentari, del mobile, delle ceramiche e del
tabacco. Anche in campo amministrativo e culturale, Lussemburgo riveste un ruolo
di primaria importanza: è sede infatti di vari organismi internazionali, tra
cui la Corte di Giustizia della C.E.E., e di numerosi istituti superiori e di
ricerca, musei e biblioteche. Turismo. Aeroporto. In fr., Luxembourg. Costruita
su una piattaforma di roccia, fu fortificata fin dal sec. X. Semidistrutta per
un'esplosione di polveri nel 1554, occupata dalle truppe francesi nel 1684, fu
trasformata in piazzaforte dai Prussiani nel 1816. Dal 1952 è sede della
Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. § Cinta di mura nel sec. XIV
(restano la Porta di Treviri e alcune torri), semidistrutta da un'esplosione nel
1554, venne ricostruita su piani di S. d'Oye e nuovamente fortificata nel 1684
dal Vauban. La cattedrale di Notre-Dame, eretta nel sec. XVII, è in stile
rinascimentale fiammingo con elementi ancora gotici nelle torri, nelle volte e
nelle cappelle radiali. Il Palazzo Granducale fu costruito in uno stile
rinascimentale ibrido e fastoso (1545-1604); il Palazzo Comunale (1830) e il
Palazzo di Giustizia (fine del sec. XIX) in stile neoclassico. Il Musée de l'Ètat
è dedicato alle arti, alle scienze e al folclore. Comprende sezioni
archeologiche, di sculture romaniche e di oggetti d'arte applicata (mobili,
argenti). Le sale di pittura raccolgono opere di artisti dal sec. XIV al sec.
XVII. Vanno menzionate inoltre le sezioni dedicate alla zoologia, alla
paleontologia e alla geologia. ***
Equipaggi
partecipanti:
Rossana
e Salvatore Amico, Luisa e Peppe Sica, Lia e Lucio Bellomo, Angela e Gigi Maisto,
Olimpia e Franco Luongo, Rosanna e Leilio Citerni, Carmela e Dario Pecorella,
Silvana e Ivan Perriera.
ISERNIA
CAMPER CLUB
Appunti
per viaggio a BUDAPEST
Realizzati
a cura di: Ivan
Perriera per la parte informatica Salvatore
Amico per la ricerca e la stesura
UNGHERIA
L'Ungheria è uno Stato dell'Europa Centrale privo di sbocchi al mare; ha
una superficie di 93.030 Kmq. con 10.552.000 abitanti (1990). Confina con cinque
paesi: la Cecoslovacchia a nord, l'Unione Sovietica a nord-est, la Romania ad
est, la Jugoslavia a sud, l'Austria ad ovest. E'
un paese piccolo e povero di risorse naturali: ha nondimeno, però, una base
agricola ed industriale ben sviluppata. La capitale è Budapest.
Morfologicamente
può essere divisa in tre parti: la Transadanubia ad ovest, caratterizzata da
colline lievementi ondulate e da rilievi più pronunciati comprendente la
Piccola Pianura; la regione delle montagne centro-settentrionale, a ridosso dei
monti della Slovacchia; la Grande Pianura, ad est del fiume Danubio. Il monte più
alto è il Kekes (1015 m.).
L'Ungheria
è stata nella sfera di influenza sovietica dal 1948, nel 1989 ha abbandonato il
sistema di tipo comunista per una riforma di governo democratica multipartitica. Idrograficamente
lo Stato si trova all'interno del bacino del Danubio, che è il fiume più lungo
del paese, in cui confluiscono diversi affluenti (Tibisco, Raba, Drava). Il
lago Balaton (598Km2) è il più grande dell'Europa Centrale.
DANUBIO Il
Danubio è il fiume più lungo ed importante dell'Europa Centrale ed il secondo
del Continente per lunghezza, dopo il Volga. Nasce sulle pendici della Selva
Nera, nella Germania sud-occidentale, e dopo un corso di 2850 Km si getta nel
Mar Nero. Scorre attraverso la Germania, l'Austria, l'Ungheria, la Jugoslavia,
la Romania, nel confine della Cecoslovacchia, della Bulgaria e, nel tratto del
delta, dell'Unione Sovietica.
Il
fiume nella regione sud-orientale della Grande Pianura Ungherese attraversa i
monti circostanti scorrendo in mezzo ad una serie di gole spettacolari, dette le
Porte di Ferro. Il
Danubio è una via di comunicazione largamente usata dall'URSS e dai paesi
comunisti dell'Europa Orientale, che dominano quasi completamente i trasporti
dalla foce sino a Budapest. Nel corso superiore i traffici sono molto leggeri.
BUDAPEST
Budapest,
la capitale dell'Ungheria, si estende sulle due rive del Danubio. Buda è
montagnosa e circondata da colline, Pest si trova in pianura. Il
territorio abitato da duemila anni ha una superficie totale di 525 Kmq., con una
popolazione che supera i due milioni di abitanti. L'odierna
Budapest si è formata nel 1873 dalla fusione delle città Buda, Pest ed Obuda.
Cenni
Storici La
capitale Ungherese non ha recitato una parte importante sul palcoscenico europeo
(tranne che nel 1848, - quando il
15 marzo ebbe inizio la rivoluzione senza sangue di Pest in cui ha rivestito un
ruolo decisivo il maggior poeta ungherese dell'epoca romantica Sandor Petofi - e
nel 1956, - data in cui venne sconfitta la rivoluzione e giustiziato il primo
ministro Imre Nagy -), ma è riuscita sempre a lasciare un indelebile segno
dentro coloro che l'hanno visitata: infatti lo scrittore tedesco Thomas Mann
affermò negli anni trenta che Budapest era la più elegante città d'Europa.
Tale apprezzamento non era riferito all'aspetto esteriore, ma all'anima stessa
della città. E'
stato anche affermato che quando si viaggia in Europa da est verso ovest si
sente per la prima volta l'aria dell'occidente arrivando a Budapest, e
viaggiando invece da ovest verso est si sente, sempre a Budapest, per la prima
volta l'aria dell'oriente. Come
già scritto, Budapest, quale città, vanta una storia di almeno due millenni e
come capitale unita poco più di un secolo. Negli anni 35-34 a.C. i Romani con
il futuro imperatore Augusto conquistarono la parte occidentale dell'attuale
Ungheria, con il confine naturale del Danubio, trasformandola in provincia
romana con il nome di Pannonia. Organizzarono per primi la vita nei territori
occupati, costruirono insediamenti militari e chiamarono Aquincum l'attuale
capitale ungherese. Oggi il luogo dove sorgeva l'antica Aquincum è un vero e
proprio museo all'aperto. Solo
pochi edifici od opere sono rimaste a testimonianza dei vari periodi
storici;questo a causa degli ingenti danni subiti dalla capitale ungherese nel
corso dei secoli e più in particolare dal XVI secolo fino a oggi, comprese le
due guerre mondiali. Nel XVI secolo inizia in Ungheria la dominazione turca, che
durerà centocinquanta anni. All'inizio
del XIX secolo con la rivoluzione nazionale Pest divenne una grande città: con
la fine della rivoluzione (1848-49) e della guerra di indipendenza nazionale
venne fatto l'accordo con gli Asburgo, in base al quale Budapest diventa la città
gemella di Vienna. Nel 1873 Buda, Pest ed Obuda vennero unite in un'unica città
con il nome di Budapest.
Evoluzione
e sviluppo In
seguito all'unificazione (1873), la nuova città comincia rapidamente a
svilupparsi e in pochi decenni diviene una vera metropoli. L'esempio da imitare
e possibilmente da superare è la magnifica città di Vienna e a tale scopo si
risveglia il sentimento nazionale. A cavallo tra i secoli XIX e XX fu costruita
la nuova città e realizzate opere civiche molto importanti come la sistemazione
delle rive del Danubio, le arterie stradali cittadine, le circonvallazioni, la
metropolitana e il monumento per la celebrazione del Millennio della Patria
(sito sulla piazza degli Eroi), il teatro dell'opera, la Basilica dedicata a
Santo Stefano ed il centrale mercato coperto.
Stile
ungherese Tra
800 e 900 la città si è arricchita di interessanti edifici ispirati al
liberty, principalmente opera di Odon Lechner e dei suoi allievi. Lechner
(1845-1914), grande architetto ungherese, ha cercato nelle sue opere di
realizzare uno stile nazionale, utilizzando motivi presi dall'arte popolare
insieme ad altri della cultura europea. Dall'arte popolare egli ha preso
soprattutto gli elementi ed i motivi ornamentali, dalla cultura europea lo stile
liberty. Il suo capolavoro è senza dubbio il Museo d'Arte Applicata, con
elementi di stile floreale orientaleggianti, di ispirazione islamici e persiani. L'edificio,
unico nel suo genere, è realizzato non in stile ungherese, come avrebbe voluto Lechner, bensì in uno stile ibrido. Per la sua costruzione ha utilizzato
elementi di acciaio, lastre di vetro e, per il rivestimento esterno delle
ceramiche con motivi popolari, realizzate dalla fabbrica Zsolnay. Altre
sue costruzioni di particolare interesse artistico sono la Banca Nazionale
Ungherese e l'Istituto Geografico.
Le
sorgenti termali Budapest
ha 32 sorgenti termali, che erogano circa 50 milioni di litri al giorno, con una
temperatura compresa tra 20 e 76°C. e ricche di importanti sostanze minerali. I
numerosi stabilimenti termali sono situati o presso le sorgenti (l'uso di alcuni
risalgono alla presenza dei turchi) o in edifici d'inizio secolo che conservano
un certo interesse architettonico. Le
grandi piscine termali si trovano in ampi saloni con pareti riccamente decorate,
tra statue, fontane e zampilli d'acqua. Ai piedi della collina Gellert si
trovano due stabilimenti termali: il Rac furdo che è il bagno più antico di
Buda e il Rudas furdo, costruito nel 1956 dal pascià Mustafà Sokoli. Di fronte
allo sperone sud della collina si trova l'albergo Gellert, dotato di bagni carbogassosi. Altro stabilimento è l'Hotel Thermal (1979).
I
Ponti di Budapest Budapest
è ricca di ponti che congiungono le due rive del Danubio e, quindi, le città
di Buda e Pest. Il
più antico e bello è il ponte a Catene che è in pietra (foto a fianco con il
Palazzo Reale sullo sfondo) Il
più giovane ed anche il più grazioso è il ponte Elisabetta, ricostruito dopo
la guerra, ai piedi del monte Gherardo, dove il fiume è più stretto. Porta il
nome della signora più bella della vecchia Europa: la bellissima imperatrice
Elisabetta d'Asburgo. Il
ponte della Libertà sul cui sfondo si vede la cupola dell'albergo più vecchio
ed elegante della città (Hotel Gherardo)
L'isola
Margherita L'isola,
antica riserva di caccia, si estende in mezzo al Danubio, a forma di nave, è il
cuore verde di Budapest essendo riccamente alberata e nei cui parchi si
nascondono bellissimi alberghi. Il nome proviene da una santa, principessa
ungherese del Medioevo, che visse nel monastero di cui non sono restate altro
che rovine. L'isola
consta di 92 ettari, lunga 2.5Km e larga 500mt. è un vero gioiello della
natura. Essendo proibita la circolazione automobilistica, la tranquillità è
assicurata e i visitatori possono non solo godere della quiete ma anche
respirare un'aria incontaminata.
Il
clima Di
tipo continentale, con inverni piuttosto freddi (medie di quasi -2 a gennaio e
circa +20 a luglio). Piogge abbastanza abbondanti e irregolari.
Documenti Passaporto
Regole
elementari
Budapest
ha sempre avuto un'atmosfera di benessere occidentale, che ovviamente si è
accentuata dopo la caduta della Repubblica Popolare. La cucina ungherese è
rinomata per la predilezione per il gusto piccante: in generale è una cucina
per palati robusti. Superba è la pasticceria, da gustare in uno dei caffè dove
è ancora viva la tradizione austro-ungarica. Da visitare sono un vendèglo
(trattoria) o un bisztrot. I borozò sono taverne dove spesso si può anche
mangiare. I vini ungheresi sono di ottima qualità.
Guida Per
chi guida non bere assolutamente alcoolici: le proibizioni sono severe.
Come
muoversi Si
va a piedi nel Centro Storico o nell'elegante zona commerciale (e pedonale)
lungo la via Vàci a Pest. Nella grande Budapest si usa l'ampia rete di autobus
o tram che, assieme alla metropolitana, consente di arrivare quasi dappertutto.
I biglietti della metropolitana e degli autobus non sono venduti a bordo e
valgono una sola corsa: Ultime corse tra le 23.00 e le 24.00. Per salire alla
collina della Fortezza (Varhegy) usare la funicolare.
Moneta La
moneta ufficiale è il Fiorino Ungherese
GPL Difficile
da trovare
Suggerimenti
per una visita
PEST Il
grandioso viale, più elegante della città, che parte dalla piazza degli Eroi
per giungere quasi al fiume, è frutto di un'operazione urbanistica avviata nel
1870 e portata a termine nel 1884. Al di sotto di esso corre ancora il tratto
della metropolitana aperto nel 1896, primo in Europa. Tra
gli edifici di gusto neorinascimentale ed eclettici, tipici dell'architettura di Pest, spicca il Teatro dell'Opera di stato (foto a fianco). Il
viale largo, diritto e magnifico sbocca in una piazza che pare uno scenario di
teatro: ai due lati s'innalzano due edifici con timpano e colonnato che
evidentemente nacquero per servire da museo, infatti, quello di destra è il
Salone d'Esposizione, la maggiore sala d'esposizione o Galleria della città,
quello di sinistra è invece il Museo delle Belle Arti: si dice sia il migliore
cosiddetto "museo piccolo" d'Europa, con un ricco materiale di cui la
parte più interessante è la pittura.
-
Piazza degli Eroi. In
mezzo alla scenografica piazza si erge un obelisco con in cima un Angelo
(Arcangelo Gabriele) che in una mano regge la doppia Croce Apostolica e,
nell'altra la Sacra Corona (foto a destra). Ai piedi della colonna vi sono le
statue di sette nobili cavalieri indomiti, vestiti con abiti orientali: sono i
"sette principi" condottieri o principi delle sette tribù ungheresi
(in parte personaggi leggendari ed in parte personaggi storici), che nell' 895
provenienti dalle rive settentrionali del Mar Nero e, portanti mandrie, greggi e
mogli, si stabilirono nel territorio dell'odierna Ungheria. Dietro
detto gruppo scultoreo vi è una colonnata a semicerchio, fra le colonne sfilano
i personaggi eminenti della storia ungherese a cominciare da Santo Stefano
fondatore dello Stato, tutt'intorno vi sono re e condottieri; l'ultima figura è
invece un uomo politico: Lajos Kossuth (morto in emigrazione a Torino), che
capeggiò la guerra d'indipendenza del 1848/49, condotta contro gli Asburgo. La
sua figura per gli ungheresi rappresenta la "figura " ideale del
patriota. La
piazza, che fra i due musei può ospitare fino a mezzo milione di persone,
conformemente allo spirito delle festività organizzate in occasione del
Millennio è una specie di Pantheon storico all'aperto (ecco perchè piazza
degli eroi). Vicino
alla piazza degli Eroi si estende uno spiazzo grandissimo, coperto di cemento,
ove oggi vi parcheggiano le auto, che ha però un significato storico. Infatti
negli anni cinquanta era la piazza delle parate e delle manifestazioni
ufficiali, con tribune vicino alle quali si ergeva la statua di Stalin,
abbattuta e distrutta il 23 ottobre 1956 dalla folla inferocita. Dietro
la piazza degli Eroi vi è la meta prediletta di svago ed incontri, il grande
parco cittadino: macchie verdi, sentieri ombrosi, un piccolo lago, poi le
attrazioni dello zoo, del circo, del luna park, e uno stabilimento termale in
puro stile "belle epoque". Nel
lago si specchia il "capriccio" architettonico del castello di
vajdahunyad -museo all'aperto-, suggestivo complesso, che replica come in un
compendio di storia dell'architettura, diverse tipologie di edifici ungheresi.
Ospita ora l'interessante Museo dell'Agricoltura. Vicino
al porto, inserita fra gli hotel, c'è una piccola piazza, che rappresenta un
vivace centro di vita cittadina: la piazza è dedicata al letterato di età
romantica del quale ospita il monumento (1908); una volta era chiamata piazza
delle Erbe. Sempre
nella piazza vi è la migliore pasticceria dell'Europa Centrale: la rinomata
"Gerbeand", e la vecchia stazione della metropolitana. Poco lontano,
in Vigado ter (I D4), è situata la singolare sala per concerti del Ridotto(vedi
foto), ricostruita con modifiche interne (1859-64).
Le
architetture -
Belvarosi templom L'antica
parrocchiale di Belvaros è una sorta di summa di stratificazioni storiche: ben
poco resta della primitiva struttura romanica (XII - XIII secolo), l'impianto è
gotico (XIV - XV secolo) con inserti barocchi, compresa la bella facciata a due
torri. All'interno, la nicchia del mihrab ricordo della trasformazione in
moschea nel periodo della dominazione turca. E' stata una dei diversi "castrum"
collocati sull'intero territorio. -
Egyetemi templom La
Chiesa dell'Università è la più bella delle Chiese barocche di Pest, per
l'unità stilistica della facciata coronata da due campanili e dell'interno con
ricca decorazione rococò (1725 - 71). -
Gresham - palota L'edificio
della Compagnia delle Assicurazioni Gresham (1907), al n°5 di Roosevelt ter, è
tra i più begli esempi di architettura "art nouveau" di cui la città
abbonda. -
New York Situato
all'incrocio di Rakoczi ut con la grande circonvallazione, è uno dei caffè più
famosi molto più bello degli altri ormai distrutti. Era frequentato da
scrittori, giornalisti ed artisti (sulle pareti si possono ammirare i ritratti).
Si chiamava New York, ora si chiama Hungaria e ancora oggi, sul balcone, al primo piano, giovani giornalisti e poeti
si incontrano per mettere assieme riviste e giornali. L'edificio, indicibilmente
ornato, pieno di merletti di pietra e di piccole torri, presenta sulla facciata
del quale diavoli di bronzo che, estendendo le braccia, innalzano fiaccole a gas
sopra la testa dei passanti. -
Parlamento (foto a destra) Il
grandioso edificio neogotico del Parlamento (1884 - 1904), cui l'estensione
lungo il Danubio e lo slancio di guglie e torrette conferiscono leggerezza, è
inconfondibile punto di riferimento del panorama di Pest, grazie anche alla
guglia terminale della fantasiosa cupola a costoni. Gli
Ungheresi sono soliti dire: "probabilmente il Parlamento di altri paesi è
più imponente, ma in quanto a grandezza e bellezza nessun altro può competere
con il nostro" -
Szent Istvan Bazilika La
Basilica, la Cattedrale tetra, di stile neorinascimentale su cui si lavorò 50
anni, è dedicata a Stefano (XI secolo), il Santo re mitico fondatore della
Nazione Ungherese. In
modo piuttosto insolito sull' Altare Maggiore troviamo la statua del re che si
fece incoronare il Natale del 1000 con una corona inviatagli dal Papa. In
una cappella laterale della Basilica è conservata la "Sacra Destra" -
la mano destra del re Santo Stefano col pugno chiuso" -. Questa reliquia
oggi viene di nuovo onorata dai fedeli nel corso della processione che si svolge
in occasione della festa più antica e più popolare ungherese, in occasione del
giorno di Santo Stefano, il 20 agosto, quando il re Santo teneva giudizio.
Musei
-
Iparmuvészeti Muzeum Nella
cornice di un'architettura sfrenatamente eclettica (1893 - 96), il Museo di Arti
Decorative presenta ricche collezioni dal Medioevo al XX secolo, con particolare
riguardo all'arredo barocco e alle produzioni locali di ceramiche, porcellane,
vetri e tessuti. -
Nemzeti Muzeum Il
neoclassico edificio (1837 - 47), nel cui vestibolo, secondo una tradizione
forse non storicamente fondata, un infiammato discorso del poeta romantico e
patriota Sandor Petofi diede avvio alla rivoluzione del 1848, ospita il museo
dedicato alla storia nazionale, dalle origini romane al XIX secolo. Simbolo
sacro dell'unità magiara è il superbo tesoro delle insegne reali, con la
celebre corona di santo Stefano, capolavoro di oreficeria romano-bizantina. -
Neprajzi Muzeum Il
grande edificio eclettico del Museo Etnografico, di fronte al Parlamento (1893 -
96), un tempo palazzo di Giustizia, accoglie una vastissima e affascinante
documentazione sull'arte popolare, il folclore e l'etnografia ungheresi. Altre
sezioni sono dedicate ai paesi extra-europei. -
Szepmuveszeti Muzeum
Un
classico edificio a tempio (1896 - 1906) è sede del Museo di Belle Arti, il
maggiore d'Ungheria e tra i più importanti del mondo. Il panorama è
vastissimo, spaziando dall'antichità egizia e greco-romana fino al Novecento.
Di eccezionale interesse, per qualità e completezza, la sezione di scultura
(tra i moderni, opere di Rodin, Meunier, Minne). Il visitatore italiano rimarrà
sorpreso dalla vastità della rappresentanza pittorica italiana, dai primitivi
al Settecento, con pezzi di altissimo livello di Giorgione, Tiziano, Raffaello,
Guardi ecc. Non meno ricca la documentazione sulla pittura fiamminga e Olandese
(Rembrandt), Spagnola (El Greco, Goya), Tedesca (Cranach, Holbein). Bella scelta
di pittura Francese dell'Ottocento, dal realismo al simbolismo (Corot, Courbet, Monet, Gauguin). Ugualmente ricca e di alto pregio è la collezione di disegni e
stampe.
BUDA -
Aquincum Vicino
alla testata del ponte Elisabetta, nel sottosuolo, nel distretto di Obuda tra
Danubio e le colline di Buda, furono trovati i resti di un castrum romano -
Contra Aquincum - che doveva essere uno dei posti di guardia del sistema
difensivo "limes" dei confini dell'impero romano (foto a sinistra).
Infatti in questi luoghi ebbero inizio i primi insediamenti da cui prese origine
la città.
Si
trovano rovine di grande interesse per la vastità e le varie tipologie di
edifici (case, negozi, una basilica, terme, mitreo). L'Anfiteatro di via
Nagyzombat è, però, un reperto dell'epoca romana più vistoso rispetto alle
rovine di Aquincum. Questo anfiteatro era situato a vari chilometri dalla città
antica, a sud del ponte Arpad a Buda. Il teatro circolare è rimasto quasi
intero perchè i popoli, che sapevano ben poco dei loro predecessori antichi e
che si erano stabiliti in questi posti alla fine del secolo IV, avevano
utilizzato le mura grossissime, come fortificazioni. Le tribù ungheresi,
invece, arrivate alla fine del secolo IX, credettero di appropriarsi della loro
legittima eredità, lasciata da Attila, re degli Unni e loro avo (infatti
l'impero di Attila probabilmente doveva essere in questi paraggi, nel territorio
che si estende fra i fiumi Danubio e Tibisco) ritenendo che la grande e maestosa
costruzione fosse il palazzo del re: ecco perchè molto naturalmente vi
allestirono la reggia del proprio principe. -
Disz ter La
vasta armoniosa piazza d' Onore, stretta tra le mura bastionate e ornate di
monumenti, è il nodo di giunzione dei due settori della Fortezza di Buda,
comunicando da un lato con l'area urbana ancora dominata dalla Chiesa di Mattia
(Matyas templom) e dall'altro con
l'adiacente Szent Gyorgy ter, sulla quale si affaccia il Palazzo Reale. -
Fou tca La
bella strada, ai piedi del monte del Castello, corre parallela al Danubio. La
via principale (questa è la traduzione) attraversa completamente il quartiere
chiamato Vizivaros (città delle acque) che era il quartiere dei poveri. Ad una
estremità troviamo il rione Taban, a suo tempo abbastanza malfamato, che oggi
è solo un grande prato. Da
ammirare l'armoniosa sequenza di palazzi settecenteschi e chiese barocche come
Szent Anna templom, con la slanciata facciata a due torri. Anticamente
in questa strada s'aprivano, una dietro l'altra, osterie e locande (più di
cento); oggi ne è restata qualcuna. All'altra
estremità della via troviamo i bagni tra cui l'edificio ultracentenario del
Bagno di San Luca (Lukas furdo) ed i cosiddetti bagni dell'Imperatore (1566 -
70), il più bell'esempio di architettura turca rimasto dalla dominazione
ottomana. Questi edifici sono collocati proprio laddove nel 1330 i cavalieri
dell'ordine dello Spirito Santo costruirono il primo Ospedale. -
Gellert-hegy Oltre
il Danubio, immerso nel verde del Jubileumi Park (1967), creato nel
cinquantenario della rivoluzione russa del 1917, l'alto sperone roccioso è
coronato dall'ottocentesca fortezza austriaca della Cittadella, che offre uno
splendido panorama della città dai cammini di ronda. Sul punto più alto il
monumento alla Liberazione (1947), dedicato ai soldati sovietici caduti nella
liberazione di Budapest. Ai piedi della collina sono due interessanti esempi di
bagni termali risalenti all'epoca turca (Rac firdo, Rudas furdo) e quello
moderno, assai frequentato, annesso all'albergo Gellert, in gustoso stile
"belle époque" dai vivaci colori (1912-18). -
Orszaghaz utca E'
la centrale e la più pittoresca delle strette vie parallele (Fortuna utca; Uri
utca) che costituiscono la spina dell'impianto urbano della Fortezza:
un'affascinante insieme di case e cortili medievali, con decoro gotico, e bei
palazzi barocchi. -
Varhegy La
maestosa Fortezza distesa sul colmo dello sperone roccioso che domina il Danubio
dall'altezza di 60 m è simbolo ed emblema della città, di cui sintetizza la
storia, fatta di assedi, distruzioni e ricostruzioni, fino all'ultima, dopo la
seconda guerra mondiale. Si visita l'affascinante e silenziosa piccola città,
chiusa tra le poderose mura e opere di difesa, tra antiche case e palazzi
barocchi, che trova il suo cuore nella Szentharomsag ter, la piazza della Trinità,
segnata dalla settecentesca colonna votiva per la cessazione della peste (1713)
e dal suggestivo Matyas-templom. Anche il modernissimo Hotel Hilton
è inserito in una cornice antica: le rovine di una chiesa gotica e le
strutture di un settecentesco convento domenicano.
Le
Architetture -
Halaszbastya Di
insolito fascino è l'articolato
complesso del "Bastione dei Pescatori, tratto delle mura la cui difesa era
compito della corporazione dei pescatori (foto sopra), ricostruito in
pittoresche forme neoromantiche (1901 - 03), è uno dei luoghi più frequentati
dai turisti. Pieno di bancarelle che vendono tante cianfrusaglie o oggetti
bellini. Bella è la statua equestre di re Santo Stefano. Consigliabile
è anche la visita di sera, in quanto dal Bastione si può ammirare il panorama
notturno della città che è veramente indimenticabile. -
Matyas-templom Di
origini romaniche ( nacque su ordine del re Mattia Corvino), ma di impianto
sostanzialmente gotico (XIV XV secolo), la chiesa di Mattia e Nostra Signora o
dell'Assunta o anche dell'incoronazione è la Cattedrale di Buda (foto a
destra). E' un complesso che, ad onta di rifacimenti e restauri, trae
dall'ambiente la sua particolare suggestione. I fianchi sono adorni di portali
scolpiti e la facciata svetta nella fantasiosa torre gotico-fiorita la cui
cuspide è punto di riferimento indimenticabile del panorama di Buda, così
ricco di guglie e torri.
La
si vede rappresentata già sui primi disegni e incisioni su Buda. I turchi
trasformarono la torre in minareto, mentre la chiesa serviva da moschea. -
Varpalota La
grandiosa mole del Palazzo Reale occupa tutta la parte meridionale della
Fortezza. Anche se la sua origine è assai più antica, il complesso che vediamo
oggi è di base settecentesco, articolato in blocchi simmetrici con distesa
fronte ad ali verso il Danubio, a colonnati con cupola sul corpo centrale. La
ricostruzione, resa necessaria dalla devastazione avvenuta nel 1945, ed anni di
lavoro di restauro hanno fatto del palazzo una splendida concentrazione di
istituzioni culturali. Vi trovano sede, oltre alla Galleria Nazionale, la
Biblioteca Nazionale ed il Museo Storico della città, allestito in parte negli
ambienti gotici venuti alla luce negli ultimi restauri.
I
Musei -
Magyar Nemzeti Galeria Sistemata
nella prestigiosa sede del Palazzo reale, la Galleria Nazionale traccia un
significativo itinerario dell'arte ungherese dal Medioevo - attraverso il
Rinascimento, il barocco e il classicismo settecentesco - fino alle esperienze
moderne e contemporanee, offrendo un approccio unico a una cultura complessa, di
cui è sorprendente scoprire, nell'arte dell'Ottocento e del Novecento, gli
stretti legami con le più avanzate esperienze europee. La Galleria ospita,
inoltre, notevoli mostre temporanee. -
Budapesti Torteneti Muzeum
Nell'ala
meridionale del Palazzo Reale è allestito il Museo Storico di Budapest: con una
ricca documentazione e numerosi pregevoli reperti, traccia la storia dello
sviluppo della capitale ungherese dalle origini alla fine del secolo scorso,
quando questa nacque dall'unificazione di Obuda, Buda e Pest; nel sotterraneo la
bellissima sala dei Cavalieri e la cappella del Palazzo reale, entrambe gotiche,
ospitano preziose sculture coeve (in parte ritrovate durante il restauro del
1974) e rinascimentali.
Equipaggi
partecipanti: Ivan e Silvana Perriera – Ines e Peppino Verrecchia – Angela e Gigi Maisto – Anna e Gianni Impinto – Giovannella e Vittorio Vaccaro – Maria Teresa e Maurizio Lombardi – Carmela e Dario Pecorella - Adriana e Rosario Giannasso – Melina e Gerardo Clemente – Susi e Valter D’ammario – Carmela e Claudio Iambrenghi
Precedenti
edizioni:
Viaggio in Turchia – V. in Austria - Polonia - Ungheria - V. a Budapest - V. a
Praga – V. in Olanda e la Romantiche Stra§§e
ISERNIA
CAMPER CLUB
Appunti
di viaggio da Isernia ai Castelli della Loira.
Tappe:
Isernia (I) - Parigi (F) - Honfleur
(F) - Le Mont St. Michel (F) - I
Castelli della Loira (D) - Isernia
(I).
Realizzati
a cura di:
Silvana
Nazzaro e Ivan Perriera per la parte informatica, la ricerca e la stesura.
Da
Parigi
ai Castelli della Loira passando dalle coste della Normandia
Il
nostro viaggio avrà come primo obiettivo quello di raggiungere
Parigi
ci vorrà circa un giorno e mezzo ma non possiamo fare tappe intermedie. Se
arriveremo a Parigi troppo tardi ci recheremo in campeggio altrimenti potremmo
andare in camper verso il centro per vedere la città illuminata nei suoi
massimi splendori e poi andare in camping. Il parcheggio che troveremo sotto la
torre Eiffel potrà ospitarci per la visita serale e per quella del giorno
successivo da qui potremo visitare i monumenti più importanti in due giorni
(Musei a parte) - Non dimentichiamo che la meta del viaggio non è Parigi ma la
Normandia e i Castelli della Loira. Da Parigi, la sera del secondo giorno ci
sposteremo al parcheggio di Eurodisney dove trascorreremo una intera giornata
(tale sosta servirà anche a chi preferirà restare un giorno in più nella
capitale francese.
Eurodisney
è stato inaugurato nel 1992, a Marne-La Vallée (a ca.
30 km da Parigi), ed è un gigantesco parco di divertimenti esteso su una
superficie di 600 ettari.
Da
qui il nostro viaggio proseguirà per raggiungere la costa a nord della Francia
(Normandia) e più precisamente per Honfleur,
caratteristico paese di pescatori posto di fronte a Le Havre, fra i più belli
della Normandia. Nonostante ci sia un’area attrezzata, consigliamo la sosta
nel Camping ad Ovest del Paese.
Continuando
sulla costa arriveremo a Le Mont St-
Michel, piccolissima località (80 ab.) della Francia, 13 km a SW di Avranches (dip. della Manche), su un isolotto granitico (1,2 km2) affiorante
nell'omonima baia della Manica, a breve distanza dalla costa, e su cui sorge la
celebre abbazia omonima. Unita alla terraferma dalla diga di Pontorson (1800 m)
e, nei periodi di bassa marea, da un'ampia e caratteristica striscia sabbiosa,
è uno dei principali centri turistici della Francia. L’enorme piazzale è
adatto per la sosta notturna e si consiglia di arrivare dopo le 18,00 quando
l’ingresso è gratuito. Informarsi dall’Italia quando si verifica l’alta
marea.
Architettura:
L'origine
del complesso monastico di Mont St-Michel risale al 966, anno in cui Riccardo I,
duca di Normandia, fondò un'abbazia che andò ampliandosi e fortificandosi
durante il Medioevo. Nelle forme attuali il complesso architettonico comprende
strutture che vanno dal sec. XI al sec. XVIII. Le parti più antiche sono la
navata romanica della chiesa (1022-84) e la costruzione gotica, detta “La Merveille”, destinata agli alloggi dei monaci (1203-64), comprendente il
chiostro (circondato da una doppia fila di colonne), il refettorio (spartito in
due navate da colonne), la Sala degli Ospiti e la Sala dei Cavalieri (al primo
piano). Oltre alla chiesa e al complesso de “La Merveille”, il monastero
annovera nelle sue adiacenze altri edifici fortificati e connessi a funzioni
militari, come gli alloggi della guarnigione, un piccolo castello, la Torre Perrine (sec. XV).
Ancora
più ad ovest troveremo Saint Malo,
nel dip. d'Ille-et-Vilaine, 65 km a NNW di Rennes, all'imbocco dell'estuario
della Rance, sul golfo omonimo, che altro non è che un’ampia insenatura della
Manica tra la costa occid. della penisola del Cotentin e quella sett. della
Bretagna. È articolata nelle baie del Mont-Saint-Michel e di Saint-Brieuc; al
suo imbocco si trovano le Isole Normanne. Le maree, che vi raggiungono
un'ampiezza di 13,3 m, sono sfruttate da una centrale costruita sull'estuario
della Rance e avente una producibilità media annua di 540 milioni di kWh..
Porto peschereccio e commerciale e scalo dei passeggeri per le Isole Normanne,
è sede di industrie elettrotecniche, dell'abbigliamento, alimentari e
cantieristiche. Turismo. Difficile trovare posto in campeggio ed allora
consigliamo di trovare posto sulla banchina fra il porticciolo turistico e il
centro storico.
Storia
Inizialmente
(sec. VI) monastero costruito su un isolotto roccioso congiunto alla terra da un
precario cordone sabbioso, lo sviluppo della città fu dovuto alle incursioni
normanne che portarono gli abitanti delle località vicine (specie Saint-Servan)
a cercar rifugio sulla piccola isola (sec. XI-XII). Fortificata dai vescovi in
perenne lotta con i duchi di Bretagna, dopo l'annessione alla Francia (1491)
divenne un importante centro navale. Patria di ricchi commercianti, di
navigatori e di celebri pirati, S. fu città fiorente sino al sec. XVIII, quando
cominciò a declinare. Durante la II guerra mondiale fu al centro di durissimi
combattimenti tra i Tedeschi e l'armata del generale Patton che la conquistò il
14 agosto 1944.
Arte
Poco
resta dell'abitato dopo le distruzioni della guerra. Si sono invece conservati
il castello (sec. XV), poderosa costruzione quadrangolare, e le mura (sec. XII-XIV), rifatte dal Vauban (sec. XVIII). La cattedrale di Saint-Vincent fu
costruita in forme gotiche nei sec. XII-XIII, con aggiunte rinascimentali e
neoclassiche (facciata del 1772).
Arrivando
sulla punta estrema della Normandia che guarda sull’oceano Pointe
du Raz rappresenta una delle soste più interessanti. In questo luogo,
infatti, nidificano le cicogne. Per la notte nessun problema, il parcheggio è
grandissimo anche se non tutto in piano e la sera si svuota.
La
tappe successive saranno quelle di Concarnaux
e Carnac Da qui in avanti ci
sposteremo verso la loira e i suoi rinomati castelli. Il primo che visiteremo è
quello di Angers Antica capit. dell'Anjou,
è situata sul f. Maine, poco a monte della sua confluenza con la Loira; sulla
riva sinistra è la città medievale, mentre sulla destra si sono sviluppati i
nuovi quartieri residenziali e industriali. Porto fluviale e punto d'incontro
delle vie di comunicazione da Parigi, dalla Bretagna e dalla Normandia, è
mercato agricolo regionale, ma soprattutto fiorente città industriale, attiva
nei settori metallurgico, tessile, alimentare (enologico), delle confezioni, del
materiale fotografico e del vetro.
Arte
La
città è divisa in due parti dal Maine: sulla riva sinistra è situata la parte
alta con il castello e la cattedrale, sulla destra il quartiere della Doutre. La
cattedrale di St.-Maurice (1102-inizi del sec. XIII), in stile gotico-angioino,
presenta una semplice facciata con portale scolpito e tre torri (di cui quella
centrale rifatta nel 1540) e un interno a navata unica, con gallerie e ampio
transetto. Il coro conserva belle vetrate, datate dalla fine del sec. XII alla
metà del XIII, e il transetto vetrate di André Robin (metà del sec. XV).
Altri edifici gotici sono la chiesa di St.-Serge, la chiesa della Trinité (ca.
1200) e l'ospedale di St.-Jean (1174-86), fondato da Enrico II d'Inghilterra,
con ampia corsia a tre navate e volte a crociera (attualmente ospita il Museo
Archeologico). Il castello (1228-38)
è a pianta pentagonale, con diciassette torri cilindriche unite da un'alta
cortina. In rovina sono la chiesa di Le Ronceray (fine del sec. XI) e quella di
Ognissanti (terminata nel 1252). I resti del palazzo dei conti d'Angiò sono
incorporati nel palazzo vescovile. Nel Musée des Tapisseries sono conservati i
celebri arazzi dell'Apocalisse , eseguiti tra il 1376 e il 1380 ca. per Luigi I
d'Angiò da Nicolas Bataille su cartoni di Jean de Bandol. Il Musée des
Beaux-Arts conserva sculture di David d'Angers e un cospicuo gruppo di dipinti
di scuola francese dei sec. XVIII-XIX.
La
visita successiva riguarderà Saumur
40 km a SE di Angers, a 30 m alla confluenza del f. Thouet nella Loira. Mercato
agricolo (ortaggi, frutta, uva da vino) con industrie alimentari, tessili e del
tabacco. Aeroporto. Feudo dei conti di Blois e quindi dei d'Angiò, passò alla
corona di Francia nel sec. XIII. Abbracciò la Riforma di cui divenne uno dei
centri più illustri. A partire dal 1599 ospitò una celebre accademia di
teologia protestante (il Collège de Saumur) e nel 1611 vi si tenne l'assemblea
generale delle Chiese riformate. Con la revoca dell'Editto di Nantes decadde.
Nel 1793 fu presa dai Vandeani. § La cittadina è dominata dall'imponente castello
del sec. XIII, ricostruito nei sec. XV-XVI; ospita il Museo d'Arti Decorative,
con importanti raccolte di ceramiche, arazzi, mobili. La chiesa di Notre-Dame-de-Nantilly, in parte romanica e in parte tardogotica conserva
notevoli arazzi.
Proseguendo
il nostro viaggio passeremo da
Montrevil
- Bellay e
Chinon (inutile la sosta)
Visiteremo il Castello di Ussè
(carissimo e per niente bello) per arrivare così ad un delizioso centro
agricolo (2900 ab.) della Francia centro-occid.: Azay le Rideau, nel dip. dell'Indre-et-Loire, 20 km a SW del capol.
Tours, sulla destra del f. Indre. Il castello,
uno dei più belli della Loira, venne costruito nel 1518-27 per un
committente borghese nello stile ibrido del primo Rinascimento francese, in cui
elementi decorativi di tipo lombardo (lesene, candelabre, ecc.) si sovrappongono
a una struttura ancora medievale. Resteremo fermi al Camping Municipale (con
piscina e minigolf) per visitare: Tours capol. del dip. d'Indre-et-Loire, 75 km aSSE di Le Mans, a 53
m sulla Loira, presso la confluenza in essa del f. Cher. Principale centro della
Turenna, è mercato agricolo (vino) e sede di industrie meccaniche, alimentari,
del legno, dell'abbigliamento, chimiche, della gomma e grafico-editoriali.
Università. Turismo. Città principale dei Galli Turoni (Turones, poi Civitas
Turonum), nel sec. III assurse a importante centro religioso per l'attività dei
suoi vescovi San Gaziano e San Martino. Arcivescovado nel sec. IX, nel secolo
successivo fu eretta in contea ma nel 1204 passò alla corona di Francia. Nel
sec. XV fiorì per l'industria della seta. Tours fu più volte sede degli Stati
Generali (sec. XV-XVI), ma le guerre di religione e infine la revoca dell'Editto
di Nantes (1685) ne provocarono la decadenza. La parte antica della città, dal
tipico aspetto medievale con numerose, pittoresche viuzze, conserva alcuni
notevoli monumenti, fra cui la cattedrale di St.-Gatien, significativa
costruzione gotica (sec. XIII-XVI). La facciata (sec. XV), di stile gotico-fiammeggiante, è fiancheggiata da due torrioni con coronamenti
rinascimentali; l'interno, a cinque navate, di forme sobrie e solenni, conserva
la tomba dei figli di Carlo VIII (opera forse di Girolamo da Fiesole, sec. XV).
Notevole il complesso delle vetrate (sec. XIII). Dell'antica basilica di
St.-Martin (sec. XI), sussistono solo il campanile-portico e la torre Nord di
facciata. Importante esempio di architettura rinascimentale è il palazzo Gouin.
Il Museo di Belle Arti conserva alcuni capolavori di pittura e scultura francese
e italiana, tra cui due tavole del Mantegna. Famoso il Congresso di Tours. Nel
corso dei lavori del congresso del Partito socialista francese (S.F.I.O.),
tenutosi nel dicembre 1920, si determinò la scissione dell'ala sinistra del
partito (S.F.I.C.), che si costituì in sezione della III Internaz. (comunista).
E a seguire Villancy con il suo castello
ed i suoi splendidi giardini.
Ancora
pochi km. ed eccoci ad Amboise cittadina (11.400 ab.) della Francia centro-occid., nel dip. di
Indre-et-Loire, 22 km a Est del capol. Tours, sulla Loira. Situata in una zona
pianeggiante coltivata a cereali, è sede di industrie meccaniche,
farmaceutiche, del cemento, calzaturiere. Citata fin dal sec. VI, vanta
pregevoli edifici medievali e rinascimentali tra cui il celebre castello (sec. XV) in cui operò e morì Leonardo da
Vinci. A Sud della città si estende su 4180 ha, tra le valli della Loira e
del Cher, la foresta omonima. Il castello,
armoniosa sintesi di forme gotiche e rinascimentali, dalla metà del
Quattrocento al 1560 fu una delle corti dei re di Francia (Luigi XI, Carlo VIII,
Luigi XII, Francesco I). Sorge in posizione dominante sulla Loira, stretto fra
torri poderose: conserva alcune parti della fine del Quattrocento (ala sulla
Loira; cappella di St. Hubert del 1493, dove si trova la presunta tomba di
Leonardo da Vinci; torrioni a rampe elicoidali) in stile gotico fiammeggiante,
mentre del primo Cinquecento è l'insieme dell'edificio, costruito nel
caratteristico stile ibrido del primo Rinascimento francese.
Loches
Sorta nel sec. V intorno a un monastero, nel 1205 fu possesso di Filippo II
Augusto. Da Carlo VII a Luigi XII il suo castello divenne la residenza dei re di
Francia. Nel 1508 vi morì imprigionato Ludovico il Moro. Su una roccia sorge il
castello, formato di edifici di varia
epoca, il più antico dei quali è il mastio romanico (fine sec. XI) circondato
da una prima cinta di mura; all'interno si trovano l'oratorio di Anna di
Bretagna e la tomba di Agnese Sorel. La collegiata romana di St.-Ours presenta
una sola navata (sec. XI) formata da due campate che nel sec. XII vennero
coperte da due cupole piramidali, nello stile delle chiese romaniche del Périgord
e del Saintonge; la torre occidentale copre un nartece con un portale riccamente
scolpito (sec. XII). La città conserva anche numerose porte fortificate
medievali e il municipio rinascimentale di J. Beaudouin.
Ed
arriviamo così al paese più bello Montresor.
Centro storico in perfetto Stile Medievale.
Nei
pressi di Amboise, al centro di un grande parco, si trova il castello
di Chenonceaux (1513-21) a pianta
rettangolare. Caterina de' Medici fece aggiungere nel 1556 da Philippe Delorme
il caratteristico corpo a due piani sopra il ponte a cinque arcate sullo Cher.Congiura
di Amboise. Ordita nel 1560 dagli ugonotti per sottrarre Francesco II
all'influenza dei Guisa e portare al potere il principe di Condé, fallì per la
delazione di uno dei congiurati. Editto di Amboise. Emanato nel 1563 da Caterina
de' Medici dopo la pace conclusa con il principe di Condé, concedeva libertà
di coscienza agli ugonotti. Bellissimi i giardini.
Riprendiamo
con la visita ai castelli recandoci a Blois
50 km a NE di Tours, sulla destra della Loira. Nodo stradale e ferroviario, è
sede di industrie metalmeccaniche, alimentari (cioccolata), tessili, del legno e
calzaturiere e frequentata meta turistica. Aeroporto. La città, sede di contea,
dopo essere appartenuta ai conti di Champagne e poi a quelli di Châtillon, fu
acquistata nel 1391 da Luigi I duca d'Orléans, fratello di Carlo VI di Francia.
Fu residenza favorita dei re di Francia nel sec. XVI e ospitò gli Stati
Generali nel 1576 e nel 1588. Coinvolta nelle lotte di religione, risentì della
revoca dell'Editto di Nantes (1685), per l'esodo delle famiglie ugonotte che
formavano la struttura della sua economia.
Arte
A
Blois si trovano alcune chiese gotiche come St.-Laumer (iniziata nel 1130 e
continuata, dal 1210, sul modello della cattedrale di Chartres), St.-Sernin
(sec. XV-XVI) e St.-Louis (che riprende forme gotiche anche se iniziata nel
1678). Il nucleo antico della città è caratterizzato da numerosi palazzi
tardogotici e rinascimentali. Il più tardo palazzo dell'Arcivescovado (sec.
XVIII), opera di J. Gabriel, è circondato da splendidi giardini a terrazze
prospicienti la Loira. Delle parti più antiche del castello, che fu la più
importante residenza della corte durante il Rinascimento, rimangono il Salone
degli Stati (sec. XIII), alcune torri e l'ala di Carlo d'Orléans (metà sec. XV).
Ben più significative sono le costruzioni del tempo di Luigi XII e di Francesco
I, che testimoniano diverse fasi del primo Rinascimento francese (il cosiddetto
Rinascimento della Loira). L'ala di Luigi XII, iniziata nel 1498, presenta una
facciata asimmetrica con decorazioni gotiche fiammeggianti e alcune di tipo
rinascimentale, e finestre crociate cui corrispondono, sul tetto fortemente
spiovente, vistosi abbaini. Nell'ala di Francesco I (ca. 1515-25) l'influenza
italiana è prevalente. La facciata verso il cortile presenta una nitida
intelaiatura di elementi orizzontali e verticali e grandi finestre a croce. Al
centro, esternamente, si trova una scala a chiocciola di forma ottagonale, in
cui gli elementi sovrastrutturali derivano dal Rinascimento lombardo, mentre
quelli strutturali sono tipicamente francesi e gotici. Nella facciata verso la
città una struttura bramantesca a due ordini di logge su un alto zoccolo è
resa calligrafica e decorativa dall'appiattimento dei piani, dall'esile altana
del coronamento, da inserti pittoreschi di sporgenze, balconi e bifore. Dal 1635 François Mansart iniziò per Gastone d'Orléans, fratello di Luigi XIII, il
rifacimento del castello, ma del progetto fu realizzato soltanto il padiglione
centrale (contiguo all'ala di Francesco I). L'edificio complessivamente segue
una pianta a C, con un corpo centrale e due ali ortogonali, a tre ordini di
lesene binate con finestre rettangolari. Il corpo centrale presenta un avancorpo
sporgente (a cui corrisponde all'interno il grande scalone che fa da perno
all'edificio) sormontato da un frontone semicircolare e raccordato alle ali da
due colonnati architravati. La molteplicità dei piani rientranti e sporgenti in
funzione scenografica, la rigorosa gerarchia degli elementi volta a valorizzare
il centro dell'edificio e l'eleganza delle soluzioni architettoniche fanno di
quest'opera uno dei primi capolavori dello stile “classico” francese del
Seicento, preludio a Versailles. Trattato di Blois Stipulato nel 1505 tra Francia
e Spagna, sanciva la cessione, da parte di Luigi XII, dei suoi diritti sul trono
di Napoli a Ferdinando il Cattolico (per il suo matrimonio con Germana di Foix,
nipote del re di Francia) e formulava un progetto di matrimonio tra sua figlia Claude e l'arciduca Carlo d'Austria. Questi accordi vennero annullati l'anno
seguente dagli Stati Generali di Tours. 15 km a ENE di Blois, ed eccoci a Chambord
, sul f. Cosson, tributario di sinistra della Loira. È assai celebre per il
castello, il maggiore di quelli della Loira e una delle prime grandi residenze
reali insieme a Blois e Amboise, iniziato per Francesco I nel 1519,
probabilmente su disegni di Domenico da Cortona. Ma nella costruzione si
riflettono anche le idee del progetto, mai realizzato, di Leonardo per il
castello di Romorantin. L'edificio comprende un corpo centrale quadrato con
quattro massicce torri angolari cilindriche, da cui partono due ali lievemente
più basse che si dispongono a quadrilatero intorno a una corte. Il corpo
centrale è diviso in quattro appartamenti simmetrici da una croce greca i cui
bracci partono dai quattro ingressi e al cui incrocio si trova la celebre scala
a spirale a doppia rampa (che rientra nella tradizione gotica francese). Questa
suddivisione in quattro appartamenti, che sarà tipica in Francia per due
secoli, deriva probabilmente dall'idea di Giuliano da Sangallo per la villa
medicea di Poggio a Caiano (Domenico da Cortona era venuto in Francia nel 1495
appunto al seguito di Giuliano da Sangallo).
Passiamo da Orleans, Sully Sur Loire ed arriviamo ad
Aubigny
Sur Nere
per ammirare il suo centro storico con le caratteristiche case a
“graticcio”. Da qui, passando da Bourges, Clermond Ferrand arriviamo a Mont-Pellier (sulla costa) per rinfrescarci (si fa per dire) al mare.
Appunti
di viaggio da Isernia a Praga.
Tappe:
Isernia
(I) - Salisburgo (A) - Vienna
(A) - Praga (Rep. Ceca) - Varsavia
(P) - Czestochova (P) - Kracovia
(P) Budapest (U) - Zagabria
(HR) - Lubiana (SLO) - Isernia
(I). Realizzati
a cura di: Silvana
Nazzaro e Ivan Perriera per la parte informatica, la ricerca e la stesura.
Al
centro dell’Europa
E’
un itinerario di 2.964 Km. (calcolati per l’intero percorso di andata e
ritorno da Isernia) da percorrere in 25 giorni.
La
prima tappa, la più dura, potrebbe essere quella di Mantova dove potremo
sostare all’interno della stazione di servizio sull’autostrada.
Da
qui proseguiremo direttamente per Salisburgo dove abbiamo pernottato.
(A) **** è situata a 424 m sul f. Salzach, affluente dell'Inn, tra i rilievi
collinari del Kapuzinerberg, del Mönchsberg e del Rainberg. Il nucleo più
antico della città si raccoglie tra la riva sinistra del fiume e il pendio
sett. del Mönchsberg; quello più moderno si estende sulla destra del Salzach e
si appoggia al Kapuzinerberg, allungandosi lungo le principali vie di
comunicazione. Importante nodo stradale e ferroviario, ha una vivace attività
commerciale ma è soprattutto una città d'arte e di cultura, con un festival
musicale fra i più importanti del mondo e con varie istituzioni legate al nome
di Mozart, cui diede i natali; è sede anche di un'università e di numerosi
istituti di ricerca, musei e biblioteche. Questa funzione culturale ha
determinato, unitamente alle attrattive artistiche della città, un notevole
sviluppo turistico, tanto che SALISBURGO supera il milione e mezzo di
pernottamenti annui. Fiorente è anche il settore industriale: SALISBURGO è
infatti sede di complessi alimentari, meccanici, elettrotecnici, chimici, del
legno, dell'abbigliamento e delle ceramiche. Aeroporto internazionale a Maxglan.
In ted., Salzburg.
Storia:
Municipium
romano con il nome di Iuvavum, fu sede di monaci già nel sec. V e S. Ruperto,
avutala in dono dai duchi di Baviera (695), ne fece un centro di
evangelizzazione. Vescovato dal 739, prese il nome di Salzburg dalle locali
saline avute in dono e fu poi eretta ad arcivescovato (798) con compiti
missionari nei confronti degli Avari, coprendo un territorio molto vasto e
arricchita di benefici (proventi di miniere d'oro e d'argento, rame e marmo;
alcune attive ancora in età contemporanea). La città ebbe parte rilevante
nella lotta per le investiture, con la dotazione della fortezza di Hohensalzburg,
e fu al centro di aspre contese tra gli arcivescovi, i nobili, i borghesi e i
contadini; ambito e disputato ne fu il titolo arcivescovile, specie dopo
l'unificazione con quello di principe dell'Impero (1278). Le cure politiche nei
sec. XVI-XVII, la fioritura artistica e culturale distrassero spesso gli
arcivescovi dai problemi della Chiesa cattolica; la Riforma, da essi
energicamente ostacolata, si diffuse però nelle vallate, fino alla drastica
espulsione di 30.000 protestanti (1731). Secolarizzato nel 1802, il vescovato
passò agli Asburgo per diventare provincia austriaca nel 1849. SALISBURGO fu
centro di ripresa culturale cattolica, con la fondazione dell'Universitätenverein
(1884), soppresso poi da Hitler. Dal 1918 SALISBURGO è capoluogo dell'omonimo
Stato federato della Repubblica austriaca. La popolazione della regione votò
nel 1921 per l'Anschluss con la Germania, provocando reazioni specialmente in
Francia.
Arte:
Dell'antica Iuvavum restano tracce di edifici pubblici e culturali, epigrafi e
mosaici provenienti da ville dei dintorni. SALISBURGO presenta grande interesse
artistico, soprattutto nella parte più vecchia che si estende fra il Salzach e
lecolline, aprendosi in pittoresche strade e piazze con fontane e case
caratteristiche, in un predominante stile barocco. Il duomo, fondato nel 774, fu
ricostruito già nel sec. XI, quindi nuovamente nel 1614-28 su progetto di S.
Solari, mentre la zona circostante venne sistemata con l'apertura di quattro
piazze ideate dallo Scamozzi. La chiesa, in forma di grande basilica a tre
absidi e due torri in facciata, è decorata internamente a fresco e a stucco;
essa conserva un ricco tesoro di oreficeria di epoca carolingia e romanica,
quando SALISBURGO fu un importante centro sia per le arti minori sia per la
miniatura, che da caratteri iniziali specificamente irlandesi (sec. VIII-IX)
passò poi a stile e iconografia bizantini evolvendosi quindi nei modi romanici
duecenteschi. Al sec. XI risale il castello di Hohensalzburg, che domina la città
vecchia: ripetutamente trasformato (sec. XV-XVI e XVIII), residenza vescovile
dal 1120, conserva notevoli ambienti barocchi e classicheggianti. Di antica
origine anche il monastero delle Benedettine, peraltro trasformato nel sec. XV e
poi nel XVIII. La chiesa di S. Francesco, costruita in forme romaniche
(1139-1221) fu poi ampliata con parti tardogotiche (sec. XV); conserva
all'interno una Madonna di M. Pacher (1496-98). Al sec. XII, benché di
fondazione più antica, risale la chiesa di S. Pietro, di stile romanico-sassone,
il cui interno fu rifatto nel sec. XVIII. Numerosi i palazzi e le chiese di
epoca barocca, che conferiscono a SALISBURGO la sua particolare fisionomia,
dovuti in gran parte all'architetto J. B. Fischer von Erlach il Vecchio aiutato
negli ultimi anni dal figlio (chiesa della Trinità, villa di Klesheim, parti
del castello di Mirabell, S. Giovanni, collegiata dell'Università benedettina e
chiesa delle Orsoline). Nei dintorni, importante la villa di Hellbrunn,
costruita su progetto di S. Solari (1613-17) e circondata da un bellissimo
parco.
Spettacolo:
Anche
qui, come nelle altre città di lingua tedesca, le prime manifestazioni teatrali
sono legate, nel Medioevo, alla Chiesa, e dal Cinquecento in poi alle scuole
della Controriforma, che alla chiusura dell'anno accademico presentavano al
pubblico spettacoli in latino e in volgare. Nel 1612 il vescovo-principe Marc
Sittich von Hohenems trasformò la processione del Corpus Domini in un fatto
spettacolare, ricco di elementi barocchi e di figure allegoriche, e cinque anni
dopo fece costruire un teatro in pietra nel castello di Heilbrunn, il primo in
terra austriaca con scene all'italiana. Per due secoli all'attività di
produzione locale s'accompagnarono recite di compagnie teatrali e musicali
venute da fuori e anche qui ottenne particolare successo il personaggio di Hanswurst, che vestiva il costume dei contadini di Salisburgo. Particolare
importanza assunse inoltre l'attività di musica vocale e strumentale ospitata
nella cappella del principe-vescovo. Ma quando Mozart iniziò la sua carriera, SALISBURGO era ormai musicalmente una sonnolenta città di provincia e, dopo le
primissime opere, il compositore fu costretto a trasferirsi altrove. Mozart
rimase tuttavia una sorta di simbolo musicale e di genio tutelare della città.
A ricerche sulla sua vita e nella sua opera fu dedicato l'Internationale Mozart
Stiftung (Mozarteum) fondato nel 1880, trasformato nel 1914 in conservatorio e
nazionalizzato nel 1922. La città fu tradizionalmente sede di Festival mozartiani, che dal 1917 acquistarono una cadenza annuale, qualificandosi
immediatamente per la presenza di direttori e di interpreti insigni (da R. Strauss a Toscanini, a B. Walter, a Furtwängler, a Karajan, ecc.) tra le più
prestigiose sedi di manifestazioni musicali nel mondo. Al Festivalestivo si è
affiancato nel 1967 il Festival pasquale, creato da Karajan e diretto poi da
Solti e Abbado. Da ricordare infine l'Hoftheater fondato nel 1775, totalmente
rifatto nel 1893 e ribattezzato Stadttheater, poi Landestheater. Nonostante l’importanza Storico/musicale di questa incantevole cittadina la visita potrà concludersi nella tarda mattinata.
Il
pomeriggio ripartiremo alla volta di Vienna (393 km. circa). *****
·
La
prima visita è stata dedicata al castello di Schönbrunn e abbiamo parcheggiato
all’interno del carissimo parcheggio a pagamento (13.000 ad ora) da dove, a
causa dell’eccessivo costo e dalla insicura posizione (il parcheggio è a
poche decine di mt. dal Metrò) abbiamo deciso di parcheggiare al centro così
da essere già in zona per la visita dell’indomani. Per il parcheggio
giornaliero bisogna acquistare un biglietto giornaliero (tabaccheria) da tenere
sul cruscotto bene in vista. La sera andiamo a dormire al parcheggio del Prater
(insicuro d’inverno, pieno di camper d’estate. Entrando dopo le 19,00 e
uscendo prima delle 08,30 il parcheggio è gratuito. Francamente mi aspettavo molto di più da questo rinomato parco di divertimenti e dalla sua rinomata “Ruota” ma è una visita da fare. Bellissimo il centro ma per vivere Vienna ci vuole ben altro che tute da ginnastica e risparmi. Spostarsi a Praga non è un problema, la strada è ottima e, come in Austria, bisogna acquistare la vetrofania per il pagamento del pedaggio. Attenzione, la multa è dieci volte più cara della vetrofania.
(Rep Ceca) ***** costituisce essa stessa una provincia di 496 km2. Situata in
splendida posizione a 181 m sulle rive della Moldava (Vltava), nel cuore della
Boemia, alla convergenza di una fitta rete stradale e di linee ferroviarie e
aeree che la collegano con i principali centri dell'Europa, non è soltanto la
più grande città della Rep. Ceca, ma ne è anche il maggior centro
industriale, commerciale, finanziario, politico, culturale e religioso. In ceco, Praha; in ted., Prag.
Storia:
Nel
sec. X, quando apparve per la prima volta documentato il nome della città, già
esisteva sulla riva sinistra della Moldava il castello, residenza dei Premýslidi.
Nel 973, sotto il regno di Boleslao II, PRAGA divenne sede del primo vescovado:
avvenimento che contribuì grandemente all'unificazione dello Stato ceco. È
soltanto nel 1253, dopo la fusione delle piccole borgate sulla riva destra e
dopo essere stata cinta di mura, che PRAGA fu riconosciuta giuridicamente come
città: quella che ancora oggi viene chiamata Città Vecchia. Nel 1257, Ottocaro
II favorì la formazione sotto il castello di una nuova città (Città Piccola)
per accogliervi i coloni tedeschi, presenti in gran numero. Ma il momento più
fulgido della storia di PRAGA è legato al regno di Carlo IV di Lussemburgo che
ne fece la sua residenza: a lui si deve la costruzione della Città Nuova, la
fondazione dell'università (1348, divenuta poi il maggior centro del
nazionalismo ceco), l'innalzamento della sede vescovile ad arcivescovado e
l'allargamento del tessuto urbano. La colonizzazione germanica raggiunse il suo
culmine alla fine del Medioevo: i Tedeschi formavano i quadri della classe
borghese e dell'alta gerarchia ecclesiastica. Ogni tentativo di cultura
autoctona veniva recisamente stroncato; anche le cattedre universitarie erano
occupate da insegnanti di origine tedesca. La reazione nazionalistica, fomentata
da spinte sociali e religiose, non si fece attendere e si configurò con le ben
note guerre ussite (sec. XV). PRAGA fu l'epicentro della lotta che permise ai
Cechi un periodo di preminenza sulla città, peraltro ribadito dagli Iagelloni
che provvidero anche a riunificare i corpi separati dell'impianto cittadino
(1518). Tutte queste conquiste furono vanificate da Ferdinando I, contro il
quale fallì la rivolta del 1547, e la conseguente decadenza della città si
accentuò dopo la designazione di Vienna a capitale assoluta dell'Impero asburgico. Durante il regno di Ferdinando II una nuova ondata di germanesimo
provocò l'insurrezione (1618), condotta dalla nobiltà protestante e antiasburgica, nota come la “defenestrazione di Praga”
episodio che scatenò la guerra di Boemia e, simultaneamente, la guerra
dei Trent'anni. La sconfitta della Montagna Bianca (1620) si ripercosse
fatalmente su PRAGA, invasa dai Sassoni (1631-32), dagli Svedesi (1648), e via
via abbandonata dai suoi stessi abi tanti:
intere famiglie di borghesi e di nobili non cattolici dovettero sfuggire alle
persecuzioni religiose lasciando la città già condannata a un triste declino.
Una sensibile ripresa dell'economia si ebbe nel Settecento e nel 1784 i corpi
sparsi della città furono riunificati per disposizione di Giuseppe II,
consentendo un omogeneo sviluppo della stessa. Tuttavia la politica
centralizzatrice dell'imperatore suscitò nei Praghesi quei sentimenti
nazionalistici che dopo lunghi anni portarono alla rivoluzione del 1848,
duramente repressa dagli Austriaci. Nel 1861 i rappresentanti della popolazione
slava vinsero le elezioni e nel 1878 fu fondato il Partito Operaio
Socialdemocratico Ceco. La prima Repubblica Cecoslovacca è del novembre 1918 e
in quell'occasione PRAGA divenne la capitale del nuovo Stato. L'indipendenza durò
fino al 1939 quando la città fu occupata dalle truppe naziste. Soltanto nel
maggio 1945, dopo anni di atroci sofferenze, la città tornò libera per
l'intervento dell'armata sovietica in concomitanza con la sollevazione popolare.
Nel febbraio 1948 i comunisti presero il potere, ma negli anni Sessanta PRAGA,
anima ed espressione dello Stato, avviò il tentativo di instaurare un nuovo
corso politico-economico e sociale autonomo (primavera di PRAGA); nell'agosto
1968 le truppe del Patto di Varsavia entrarono in città restaurando la
tradizionale linea di fedeltà al blocco socialista dell'Europa orientale.
Questa è venuta meno solo alla fine degli anni Ottanta, quando la cosiddetta
“rivoluzione di velluto” ha portato alla democratizzazione del Paese
preludendo anche, dopo un passaggio attraverso la formula federativa (1990),
alla sua scissione nelle due repubbliche indipendenti Ceca e Slovacca (1º
gennaio 1993).Urbanistica La città sorge su una serie di alture lungo le rive
della Moldava, prima della confluenza con l'Elba, dove la vallata del fiume si
apre a raccogliere le valli secondarie degli affluenti. L'insediamento, iniziato
nel sito fin dal periodo neolitico, si sviluppò successivamente sulle due rive
del fiume fino a stabilizzarsi con la costruzione dei castelli di Vysehrad
(sulla riva destra, prima sede dei duchi di Boemia, sec. IX) e di Hradcany
(sulla riva sinistra, sec. X, dal 973 sede vescovile, poi dimora dei sovrani e
centro politico, culturale e religioso della città). Già nel sec. X un ponte
in legno, sostituito alla fine del sec. XII da uno in pietra, connetteva la riva
sinistra del fiume a quella destra, dove i nuclei abitati sorti nella piana
dell'ansa furono unificati in città da Venceslao I nel 1232-35 (Staré Mesto,
Città Vecchia) e difesi nel 1253 da una prima cinta di mura in pietra. Nei sec. XI-XII il castello di Hradcany, ampliato e fortificato, assunse le dimensioni di
una cittadella, racchiudendo vari edifici militari e amministrativi e la
cattedrale di S. Vito. Nella zona sottostante il castello, sulla sinistra della Moldava, nel sec. XIII
venne realizzato un nuovo insediamento, Malá Strana
(Città Piccola), abitato prevalentemente da coloni tedeschi e successivamente
collegato alla Città Vecchia mediante il gotico ponte di Carlo. Il processo di
unificazione della città in un solo municipio fu iniziato nel sec. XIV
dall'imperatore Carlo IV, che diede a PRAGA un decisivo impulso edilizio e
urbanistico con un organico piano di intervento. Nel 1348 Carlo IV creò sulla
riva destra della Moldava il primo nucleo della Nové Mesto (Città Nuova),
inglobando nella cerchia urbana i villaggi presso Vysehrad. La Città Nuova, che
circonda ad arco quella Vecchia con vie regolari a scacchiera, è tuttora il
centro economico di PRAGA; la sua arteria più importante è la Príkope (il
fossato che fino al 1816 separava la Città Vecchia dalla Nuova) su cui si
innesta la piazza di S. Venceslao (Vaclavské námestí), antico mercato di
cavalli, di forma rettangolare con i lati di 60 e 682 metri. La fondazione
dell'Università di PRAGA nel 1348 (la più antica nell'Europa centr.), la
costruzione della residenza reale sulla cittadella di Hradcany, l'edificazione
di chiese, conventi, edifici pubblici fanno dell'età di Carlo IV uno dei
periodi più attivi della storia della città, che assunse allora l'impronta
gotica che la caratterizza. Con l'avvento degli Asburgo (1526), PRAGA perse
progressivamente la sua importanza assumendo un ruolo secondario rispetto a
Vienna; solo nella seconda metà del sec. XVII essa ricevette un notevole
impulso edilizio con la costruzione dei nuovi palazzi per la borghesia
mercantile tedesca, con le sistemazioni di quartieri secondo i principi
dell'urbanistica barocca, con la costruzione di chiese per i ricchi ordini
religiosi (soprattutto gesuiti). PRAGA venne cinta da un nuovo ordine di mura
ricalcanti quelle del periodo di Carlo IV e fu nominata nel 1784 “regia
capitale” da Giuseppe II che riunì in unica municipalità i quattro nuclei
storici: Staré Mesto, Nové Mesto, Malá Strana, Hradcany. La crescita della
città oltre le mura e la formazione di villaggi e suburbi nelle vicinanze
(soprattutto verso settentrione), in conseguenza dell'enorme sviluppo
industriale dall'inizio del sec. XX, venne ratificata dopo la I guerra mondiale
quando a PRAGA, divenuta capitale della Repubblica Cecoslovacca, furono annessi
37 comuni e i suoi abitanti, dai 99.000 del 1830, divennero 848.000 nel 1930.
Nel periodo tra le due guerre furono costruiti vari quartieri ispirati alle
esperienze dell'avanguardia razionalista, tuttavia la città non ebbe un preciso
piano regolatore fino al 1964, anno in cui è stato approntato un piano
urbanistico razionale per regolare lo sviluppo della capitale. Questo prevede
per PRAGA (1.212.000 ab. nel 1991, una delle poche capitali d'Europa che non
abbia ancora uno sviluppo eccessivo) un'espansione non più basata sulla
crescita radiocentrica continua ma sulla previsione, a una distanza opportuna
dal centro, di città satelliti ben collegate con il centro. Questa soluzione
permette di stabilizzare la dimensione del centro storico dotandolo dei servizi
mancanti, di aree di verde a parco pubblico e incrementando lo spazio destinato
al tempo libero a N della città, con boschi e attrezzature residenziali. La
ristrutturazione del centro storico di PRAGA prevede l'espulsione da esso delle
funzioni non compatibili con le caratteristiche degli edifici e del tessuto
urbano e una risoluzione del sistema viabilistico attraverso attrezzature
stradali e di parcheggio tangenti al centro storico reso pedonale.
Architettura: PRAGA conobbe la sua maggiore fioritura artistica in epoca gotica, al tempo dell'imperatore Carlo IV, e in quella barocca, in gran parte per opera di architetti italiani. La cittadella di Hradcany rappresenta con i suoi monumenti la sintesi della storia della città. Al suo interno, oltre a vari palazzi, sorge il castello, le cui più antiche strutture (sec. X-XII) sono testimoniate solo da pochi resti; esso infatti subì numerosissime trasformazioni, da quelle tardogotiche di B. Rejt (1493-1502) fino alla costruzione barocca dovuta ai lavori attuati da A. Lurago nel 1758-65, mentre la monumentale porta di ingresso è di V. Scamozzi (1614); all'interno, notevoli la gotica sala a volta di B. Rejt. Accanto al castello vi sono la chiesa di S. Giorgio, basilica romanica (sec. XII, nell'abside affreschi coevi), e la cattedrale di S. Vito. Quest'ultima sorse in epoca gotica (1344) sul luogo dell'omonima rotonda (sec. X) e vi operarono Mathieu d'Arras e Peter Parler fino al 1399. Terminata solo nel sec. XX, la cattedrale racchiude all'interno opere d'arte di notevole interesse quali la cappella di S. Venceslao, il sepolcro d'argento di S. Giovanni Nepomuceno, tombe reali (alcune di P. Parler) e un ricco tesoro con oggetti dal sec. X al XX. Oltre al complesso del castello PRAGA annovera numerosissimi altri monumenti soprattutto nella Città Vecchia, sulla riva destra. Assai antica (1070) la basilica dei SS. Pietro e Paolo a Vysehrad. La chiesa di S. Francesco nel convento delle Clarisse della beata Agnese (1233-53) costituisce la prima affermazione del gotico in Boemia. Al sec. XIV risalgono il ponte di Carlo, sulla Moldava, costruito da P. Parler (1357), ornato di 30 gruppi plastici barocchi, e varie chiese (S. Enrico, S. Maria delle Nevi, S. Giacomo, in parte trasformata nel sec. XVII). S. Maria di Týn, iniziata nel 1370 e terminata nel 1510, è una splendida costruzione gotica, testimonianza dell'evoluzione dello stile, mentre S. Maria di Karlov (1350-57), trasformata in età barocca, fu innalzata da P. Parler a pianta ottagonale sul modello della Cappella Palatina di Aquisgrana. I due palazzi municipali, entrambi della prima metà del sec. XIV, vennero in seguito alterati; di quello della Città Vecchia restano la torre e il famoso “orologio praghese” del 1490. Interessanti anche la sinagoga (sec. XIII) e il Carolinum, la famosa università costituita da quattro edifici attorno a un cortile interno. Assai più povero di realizzazioni il sec. XV, scosso dalle guerre di religione: notevole la Torre delle Polveri (1475), dalla ricca decorazione gotico-fiammeggiante, l'unica superstite delle otto che circondavano la Città Vecchia. Lo stile rinascimentale, affermatosi solo nella seconda metà del sec. XVI, fu introdotto dai gesuiti che trasformarono la gotica chiesa di S. Bartolomeo. Particolarmente notevoli sono, a Hradcany, il palazzo Schwarzenberg di Agostino Italiano (1545-63) e soprattutto il palazzo del Belvedere, che, assieme allo splendido giardino, venne costruito dagli italiani J. Spazio, P. Stella e P. Ferrabosco. I sec. XVII e XVIII furono ricchissimi di realizzazioni nel tipico barocco praghese che impronta di sé chiese e palazzi nobiliari dando una nota caratteristica alla città. Il primo edificio barocco è la chiesa di S. Maria Vittoriosa (1611) sorta a Malá Strana, come pure i palazzi Waldstein (1623-30) e Michna (1660). Tra i più begli esempi barocchi sono la chiesa dei Cappuccini (1626-1736), di D. Orsi, D. Carnevale e K. I. Dientzenhofer, di S. Francesco dei Crociferi (cupola borrominiana, affreschi del Reiner) e il palazzo Cernín, dalla solenne facciata. Al Settecento risalgono varie chiese di K. I. Dientzenhofer: S. Giovanni sulla Roccia (il capolavoro dell'architetto), S. Giovanni Nepomuceno, S. Tommaso (di origine gotica, completamente e sfarzosamente trasformata) e soprattutto S. Nicola (1704-45), vero gioiello del barocco locale, ricchissima all'interno di opere d'arte. Al sec. XVIII risalgono ancora numerosi palazzi privati e pubblici, come la biblioteca del convento dei premostratensi, di G. Paliardi (1782), in stile Luigi XVI. I due ultimi secoli poco hanno aggiunto all'importanza monumentale di Praga. Tra le più valide realizzazioni dell'epoca contemporanea, si segnala il palazzo della Fiera di PRAGA, di impostazione razionalista, sensibile agli influssi del Bauhaus e del costruttivismo russo.
Da
Praga ci siamo spostati verso Jelenia Gora, sulla strada che porta a Varsavia
*. Strada per modo di dire. E’ questa l’unica direttrice che porta alla
capitale polacca e l’asfalto è decisamente rovinato. Il continuo via vai di
camion e la pessima qualità dei materiali usati ha fatto si che il manto
stradale si trasformasse in due profondi avvallamenti (quasi binari d’asfalto)
per corsi rendendo pericoloso perfino il più semplice dei sorpassi. Giungiamo a
Varsavia in tarda mattinata e dopo un giro per le strade cittadine ci rendiamo
subito conto che il viaggio è stato perfettamente inutile. Per il pranzo ci
fermiamo sulle sponde del fiume Wista e subito dopo, delusi per la bruttura
della città, partiamo alla volta di Cestocova
(Czestochowa) ****. Mai avrei pensato di trovare in un luogo di culto (a
Cestocova si venera la Madonna Nera) tanti giovani come quelli che abbiamo
incontrato noi. Migliaia, con sacchi a pelo e tende (i più ricchi).
Parcheggiamo alla fine del rettilineo che porta al santuario (lato destro) alle
spalle dell’ultimo albergo. Dopo la visita a Varsavia pensavo che la Polonia
fosse una delusione ma già a Cestocova ho cominciato a ricredermi. Non so quale
funzione si stesse svolgendo, so solo che durante la messa, celebrata
all’aperto e sotto un incessante acquazzone, migliaia di persone (soprattutto
giovani) assiepavano il prato antistante lo splendido santuario. Per effettuare
la visita bisogna fare un bel po’ di fila ma, nonostante la mia contrarietà
iniziale, ne vale la pena. Si respira, infatti, un’aria di reale religiosità
lontana anni luce dalle ns. squallide funzioni religiose. Partiamo dopo pranzo per la bellissima Craovia (Crakow) ***** Alberto e Giuliano si fermano a dormire in un campeggio mentre io rimango a dormire in un parcheggio distante solo cento mt. dall’ingresso del campeggio e davanti ad uno splendido parco con tanto di parco giochi e Museo. Un giorno per la visita allo splendido centro storico potrebbe non bastare ma due forse sono troppi. Torniamo indietro per riprendere il camper di Alberto e mentre lo aspettiamo al parcheggio vedo un camper targato FR. Guardo dentro per salutare è mi accorgo che si trattava del mio amico Mario Terenzani assieme alla sua famiglia. Grazie al suo incontro decidiamo di restare ancora un giorno per visitare il tristemente famoso campo di concentramento di Auschwitz nella vicina Oswiecim ****. Indescrivibili le sensazioni che si vivono ancora oggi all’interno di quei fabbricati in pietra, testimoni di tante inumane barbarie. Da qui ci siamo spostati a Wieliczka **** per visitare le miniere di sale (Kopalnia Soli). Informarsi per gli orari delle visite guidate in gruppo.
Da
qui ripartiamo per Zakopane *** dove
si può ammirare il centro. Luogo fra i più importanti della Polonia per
l’afflusso turistico invernale. E qui che Alberto acquista il suo cane.
Percorriamo
357 km (di strada di montagna) ed arriviamo a Budapest *****. La prima notte
dormiamo in uno squallido parcheggio di un grande centro commerciale e, in prima
analisi, pensiamo di essere arrivati in un’altra città come Varsavia.
Presi
dallo sconforto decidiamo comunque di fare due passi a piedi ed arriviamo, dopo
aver camminato per almeno due Km. al bellissimo centro storico.
La città è
divisa in due Pest (la parte alta) e Buda; in mezzo il Danubio. È qui che
abbiamo fatto il giro sul battello. Ed è qui che si può ammirare il panorama
notturno con tutti i monumenti illuminati. Durante il ns. incredulo girovagare
abbiamo trovato un parcheggio a cinquanta metri dalla funicolare. Così
attraversato il Danubio dallo splendido “Ponte delle Catene” portiamo i ns.
camper per la notte al suddetto parcheggio, a pagamento di giorno libero la
notte (si può contrattare per il parcheggiodi tutta il giorno.
Buda
Romantische-Strasse
Equipaggi
partecipanti:
Grazia
e Gianni Alegiani, Rossana e Salvatore Amico, Anna e Franco Di Vella, Angela e
Gigi Maisto, Carmela e Dario Pecorella, Silvana e Ivan Perriera, Giovannella e
Vittorio Vaccaro, Ines e Peppino Verrecchia.
ISERNIA
CAMPER CLUB
Appunti
per viaggio dalla Romantische-Strasse ai Mulini a vento dell’OLANDA
rientrando
dal Belgio e Lussemburgo e dalla Foresta Nera.
Tappe: FUSSEN
(D) - Steingaten (D) - Schongau
(D) - Landsberg (D) - Augsburg
(D) - Ulm (D) - Nordlingen (D) - Rotthemburg
(D) - Harnem (NL) - Harlingen
(NL) - Amsterdam (NL) - Marken
(NL) - Edam (NL) - Volendam (NL) - Kinderdijk
(NL) - Anversa (B) - Clervaux
(L) - Lussemburgo (L) - Freudennstadt
(D) - Furtwangen (D) - Schaffhausen
(CH).
Realizzati
a cura di:
Ivan
Perriera per la parte informatica
Franco
Di Vella, Silvana Nazzaro e Ivan Perriera per la ricerca e la stesura.
L’appetito
vien mangiando .... E’ proprio così, preparando il programma del viaggio, che
inizialmente doveva riguardare i Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, con
l’aggiunta della proposta, con integrale programma che segue, del nostro amico
Franco Di Vella riguardante la Romantische-Strasse, è andato via via
arricchendosi di possibili visite per arrivare a decidere di rientrare dalla
mitica Foresta Nera. Il tutto per un percorso di 5.360 Km andata e ritorno da
Isernia.
La
ROMANTISCHE-STRASSE
E’
un itinerario di soli 350 Km., sito in Baviera e si sviluppa toccando le regioni
della: Agovia, Svevia Bavarese e Franconia. Tale percorso può essere fatto in
poche ore percorrendo la AUTOBHN ma per potere apprezzare le località della
Romantische Strasse seguiremo la strada statale che ci offrirà una Germania
diversa da quella ai più nota: Popolo serio e lavoratore, gigantesche
autostrade, mega industrie e grandi città caotiche.
In
questo percorso invece torneremo indietro nel tempo, lontani dall’attuale
frenesia produttiva. Si torna nel Medioevo con le sue città, teatro di
innumerevoli battaglie; si vedono castelli e cattedrali fatte edificare da
Imperatori, Re, Principi e Vescovi che ospitarono alle loro corti i più grandi
artisti; si passa dallo stile Gotico al Romantico, dal Rinascimento al Barocco
ed al Rococò. Si ammirano le case a Graticcio e si passa attraverso una natura
ancora oggi rispettata ricca di fiumi, laghi, boschi e vigneti. Si vedono i
piccoli paesini che hanno ispirato le favole e la fantasia dei F.lli Grimm, con
abitanti che seguono i ritmi di vita più sereni. Tutto questo senza dover
rinunciare alle visite delle proverbiali birrerie o ai grandi magazzini
tedeschi.
Un
itinerario quindi che si ispira ad una filosofia di viaggio che non prevede:
corse, fretta, frenesia di “Andare, Vedere, Tornare”.
I
Veicoli Ricreazionali sono ben accetti in germania, i campeggi non cari e tanta
opportunità di sosta libera o presso aree di sosta attrezzate.
FUSSEN
(D), è la prima tappa tedesca dove abbiamo sostato nel parcheggio sottostante
il castello di MOHENSCHWANGALI. Fussen. Città (13.500 ab.) della Germania,
nella Baviera, 90 km a SW di Monaco, a 808 m sul f. Lech, presso il confine con
l'Austria. Stazione di soggiorno estivo e di sport invernali con industrie
meccaniche, conciarie, dell'abbigliamento e dei cordami. Sorse nel sec. VIII
attorno a un convento benedettino di cui fu proprietà feudale fino al sec. XIII,
quando passò alla Baviera. Sede dell’omonimo trattato di Firmato il 22 aprile
1745 nel corso della guerra di successione austriaca (1740-48), concluse la pace
tra Maria Teresa d'Austria e l'elettore di Baviera Massimiliano III. Questi,
ultimo della linea Wittelsbach, in cambio del riconoscimento della Prammatica
Sanzione otteneva garanzie per l'integrità dei propri domini, rinunciando a
qualsiasi pretesa sui possedimenti asburgici. Offre la possibilità di visita
per la Parrocchia di S. Magno, il Castello di MOHENSCHWANGALI (stile neogotico)
ed il castello di NEUSHWASTEIN (stile Romanico-Neogotico), molto più famoso per
raggiungere il quale bisogna affrontare una caratteristica e dura
“arrampicata” in mezzo al bosco. La visita del castello permette di
apprezzarne gli interni grazie all’ausilio di una guida in lingua italiana
compresa nel biglietto d’ingresso. Il posto è semplicemente incantevole. Dal
castello di NEUSHWASTEIN si può ammirare tutta la vallata ricca di montagne,
boschi e due splendidi laghi. *****
Steingaten
(D), piccolissimo paese (Wies Kirche), detto “Angolo dei Preti”, dove
abbiamo ammirato il Santuario del Redentore (stile Rococò). Un affascinante
fuori programma è offerto dagli abitanti del posto che organizzano, il giorno
26 di luglio, una caratteristica festa della birra. Possibilità di parcheggio
libero nei prati adibiti a parcheggio o nelle aree di sosta a pagamento sotto il
Santuario. ***
Schongau
(D), (10.800 ab.) della Germania, nella Baviera, 63 km a SW di Monaco, a 710 m
sulla sinistra del f. Lech. Industrie della carta, dell'abbigliamento,
elettrotecniche e del legno. Caratteristico per le case color pastello. Mura,
Torri e cammini di ronda. Importante la Basilica di San Michele (stile Romanico-Bavarese). **
Landsberg
(D), Ricca di edifici barocchi e Bayertor (porta più bella della Germania) con
sculture gotiche. Veramente piacevole la passeggiata per il centro storico. Si
consiglia il parcheggio nella parte alta del paese oppure nel parcheggio degli
impianti sportivi nella parte bassa. ****
Augsburg
(D), Città (248.000 ab.) della Germania , nella Baviera, 54 km a NW di Monaco,
a 490 m alla confluenza del Wertach nel Lech. Importante nodo ferroviario (linee
Monaco-Karlsruhe e Amsterdam Norimberga) e stradale, è sede di numerose
industrie che operano soprattutto nei settori tessile, meccanico (motori Diesel,
macchine per stampa), elettrotecnico, chimico, cartario e alimentare. Vivace
centro commerciale già nel Medioevo, Augsburg conobbe un periodo di splendore
nel sec. XVI, quando ospitava alcuni dei più celebri istituti finanziari e
commerciali dell'epoca, come testimonia l'impronta tipicamente rinascimentale
del nucleo storico. Attraversò un periodo di decadenza durante la guerra dei
Trent'anni, e solo alla metà del secolo scorso, con l'affermazione
dell'industria – che oggi è alla base della sua economia – ebbe luogo la
ripresa demografica e urbanistica della città. Tradizionalmente grande centro
artistico e culturale (vi nacque e operò H. Holbein il Vecchio), Augsburg è
sede di università e di numerosi musei e residenza vescovile. In ted., Augsburg.
Storia. Colonia romana, fondata nel 13 a. C. (Augusta Vindelicorum), dopo la
vittoria di Augusto sui Vindelici; eretta a sede vescovile all'inizio del sec.
VI, intorno al 740 passò dagli Alamanni (che l'avevano conquistata agli inizi
del sec. VI) ai Franchi. Incorporata al ducato svevo, affermò la propria
autonomia grazie allo sviluppo del commercio e dell'artigianato, finché ottenne
da Enrico IV i diritti comunali e, nel 1276, divenne libera città imperiale.
Fra il sec. XV e il XVI Augsburg fu uno dei più importanti centri del commercio
tra il Nord, l'Italia e l'Oriente. L'intervento di Carlo V soppresse nel 1547 un
governo democratico che s'era formato in seguito a una ribellione popolare nel
1368. Attiva nelle lotte culturali e religiose del Cinquecento cominciò da
allora a decadere e fu centro di sanguinose guerre (occupazione svedese del
1635; bombardamenti all'inizio del Settecento e dell'Ottocento) finché, dopo la
Pace di Presburgo, Napoleone la incorporò alla Baviera (1806). Si affermò poi
come centro industriale (tessitura); lo sviluppo dell'industria bellica le
procurò gravi distruzioni nella II guerra mondiale. ****
Ulm
(D), spostandoci verso ovest raggiungiamo Ulm per ammirare la splendida
cattedrale gotica con il suo esclusivo campanile alto fino a 161 mt. ****
Nordlingen
(D), città (18.600 ab.) della Germania, nella Baviera, 115 km a NW di Monaco, a
430 m nella fertile conca del Ries. Racchiusa entro la cerchia muraria
trecentesca, è sede di industrie alimentari, tessili e meccaniche. Turismo.
Libera città imperiale dal 1215, fu un importante centro commerciale nel
Medioevo. Nel 1803 fu annessa alla Baviera.
La
città, ampliata ripetutamente con accrescimenti concentrici, deve il suo
carattere al fatto di aver conservato integralmente, oltre al centro antico,
anche la cinta muraria medievale (sec. XIV-XV) con le 4 torri che sovrastano le
16 porte.In una delle torri (di Daniel) il campanaro sale cinque volte al giorno
350 gradini per suonare le campane. Notevoli edifici tardogotici sono il palazzo
comunale (con il Museo Civico) e la chiesa di S. Giorgio (1427-1505) che
conserva all'interno il ciborio, il pulpito, la tribuna e parte degli altari
originari, con sculture di S. Leinberger.
Battaglie
di Nördlingen. La città fu teatro di due battaglie durante la guerra dei 30
anni. Nella prima (5-6 settembre 1634), le truppe imperiali cattoliche,
comandate da M. Gallas, sconfissero, dopo accaniti combattimenti, gli Svedesi,
guidati da Bernardo di Sassonia-Weimar, determinandone il ritiro dalla guerra.
Nella seconda (3 agosto 1645), le truppe francesi del Gran Condé e di Turenne
attaccarono e sconfissero le forze austriache e bavaresi. ****
Rotthemburg
O d. T. (D), certamente il paese più bello e caratteristico di tutta la Romantische Strasse. Splendidi cammini di ronda che possono sostituirsi ad una
visita guidata. Sontuoso centro storico con gli esempi più belli di costruzione
a graticcio. Caratteristici negozi e gente semplicissima ed ospitale. Possibilità
di parcheggio nei due parcheggi ad est e ad ovest del centro storico. Possibilità
di carico e scarico con tubo flessibile. *****
Da
qui il nostro viaggio prosegue addentrandosi nella
Foresta
Nera (D),
Se
molte regioni tedesche hanno fatto, dei loro paesaggi da fiaba che ricordano
l’infanzia e invitano a riscoprire ritmi di vita più tranquilli e naturali,
una regola di vita, qui più che altrove la natura è veramente a misura
d’uomo. In questo ambiente spettacolare, tra queste foreste che nere certo non
sono è un susseguirsi di piccoli centri. I borghi e le tipiche case con
facciata a cuspide e graticcio delle travi a vista spiccano qua e là in mezzo
ai prati al limite dei boschi. La loro architettura evidenzia la cura e la
ricchezza dei particolari. Il tutto rigorosamente in legno. Superiamo Baden-Baden, antico e famosissimo centro termale,
per raggiungere la “capitale” della Foresta Nera, Freudennstadt
(D),, percorrendo un contorto serpente d’asfalto che ripercorre l’antico
passaggio in cresta sfiorando le cime sopra le ampie vallate dove non è
difficile parcheggiare. La città è risorta dalle distruzioni dell’ultima
guerra e la sua immensa piazza quadrata è in gran parte isola pedonale. ***
Furtwangen
(D), patria di quella orologeria meccanica conosciuta in tutto il mondo (il
museo locale ne raccoglie oltre un migliaio di pezzi tra cui numerosi cucù). Ma
attenzione il paese non offre
assolutamente nulla, mentre molto più belli e cartteristici sono i negozi e i
paesini fra Freudenstadt e Furtwangen. ** Schaffhausen (CH) La dove il fiume Reno “cade” per più di 20 mt. con una potenza indescrivibile si possono ammirare le cascate più grandi d’Europa. Molto più interessante visitarle dopo aver attraversato il Reno in direzione di Zurigo. Appena superata la prima galleria verso l’autostrada andare in direzione di Dacsen, prima uscita, dove abbiamo sostato per la notte parcheggiando nella strada fra il campo sportivo e la scuola. *****
Fra i castelli dell’ Inghilterra e della Scozia Viaggio in Inghilterra e Scozia Tappe: Isernia - Milano - Lugano - Bellinzona - Passo S.Gottardo - Basilea - Strasburgo - Metz - Reims - St. Quentin - Arras - Calais. Dover - Canterbury - Londra - Windsor - Cambridge - Chester - Dunfries (Scozia) - Loch Lommond - Oban - Glencoe - Fort Augustus - Kyle of Loachalsh - Ullapool - Durness - Tongue - Thurso - Dunnet Head - John o’ Groats - Wick - Dornoch - Loch Ness - Pitlockry - Dundee - Edimburgo - Melrose - Nottingham - Stratford on Avon - Bath - Stonehenge - Winchester - Dover - Shaffausen - Isernia.
Hanno partecipato gli equipaggi: Morris e Patrizia Capone, Michele e Laura Iorio, Ernesto e Maria Pia Perriera, Ivan e Silvana Perriera, Peppino ed Ines Verrecchia.
Km. effettuati, andata e ritorno, 8.100
Realizzati a cura di: Patrizia Orsano e Morris Capone per la ricerca e la stesura Ivan Perriera per la parte informatica. Le nostre vacanze hanno avuto inizio ufficialmente da quando abbiamo toccato il suolo britannico e cioè dalle 8.35 del 7 agosto 2000, dopo un viaggio quasi ininterrotto, tranne che per le soste fisiologiche, cominciato il 4 agosto non senza difficoltà: pochissimo tempo dopo la partenza ci siamo accorti che un paio di CB e un paio di tergicristalli non funzionavano e sull'autostrada, un violento acquazzone misto a grandine della grandezza di piccole uova, ci ha reso i campers a pois.
Ma torniamo alla Gran Bretagna. A
Canterbury
abbiamo apprezzato la bella cattedrale ed il delizioso centro storico, con le
tipiche case a graticcio, simile ad altre cittadine medievali visitate in
seguito. Colonia
Romana (Durovernum), capitale del regno del Kent, eretta a sede vescovile da S.
Agostino alla fine del VI
sec. e centro dell'evangelizzazione del Paese. Divenne sede del Primate
d'Inghilterra dopo la proclamazione dell'autonomia dal potere papale della
chiesa anglicana. La sua famosa cattedrale ( sec. XI-XVI ) è uno dei monumenti
più insigni in Inghilterra. Canterbury
è la sede arcivescovile del primate della Chiesa anglicana. Centro preromano e
romano, C. derivò la sua importanza dal trovarsi in posizione nodale sulla
strada che convogliava il traffico fra il continente e Londra. Per questo motivo
C. fu il centro di diffusione in Inghilterra della cultura e dell'arte
continentali. Nel 597 Sant'Agostino di C., inviato da papa Gregorio I tra gli
anglosassoni, eresse la città a sede arcivescovile, iniziando la costruzione di
un monastero e della cattedrale sull'area del palazzo donato ai suoi monaci dal
re del Kent Etelberto. La cattedrale attuale (Christchurch), centro spirituale
dell'Inghilterra, venne costruita a più riprese tra i sec. X e XVI. Al 1070-77
risale il primo rifacimento in forme romaniche normanne a opera dell'arcivescovo
Lanfranco; ma già venti anni dopo, nel 1096, l'arcivescovo Anselmo ricostruiva
la parte orientale. L'uccisione dell'arcivescovo Thomas Becket (1170) e la sua
canonizzazione (1173) trasformarono la cattedrale in uno dei più importanti
centri di pellegrinaggio d'Europa. Di epoca varia, tra il sec. XIII e il XV,
sono i chiostri, l'aula capitolare, le cappelle sui due transetti, ecc. C.
conserva numerosi complessi religiosi: la St. Mildred's Church, Greyfriars col
ponte a due archi sul f. Great Stour (sec. XIII), Blackfriars (fondato nel
1237), il St. Augustine's College (con resti del convento benedettino fondato
dal santo e le fondamenta della chiesa sassone) . Tra gli edifici civili si
ricordano gli ospedali di S. Giovanni Battista e di S. Tommaso; numerose le case
del Medioevo. Giunti a Londra ci siamo fermati al Camping Abbey Wood dove abbiamo ritirato le ns. tessere di membri del Caravan Club che ci anno permesso di usufruire di uno sconto di 5 sterline nei campeggi (camping site) convenzionati con il Club britannico e così, grazie alla perfetta organizzazione dell'I.C.C., abbiamo avuto l'opportunità di sperimentare anche l'azzeccata formula delle farms (riservate ai soli soci del Caravan Club): privati cittadini che mettono a disposizione di camperisti e roulottisti, il loro podere, (il più delle volte splendidi prati d'erba vellutata), con tutti i servizi di carico e scarico, per poche sterline. La visita a Londra è stata caratterizzata, oltre che da Westminster, dal Tower Bridge, dal Big Ben, da Soho, da Harrod's e da Trafalgar Square, che conosciamo a memoria perché luogo d'incontro con il gruppo, soprattutto dalla ispezione "con vomito." Mi spiego: mentre eravamo alla "Horse Guards" per assistere al quotidiano rito ispettivo prima del cambio della guardia, una delle guardie della Regina ha vomitato per ben tre volte. Si sentiva male, il poverino, ma né i commilitoni né i suoi superiori che erano lì ad ispezionare si sono preoccupati di vedere se la giovane recluta sarebbe stata in grado di reggersi in piedi nei successivi minuti. Siamo stati inoltre colpiti dalla compostezza del ragazzo che, mentre emetteva i tre gettiti, lasciando noi tutti inebetiti ed in pena per lui, manteneva la sua rigida posizione di "attenti" tipica dei militari che sono in perfetta forma fisica. Altra cosa considerata: l'ispettore non ha supervisionato ciò che la guardia aveva mangiato. Dopo aver visitato Windsor, Cambridge, e Chester (la città che conserva uno dei più suggestivi complessi medievali della Gran Bretagna), l'entrata in Scozia è stata salutata dalla pioggia che ci ha tenuto una piacevole compagnia per tutta la permanenza in quei meravigliosi confini. La prima tappa è stata l'abbazia di Sweetheart (nei pressi di Dunfries), il cui nome ci ha talmente ammaliato da indurci a pagare il biglietto d'ingresso nel rudere, nonostante l'avessimo visto meglio da fuori. Proseguendo nel nostro viaggio, spinti dalla voglia di provare la formula del B&B ed alla ns. faccia tosta che ci ha portati a chiedere ad una delle "locande" più carine della Scozia di poter pernottare nel loro parcheggio riservato ai clienti, ci siamo fermati alla Victorian farmhouse, ad Hashgill, dove ci hanno servito una scottish breakfast a base di the, caffè, latte bianco, succo d'ananas, cereali, uova con pancakes, salsicce, bacon, funghi, toasts, burro, marmellata. E' qui che abbiamo potuto apprezzare la disponibilità, l'allegria e la simpatia degli scozzesi. Immancabile la foto di gruppo con John, il cuoco, Ann , sua moglie e family. Ad Inveraray abbiamo visitato il castello e per la prima volta abbiamo fatto la conoscenza, nel parco circostante, della famosa "cow" scozzese: la mucca capellona, simpaticissima. Da qui in avanti le strade saranno ad un'unica corsia, (le famose "single track roads"), integrate negli splendidi panorami e trafficate anche dalle pecore, padrone incontrastate del territorio. Siamo nelle Highlands. Ad Oban abbiamo "ammirato" la copia orripilante del Colosseo ed abbiamo dormito nei pressi di un campetto di Calcio. Giunti a Fort Augustus abbiamo visitato le otto chiuse che fanno da collegamento con il lago Loch Ness e il Caledonian Canal. Proseguendo verso nord siamo arrivati a Kyle of Lochalsh dove su un isolotto, prima del villaggio, c'è l' Eilean Donan Castle, castello tra i più belli per posizione e collocamento direttamente sul lago, costruito nel 1230, fatto saltare in aria nel 1719 e rifatto in forme castellane nel 1912-32. Sul Loch Carrion abbiamo sofferto un po’ il freddo: per quella notte ci siamo sistemati in un parcheggio in bellissima posizione proprio sulle rive del lago nelle immediate vicinanze del locale campo da Golf. Il Ferragosto è trascorso all'insegna della spensieratezza e del buonumore: qualcuno aveva proposto un pranzo tipico del nord Scozia ed eravamo un po’ preoccupati di rimanere digiuni. Ma quando dal camper di Ernesto, le splendide Francesca ed Emilia, guidate dall'incomparabile cuoca Giusy, hanno condito i bucatini con la salsa alle sarde tipicamente siciliana e peraltro squisita, abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo. Si mangia. E sulla tavola è arrivato di tutto: dai tocchetti di bistecca alla peperonata, ai peperoni verdi fritti, ai pomodori, alla sangria, ai dolci, al caffè e poi… un riposino ristoratore. Insomma, almeno per Ferragosto ci siamo permessi un pranzo tipicamente scozzese. Nel pomeriggio inoltrato qualcuno ha giocato a carte, altri hanno fatto una passeggiata nelle vicinanze del campeggio dove eravamo e cioè a Kinlochewe, che non è cinese ma scozzese, constatando di non aver incontrato nel piccolo villaggio anima viva e deducendo che gli Highlanders non hanno la smania del divertimento come lo intendiamo noi. C'è anche da dire che sul Loch Maree ci siamo dovuti attrezzare per evitare, senza successo, i midges, sorta di moscerini quasi invisibili (miliardi) ma letteralmente famelici. Che anche gli indigeni si difendano da questi mostri, barricandosi in casa? Il giro è proseguito verso il nord con soste nei vari piccolissimi villaggi incontrati, uno più bello dell'altro, come Ullapool: piccola stazione balneare sul Loch Broom, in una splendida regione di monti, laghetti e fiordi ed arriviamo a Durness: siamo sulla costa nord e ci fermarci in uno splendido campeggio, per posizione e panorama, il villaggio è sparso in un'insenatura della costa. Il solo panorama che possiamo ammirare merita, da solo, un viaggio in Scozia. Nei pressi c'è la Cave of Smoo, profonda grotta celebrata da Scott, che si visita con un breve percorso a piedi e quando c'è la bassa marea ci si può anche addentrare con una piccola barca (6 persone). Ed andiamo ancora avanti, questa volta verso est, fermandoci anche solo per visitare i negozietti che vendevano le pins (spilline) di cui eravamo spietati acquirenti, per farne poi bella mostra nelle nostre pictures (cornici). Avrò sempre nel cuore Mariapia ed Ernesto per avermi iniziata a questa "collectionmania". E siamo a Thurso, cittadina situata in un'ampia baia. Importante porto di pesca. Dal suo sobborgo a nord ovest, Scrabster, salpano i traghetti per le isole Orcadi. Continuando a sostare le notti in farms da cui si godeva uno scenario tanto bello e selvaggio da mozzare il fiato, difficile da descrivere, un pensiero va alla farm situata a picco sull'oceano a Pentland View, ad un passo da Dunnet Head, dove abbiamo trascorso un bellissimo tardo pomeriggio tutti insieme a passeggiare e a scattare foto tra le rocce dell'oceano in bassa marea, e dove siamo rimasti increduli davanti al suggestivo tramonto, con il sole che moriva all'orizzonte e la luna che era alta dal lato opposto. Erano le 22.45. Sempre in questa zona, che credo sia stata la più bella, a John O'Groats, dopo aver speso un patrimonio nei negozietti, abbiamo fatto un'interessante escursione a bordo di una barca per incontrare le foche nel loro habitat naturale e scoprire che, mentre noi eravamo eccitatissimi nell'osservarle, esse ci guardavano quasi annoiate; abbiamo poi ammirato le acrobazie di un delfino che giocava a nascondino sulla scia della barca, e fotografato le nidificazioni sulle rocce di una grande quantità di uccelli marini. Per chi visita la Scozia, altra tappa obbligatoria è quella di Loch Ness: lago lungo km. 35, profondo mt. 230, mai gelato. La notorietà gli viene dalla presenza vera o supposta, nelle sue acque di un mostro, un'animale preistorico (plesiosauro) di enormi dimensioni, a forma di serpente o drago, visto da almeno un migliaio di persone negli ultimi quarant'anni. Secondo gli scienziati, la fredda temperatura del lago, 6° C, renderebbe impossibile la sopravvivenza di un animale vecchio di milioni di anni. Si hanno tuttavia notizie del mostro fin dal sec. VI e il mistero persiste tuttora. Per certi versi è una vera delusione ma non andarci sarebbe un errore.
Sulla strada verso il sud ci siamo imbattuti in un cartello
che indicava il castello di Blair.
Nonostante non rientrasse nell'itinerario, ci siamo avventurati nel viale del
parco e ci siamo messi in coda ad una fila di Rolls Royce. In lontananza
sentivamo suoni di bagpipes. Tutti gli scozzesi erano in kilt. Forse ci stavano
aspettando per festeggiare il nostro arrivo! Parcheggiati i campers nel parco,
abbiamo assistito alle ultime fasi di un matrimonio scozzese più incuriositi ed
ipercritici di uno spettatore di una partita di pallone. Gli scozzesi sotto il
gonnellino portano le mutande? La risposta è no. E se le preziosità di quelli
che non abbiamo potuto vedere sono uguali a quelle del tale che siamo riusciti a
filmare… evviva i mediterranei! Arriviamo a Pitlochry
e ci fermiamo per la notte in uno dei due grandi parcheggi nei pressi del centro:
elegante località di villeggiatura presso il vasto bacino idroelettrico
alimentato dal Tummel. Il paese è segnalato anche perchè nei pressi si può
visitare la galleria sotterranea dalla quale si vedono i salmoni risalire la
corrente. A Edimburgo abbiamo avuto la fortuna di capitare proprio in occasione del festival alternativo: tanti bravissimi giovani attori che offrivano la loro performance nella principale via della città, Royal Mile. Bellissima città, Edimburgo. Forse quella che più mi ha colpito.
Proseguendo
verso Stratford visitiamo Melrose
che conserva le rovine dell'Abbey cistercense fondata nel 1136 e ricostruita nei
sec. XV-XVI. Vi è sepolto il cuore del re Roberto I Bruce. Più a sud, al
confine con l'Inghilterra si può vedere il famoso Vallo Di Adriano (122-135
d.c.); sistema difensivo romano formato da un muro affiancato da un vallo,
fossato a fondo piatto. Tra il muro e il vallo correva una strada militare che
serviva da collegamento tra i "castra", i forti e le torrette
disseminati lungo il percorso. Quest'opera colossale, eretta per contenere le
invasioni dagli altipiani scozzesi, lunga km. 117, alta mt. 4.5 fu realizzata
dal governatore Aulo Platorio Nepote, all'epoca dell'imperatore Adriano. Visitiamo la "moderna" Nottingham (per la felicità dei piccoli) e nei giardini sottostanti l'ingresso del castello abbiamo fatto le foto nei pressi della statua bronzea del leggendario fuorilegge Robin Hood. Ma la cultura non può essere trascurata ed eccoci a Stratford on Avon: attraente cittadina sulla riva destra dell'Avon che ha dato i natali al suo figlio più illustre William Shakespeare, qui nato nel 1564 e qui morto nel 1616. Ormai la vacanza volge al termine ma la ciliegina sulla torta non poteva mancare: siamo arrivati a Stonehenge. E' affascinante visitare un monumento preistorico che svolgeva una sua funzione migliaia di anni fa e non sapere tutt'oggi di quale funzione si tratta. Forse il seguire il corso del sole e della luna o forse semplicemente un cimitero… E perché adoperare proprio quelle pietre che provengono da centinaia di chilometri di lontananza e come le hanno trasportate? Tutti questi interrogativi ed altri vengono alla mente mentre si visita il percorso già tracciato. Per noi è stata un'emozione forte, indimenticabile, sostenuta anche da un'atmosfera surreale resa tale dal forte sibilo del vento di quella mattinata e dalle nubi che incombevano minacciose. Sembrava quasi che improvvisamente dovesse spuntare dal nulla, nel cerchio di massi in turchese, Merlino. Prima di notte, la sera precedente, ci eravamo sistemati in una stradina laterale poco distante dal cerchio, da cui si aveva una visione completa di quest'ultimo; eravamo certi di vederlo illuminato nell'oscurità e aspettavamo di godere appieno del fascino mistico che il luogo ispira, ma abbiamo potuto scorgere solo le luci degli aerei militari in azione; evidentemente gli Inglesi non ritengono importante creare l'atmosfera che si dovrebbe respirare contemplando i monoliti rischiarati nella notte. Peccato. Scendendo ancora a sud abbiamo salutato Winchester dove ci siamo calati ancora nella leggenda, emozionandoci di fronte alla Tavola Rotonda di Re Artù con i nomi dei 12 cavalieri scritti sui loro posti. Dopo le tante piogge del Regno Unito, abbiamo pensato bene di "bagnarci" nelle splendide cascate del fiume Reno a Shaffausen. Pasqua in Sicilia Senza corse sfrenate, a parte i primi due giorni, è possibile visitarla in dieci giorni, anche se non profondamente. Indiscutibilmente è meglio cercare di contattare gli altri Club siciliani con priorità a quelli aderenti alla ns. Unione. La stagione migliore è sicuramente quella pasquale perchè "sapori" della Sicilia sono molto intensi. La visita pasquale è ricca di tradizioni forti e sentite e molti siti archeologici sono a pagamento ma partire per non vederli è praticamente inutile. Il primo appuntamento è quello della processione delle VARE che si svolge a Caltanissetta giovedì sera e dura fino all’una di notte e pertanto è indispensabile partire MERCOLEDI’ 16 pomeriggio per cercare di raggiungere il Camping “La Mantinera” di Praia a Mare per la sosta notturna (chi vuole può sostare nei pressi dell’Isola di Dino all’esterno del campeggio). Si potrebbero fare più km ma Praia ha il vantaggio di non essere troppo lontana anche per chi volesse raggiungere il gruppo partendo il mercoledì sera ed arrivare la notte per ripartire la mattina di GIOVEDI’ 17 intorno alle 08,00. Arrivati a CALTANISSETTA bisognerà parcheggiare nell’area di sosta segnalata alle spalle delle Poste per la visita delle “VARE”. VENERDI’ 18 mattina si parte alla volta di AGRIGENTO e la sua Valle dei Templi (circa 68 km.). Subito dopo pranzo (non più tardi delle 14,30) si riparte per TRAPANI dove bisognerà parcheggiare nel grande piazzale dedicato ai camper (segnalato) e per poi andare a piedi al centro per visitare la toccante processione e della sua caratteristica “annacata”. SABATO 19 La mattina seguente si può decidere di visitare ERICE, caratteristico paesino sopra Trapani. Al rientro ci si può spostare nella vicina SEGESTA per visita del parco archeologico. DOMENICA 20 si consiglia la visita di PALERMO (consiglio di noleggiare un pullman per visitare tutti i punti più interessanti, compreso MONREALE, con una guida) e per la notte si possono scegliere il parcheggio nei pressi dell’area attrezzata (Piazzale Giotto) oppure il parcheggio (Freesbee) nei pressi di via Imperatore Federico (entrambi a pagamento) che io, personalmente, preferisco. LUNEDI’ 21 Consiglio la sosta all’interno della struttura “Praia Mare” nei pressi di Cefalù (Campofelice di Roccella) e da qui organizzare la visita di CEFALU’ che può essere effettuata anche la sera. MARTEDI’ 22 Spostamento a PIAZZA ARMERINA per la famosa “Villa del Casale” ed i suoi mosaici. Dopo la visita partenza per SIRACUSA per parcheggiare per la notte nei pressi dei siti Archeologici che verranno visitati la mattina di MERCOLEDI’ 23 e dopo pranzo bisognerà ripartire alla volta di GIARDINI NAXOS dove sosteremo al Parking Lagani e da dove prenderemo il pullman per la visita di TAORMINA che effettueremo nella giornata di GIOVEDI’ 24 restando sempre allo stesso Parking per la notte. VENERDI’ 25 riprenderemo il viaggio per il rientro cercando di arrivare al parcheggio della Certosa di Padula da visitare la mattina di SABATO 26. Per il pranzo ci fermeremo al Ristorante convenzionato “Romantica” del nostro amico di Teggiano: Paolo. Nel pomeriggio ci sposteremo nelle vicine “Gole dell’Angelo” altrimenti conosciute come le Grotte di Pertosa. DOMENICA 27 Tutti a casa per il rientro. Heviz, Budapest, Zakopane, Wieliczka, Kracovia, Oswiecim, Czestochowa, Praga,Cesky Krumlov Salisburgo Hanno preso parte al viaggio: Sergio e Lucia Cannarsa, Andrea e Marilina Cimmino, Gianni ed Anna Impinto, Alessandro e Paola Michelacci, Ivan e Silvana Perriera UNGHERIA L'Ungheria è uno Stato dell'Europa Centrale privo di sbocchi al mare; ha una superficie di 93.030 Kmq. con 10.552.000 abitanti (1990). Confina con cinque paesi: la Cecoslovacchia a nord, l'Unione Sovietica a nord-est, la Romania ad est, la Jugoslavia a sud, l'Austria ad ovest. E' un paese piccolo e povero di risorse naturali: ha nondimeno, però, una base agricola ed industriale ben sviluppata. La capitale è Budapest. Morfologicamente può essere divisa in tre parti: la Transadanubia ad ovest, caratterizzata da colline lievementi ondulate e da rilievi più pronunciati comprendente la Piccola Pianura; la regione delle montagne centro-settentrionale, a ridosso dei monti della Slovacchia; la Grande Pianura, ad est del fiume Danubio. Il monte più alto è il Kekes (1015 m.). L'Ungheria è stata nella sfera di influenza sovietica dal 1948, nel 1989 ha abbandonato il sistema di tipo comunista per una riforma di governo democratica multipartitica. Idrograficamente lo Stato si trova all'interno del bacino del Danubio, che è il fiume più lungo del paese, in cui confluiscono diversi affluenti (Tibisco, Raba, Drava). Il lago Balaton (598Km2) è il più grande dell'Europa Centrale.
DANUBIO Il Danubio è il fiume più lungo ed importante dell'Europa Centrale ed il secondo del Continente per lunghezza, dopo il Volga. Nasce sulle pendici della Selva Nera, nella Germania sud-occidentale, e dopo un corso di 2850 Km si getta nel Mar Nero. Scorre attraverso la Germania, l'Austria, l'Ungheria, la Jugoslavia, la Romania, nel confine della Cecoslovacchia, della Bulgaria e, nel tratto del delta, dell'Unione Sovietica. Il fiume nella regione sud-orientale della Grande Pianura Ungherese attraversa i monti circostanti scorrendo in mezzo ad una serie di gole spettacolari, dette le Porte di Ferro. Il Danubio è una via di comunicazione largamente usata dall'URSS e dai paesi comunisti dell'Europa Orientale, che dominano quasi completamente i trasporti dalla foce sino a Budapest. Nel corso superiore i traffici sono molto leggeri. La Prima tappa: Heviz BALATON Il territorio del Balaton fu formato dalle forze dei vulcani, il cui effetto si fa sentire ancora oggi, a distanza di 2,5 milioni anni dal loro spegnimento. Lungo il lago sorgono dozzine di sorgenti di zolfo, molte delle quali furono meta di quanti cercavano e trovavano guarigione. La più nota tra queste è la sorgente di Hévíz, che sgorga ai piedi dei monti di Keszthely. In verità si tratta di un geyser, dal cui cratere la sorgente trae la propria acqua termale con temperatura naturale a 38 °C. Qualcosa di simile si trova soltanto in Islanda. L'acqua sulfurea, leggermente radioattiva del lago di Hévíz è adatta come terapia per le malattie che riguardano le articolazioni. Il lago, anche dal punto di vista panoramico, offre uno scenario stupendo, particolarmente verso la fine dell’estate, quando sullo specchio dell’acqua fioriscono a migliaia le rose ninfee rosse importate dall'India. Hévíz, la più grande e conosciuta località termale dell'Ungheria è situata in una larga valle, a 6 km da Keszthely nella zona nord-occidentale del lago Balaton. Nonostante gli scavi degli ultimi decenni abbiano riportato alla luce reperti che testimoniano della presenza di un bagno termale sin dall'epoca dell'insediamento romano, i primi scritti menzionano Hévíz solo nel Trecento. La località ebbe poi una crescita veloce nella seconda metà del Settecento. La principale attrattiva di Hévíz è il lago d’acqua termale, unico al mondo, con una superficie di 4,7 ettari e profondo 36 metri. La temperatura estiva dell'acqua del lago è di 33-34 °C, e neanche nei giorni invernali più freddi scende al di sotto dei 26 °C. La portata d’acqua del lago è talmente grande che l’intera quantità d’acqua si ricambia nel giro di 28-30 ore. Tal enorme massa d’acqua non giace però a riposo. Infatti, l'acqua calda che affiora sulla superficie si distribuisce in direzione radiale e gira lentamente in senso orario, pertanto per la continua miscelazione, la temperatura dell'acqua è uguale in ogni punto del lago. L'acqua del lago inoltre affluisce, attraverso un canale, nel Balaton. Una delle sostanze curative più conosciute di Hévíz è il fango leggermente radioattivo presente in fondo al lago. Sia l'acqua curativa sia il fango sono molto adatti per il trattamento di malattie croniche dell'apparato motorio, di situazioni post-traumatiche, della gotta e della malattia di Bechterew. A causa della distanza del campeggio, per la sosta notturna ci siamo fermati nel parcheggio nei pressi delle terme. Tranquillo ed a pagamento solo durante il giorno.
BUDAPEST Budapest, la capitale dell'Ungheria, si estende sulle due rive del Danubio. Buda è montagnosa e circondata da colline, Pest si trova in pianura. Il territorio abitato da duemila anni ha una superficie totale di 525 Kmq., con una popolazione che supera i due milioni di abitanti. L'odierna Budapest si è formata nel 1873 dalla fusione delle città Buda, Pest ed Obuda. Suggerimenti per una visita PEST Il grandioso viale, più elegante della città, che parte dalla piazza degli Eroi per giungere quasi al fiume, è frutto di un'operazione urbanistica avviata nel 1870 e portata a termine nel 1884. Al di sotto di esso corre ancora il tratto della metropolitana aperto nel 1896, primo in Europa. Tra gli edifici di gusto neorinascimentale ed eclettici, tipici dell'architettura di Pest, spicca il Teatro dell'Opera di stato (foto a fianco). Il viale largo, diritto e magnifico sbocca in una piazza che pare uno scenario di teatro: ai due lati s'innalzano due edifici con timpano e colonnato che evidentemente nacquero per servire da museo, infatti, quello di destra è il Salone d'Esposizione, la maggiore sala d'esposizione o Galleria della città, quello di sinistra è invece il Museo delle Belle Arti: si dice sia il migliore cosiddetto "museo piccolo" d'Europa, con un ricco materiale di cui la parte più interessante è la pittura. - Piazza degli Eroi. In mezzo alla scenografica piazza si erge un obelisco con in cima un Angelo (Arcangelo Gabriele) che in una mano regge la doppia Croce Apostolica e, nell'altra la Sacra Corona (foto a destra). Ai piedi della colonna vi sono le statue di sette nobili cavalieri indomiti, vestiti con abiti orientali: sono i "sette principi" condottieri o principi delle sette tribù ungheresi (in parte personaggi leggendari ed in parte personaggi storici), che nell' 895 provenienti dalle rive settentrionali del Mar Nero e, portanti mandrie, greggi e mogli, si stabilirono nel territorio dell'odierna Ungheria. Dietro detto gruppo scultoreo vi è una colonnata a semicerchio, fra le colonne sfilano i personaggi eminenti della storia ungherese a cominciare da Santo Stefano fondatore dello Stato, tutt'intorno vi sono re e condottieri; l'ultima figura è invece un uomo politico: Lajos Kossuth (morto in emigrazione a Torino), che capeggiò la guerra d'indipendenza del 1848/49, condotta contro gli Asburgo. La sua figura per gli ungheresi rappresenta la "figura " ideale del patriota. La piazza, che fra i due musei può ospitare fino a mezzo milione di persone, conformemente allo spirito delle festività organizzate in occasione del Millennio è una specie di Pantheon storico all'aperto (ecco perchè piazza degli eroi). Vicino alla piazza degli Eroi si estende uno spiazzo grandissimo, coperto di cemento, ove oggi vi parcheggiano le auto, che ha però un significato storico. Infatti negli anni cinquanta era la piazza delle parate e delle manifestazioni ufficiali, con tribune vicino alle quali si ergeva la statua di Stalin, abbattuta e distrutta il 23 ottobre 1956 dalla folla inferocita. Dietro la piazza degli Eroi vi è la meta prediletta di svago ed incontri, il grande parco cittadino: macchie verdi, sentieri ombrosi, un piccolo lago, poi le attrazioni dello zoo, del circo, del luna park, e uno stabilimento termale in puro stile "belle epoque". Nel lago si specchia il "capriccio" architettonico del castello di vajdahunyad -museo all'aperto-, suggestivo complesso, che replica come in un compendio di storia dell'architettura, diverse tipologie di edifici ungheresi. Ospita ora l'interessante Museo dell'Agricoltura. Vicino al porto, inserita fra gli hotel, c'è una piccola piazza, che rappresenta un vivace centro di vita cittadina: la piazza è dedicata al letterato di età romantica del quale ospita il monumento (1908); una volta era chiamata piazza delle Erbe. Sempre nella piazza vi è la migliore pasticceria dell'Europa Centrale: la rinomata "Gerbeand", e la vecchia stazione della metropolitana. Poco lontano, in Vigado ter (I D4), è situata la singolare sala per concerti del Ridotto(vedi foto), ricostruita con modifiche interne (1859-64). Le architetture - Belvarosi templom L'antica parrocchiale di Belvaros è una sorta di summa di stratificazioni storiche: ben poco resta della primitiva struttura romanica (XII - XIII secolo), l'impianto è gotico (XIV - XV secolo) con inserti barocchi, compresa la bella facciata a due torri. All'interno, la nicchia del mihrab ricordo della trasformazione in moschea nel periodo della dominazione turca. E' stata una dei diversi "castrum" collocati sull'intero territorio. - Egyetemi templom La Chiesa dell'Università è la più bella delle Chiese barocche di Pest, per l'unità stilistica della facciata coronata da due campanili e dell'interno con ricca decorazione rococò (1725 - 71). - Gresham - palota L'edificio della Compagnia delle Assicurazioni Gresham (1907), al n°5 di Rooseveltter, è tra i più begli esempi di architettura "art nouveau" di cui la città abbonda. - New York Situato all'incrocio di Rakoczi ut con la grande circonvallazione, è uno dei caffè più famosi molto più bello degli altri ormai distrutti. Era frequentato da scrittori, giornalisti ed artisti (sulle pareti si possono ammirare i ritratti). Si chiamava New York, ora si chiama Hungaria e ancora oggi, sul balcone, al primo piano, giovani giornalisti e poeti si incontrano per mettere assieme riviste e giornali. L'edificio, indicibilmente ornato, pieno di merletti di pietra e di piccole torri, presenta sulla facciata del quale diavoli di bronzo che, estendendo le braccia, innalzano fiaccole a gas sopra la testa dei passanti. - Parlamento Il grandioso edificio neogotico del Parlamento (1884 - 1904), cui l'estensione lungo il Danubio e lo slancio di guglie e torrette conferiscono leggerezza, è inconfondibile punto di riferimento del panorama di Pest, grazie anche alla guglia terminale della fantasiosa cupola a costoni. Gli Ungheresi sono soliti dire: "probabilmente il Parlamento di altri paesi è più imponente, ma in quanto a grandezza e bellezza nessun altro può competere con il nostro" - Szent Istvan Bazilika La Basilica, la Cattedrale tetra, di stile neorinascimentale su cui si lavorò 50 anni, è dedicata a Stefano (XI secolo), il Santo re mitico fondatore della Nazione Ungherese. In modo piuttosto insolito sull' Altare Maggiore troviamo la statua del re che si fece incoronare il Natale del 1000 con una corona inviatagli dal Papa. In una cappella laterale della Basilica è conservata la "Sacra Destra" - la mano destra del re Santo Stefano col pugno chiuso" -. Questa reliquia oggi viene di nuovo onorata dai fedeli nel corso della processione che si svolge in occasione della festa più antica e più popolare ungherese, in occasione del giorno di Santo Stefano, il 20 agosto, quando il re Santo teneva giudizio. BUDA - Aquincum Vicino alla testata del ponte Elisabetta, nel sottosuolo, nel distretto di Obuda tra Danubio e le colline di Buda, furono trovati i resti di un castrum romano - Contra Aquincum - che doveva essere uno dei posti di guardia del sistema difensivo "limes" dei confini dell'impero romano (foto a sinistra). Infatti in questi luoghi ebbero inizio i primi insediamenti da cui prese origine la città. Si trovano rovine di grande interesse per la vastità e le varie tipologie di edifici (case, negozi, una basilica, terme, mitreo). L'Anfiteatro di via Nagyzombat è, però, un reperto dell'epoca romana più vistoso rispetto alle rovine di Aquincum. Questo anfiteatro era situato a vari chilometri dalla città antica, a sud del ponte Arpad a Buda. Il teatro circolare è rimasto quasi intero perchè i popoli, che sapevano ben poco dei loro predecessori antichi e che si erano stabiliti in questi posti alla fine del secolo IV, avevano utilizzato le mura grossissime, come fortificazioni. Le tribù ungheresi, invece, arrivate alla fine del secolo IX, credettero di appropriarsi della loro legittima eredità, lasciata da Attila, re degli Unni e loro avo (infatti l'impero di Attila probabilmente doveva essere in questi paraggi, nel territorio che si estende fra i fiumi Danubio e Tibisco) ritenendo che la grande e maestosa costruzione fosse il palazzo del re: ecco perchè molto naturalmente vi allestirono la reggia del proprio principe. - Disz ter La vasta armoniosa piazza d' Onore, stretta tra le mura bastionate e ornate di monumenti, è il nodo di giunzione dei due settori della Fortezza di Buda, comunicando da un lato con l'area urbana ancora dominata dalla Chiesa di Mattia (Matyas templom) e dall'altro con l'adiacente Szent Gyorgy ter, sulla quale si affaccia il Palazzo Reale. - Fou tca La bella strada, ai piedi del monte del Castello, corre parallela al Danubio. La via principale (questa è la traduzione) attraversa completamente il quartiere chiamato Vizivaros (città delle acque) che era il quartiere dei poveri. Ad una estremità troviamo il rione Taban, a suo tempo abbastanza malfamato, che oggi è solo un grande prato. Da ammirare l'armoniosa sequenza di palazzi settecenteschi e chiese barocche come Szent Anna templom, con la slanciata facciata a due torri. Anticamente in questa strada s'aprivano, una dietro l'altra, osterie e locande (più di cento); oggi ne è restata qualcuna. All'altra estremità della via troviamo i bagni tra cui l'edificio ultracentenario del Bagno di San Luca (Lukas furdo) ed i cosiddetti bagni dell'Imperatore (1566 - 70), il più bell'esempio di architettura turca rimasto dalla dominazione ottomana. Questi edifici sono collocati proprio laddove nel 1330 i cavalieri dell'ordine dello Spirito Santo costruirono il primo Ospedale. - Gellert-hegy Oltre il Danubio, immerso nel verde del Jubileumi Park (1967), creato nel cinquantenario della rivoluzione russa del 1917, l'alto sperone roccioso è coronato dall'ottocentesca fortezza austriaca della Cittadella, che offre uno splendido panorama della città dai cammini di ronda. Sul punto più alto il monumento alla Liberazione (1947), dedicato ai soldati sovietici caduti nella liberazione di Budapest. Ai piedi della collina sono due interessanti esempi di bagni termali risalenti all'epoca turca (Rac firdo, Rudas furdo) e quello moderno, assai frequentato, annesso all'albergo Gellert, in gustoso stile "belle époque" dai vivaci colori (1912-18). - Orszaghaz utca E' la centrale e la più pittoresca delle strette vie parallele (Fortuna utca; Uri utca) che costituiscono la spina dell'impianto urbano della Fortezza: un'affascinante insieme di case e cortili medievali, con decoro gotico, e bei palazzi barocchi. - Varhegy La maestosa Fortezza distesa sul colmo dello sperone roccioso che domina il Danubio dall'altezza di 60 m è simbolo ed emblema della città, di cui sintetizza la storia, fatta di assedi, distruzioni e ricostruzioni, fino all'ultima, dopo la seconda guerra mondiale. Si visita l'affascinante e silenziosa piccola città, chiusa tra le poderose mura e opere di difesa, tra antiche case e palazzi barocchi, che trova il suo cuore nella Szentharomsag ter, la piazza della Trinità, segnata dalla settecentesca colonna votiva per la cessazione della peste (1713) e dal suggestivo Matyas-templom. Anche il modernissimo Hotel Hilton è inserito in una cornice antica: le rovine di una chiesa gotica e le strutture di un settecentesco convento domenicano. Le Architetture - Halaszbastya Di insolito fascino è l'articolato complesso del "Bastione dei Pescatori”, tratto delle mura la cui difesa era compito della corporazione dei pescatori, ricostruito in pittoresche forme neoromantiche (1901 - 03), è uno dei luoghi più frequentati dai turisti. Pieno di bancarelle che vendono tante cianfrusaglie o oggetti bellini. Bella è la statua equestre di re Santo Stefano. Consigliabile è anche la visita di sera, in quanto dal Bastione si può ammirare il panorama notturno della città che è veramente indimenticabile. - Matyas-templom Di origini romaniche ( nacque su ordine del re Mattia Corvino), ma di impianto sostanzialmente gotico (XIV XV secolo), la chiesa di Mattia e Nostra Signora o dell'Assunta o anche dell'incoronazione è la Cattedrale di Buda. E' un complesso che, ad onta di rifacimenti e restauri, trae dall'ambiente la sua particolare suggestione. I fianchi sono adorni di portali scolpiti e la facciata svetta nella fantasiosa torre gotico-fiorita la cui cuspide è punto di riferimento indimenticabile del panorama di Buda, così ricco di guglie e torri. La si vede rappresentata già sui primi disegni e incisioni su Buda. I turchi trasformarono la torre in minareto, mentre la chiesa serviva da moschea. - Varpalota La grandiosa mole del Palazzo Reale occupa tutta la parte meridionale della Fortezza. Anche se la sua origine è assai più antica, il complesso che vediamo oggi è di base settecentesco, articolato in blocchi simmetrici con distesa fronte ad ali verso il Danubio, a colonnati con cupola sul corpo centrale. La ricostruzione, resa necessaria dalla devastazione avvenuta nel 1945, ed anni di lavoro di restauro hanno fatto del palazzo una splendida concentrazione di istituzioni culturali. Vi trovano sede, oltre alla Galleria Nazionale, la Biblioteca Nazionale ed il Museo Storico della città, allestito in parte negli ambienti gotici venuti alla luce negli ultimi restauri. Ancora una volta abbiamo parcheggiato nel parcheggio a due passi dalla funicolare (venendo dal Ponte delle Catene a sinistra). Purtroppo il parcheggio non è più gestito dai parcheggiatori ma dalle macchinette che permettono la sosta per sole due ore e, per questo motivo, abbiamo preso varie multe. ZAKOPANE La Chamonix dei Tatra, quasi al confine con la Slovacchia, è la capitale polacca degli sport invernali ed ospita una stazione sciistica apprezzata anche da tedeschi e inglesi. L'abbiamo visitata arrivando prima di pranzo per ripartire nel tardo pomeriggio. Una breve visita ti permette di comprendere quanto sia delizioso questo paesino montano. Sbaglia però chi relega questa piccola città soltanto a questo ruolo. Zakopane, abitata da oltre 4 secoli, vanta una architettura che porta il suo stesso nome. Questo stile deriva dalle abitazioni locali in legno, simili a piccole case delle fate ricche di verande, bovindi, abbaini, alti tetti spioventi, uniti ad una profusione di intarsi e decorazioni lignee, il tutto su fondamenta in granito. Oltre alle testimonianze ancora sparse nelle vie del piccolo centro storico, il museo dei Tatra qui ospitato descrive efficacemente, tramite la ricostruzione degli ambienti e delle tipiche abitazioni, lo stile di vita degli abitanti della zona: pastori e agricoltori. Inoltre vi sono collezioni di etnografia di costume e di arte popolari dei montanari. Passeggiando nel raccolto centro storico, pedonalizzato nelle vie centrali, potrà ammirare alcune vecchie abitazioni tipiche, come Casa Koliba, oggi museo, oppure acquistare decine di prodotti tipici, come dolci, formaggio affumicato, maglioni e tappeti di lana, nelle molte bancarelle che le affollano. I MONTI TATRA Zakopane è anche la porta d'accesso a uno dei più grandi tesori naturali polacchi, la bella catena montuosa dei Tatra. Queste montagne, le più alte fra le Alpi e il Caucaso, appartengono in parte alla Polonia e in parte alla Ceco-slovacchia. La cima più alta dalla parte polacca è il monte Rysy (2.499 metri). Quella dei Tatra è una zona incantevole, con i suoi scenari di tipo alpino e l'abbondanza di torrenti, cascate e la-ghi, il più grande dei quali è il Morskie Oko (Occhio del mare). Da Zakopane si raggiunge con l'autobus e poi con una breve passeggiata, per un totale di cinque ore di tragitto. I posti più belli sono collegati da una fitta trama di sentieri, con diversi gradi di difficoltà: da semplici passeggiate ad arrampicate su roccia. Le scalate nei monti Tatra sono facilitate dalla disponibilità di guide esperte. Esiste un servizio volontario di soccorso dei gitanti in difficoltà. Chi passa le vacanze qui non deve dimenticare, tuttavia, di trovarsi in una zona protetta, il Parco nazionale dei Tatra, dove vigono delle regole precise. Le escursioni sui Tatra sono possibili sia d'estate sia d'inverno, ma la sicurezza personale dipende in larga misura dal grado di esperienza posseduto. WieliczkaAl nostro arrivo abbiamo puntato direttamente verso le miniere di Sale "Kopalina Soli" ed abbiamo parcheggiato nel parcheggio interno delle miniere. Vista la comodità e la tranquillità del parcheggio, nel quale è anche possibile fare rifornimento d'acqua, e la possibilità di prendere dei minibus che, per pochi €uro a persona, ci portavano da Wiliczka a Kracovia, e viceversa, abbiamo deciso di fare diventare Wieliczka la base della nostra visita. Per la visita alle miniere è consigliabile prendere la guida (197 Zsloty). In questa cittadina a 15 km dal centro di Kracovia si trova la miniera di sale più antica d’Europa. Le dimensioni sono enormi, circa 300 chilometri di gallerie distribuiti su nove livelli, che arrivano a quasi 400 metri di profondità. Tra i suoi visitatori si ricordano Copernico, Goethe, Balzac, Chopin e molti altri. La particolarità che la rende unica al mondo è l’interno, decorato con statue, bassorilievi, nicchie e cappelle scolpite nel sale. Gli artisti sono gli stessi minatori i quali, a causa della pericolosità del loro mestiere, erano spinti ad una religiosità profonda che spesso si fondeva con la superstizione. Lo dimostrano i numerosi racconti e personaggi misteriosi che ruotano attorno alla minieria. La sua stessa scoperta risale a una leggenda. La principessa Kinga, figlia del re d’Ungheria, divenne moglie del principe di Cracovia. Ella si fece lasciare in dote un pozzo di sale nel quale, seguendo un’ispirazione divina, gettò il suo anello di fidanzamento. Mentre si avvicinava a Cracovia, ubbidendo ancora ad un’intuizione divina, Kinga diede ordine di scavare un pozzo proprio a Wieliczka: si imbatterono immediatamente nel sale e nel primo cristallo estratto fu rinvenuto l’anello. Da allora Kinga, la “Signora del Sale”, è la patrona dei minatori polacchi e a lei è dedicata la sala principale della miniera, dalle dimensioni impressionanti: alta 12 metri, lunga 55 e larga 18. Le pareti sono decorate da altari, bassorilievi e cappelle interamente ricavate nel sale. Qui si tengono concerti per la festa della patrona Kinga, a Natale ed in altre occasioni. L’altro protettore della miniera è Skarbnik. Se tagliava la strada a qualcuno o faceva un segno di divieto bisognava tornare subito indietro. Era uno spirito benigno che avvertiva di catastrofi imminenti come il crollo di una galleria o lo scoppio dei gas. È presente un museo con attrezzature, cristalli di sale e documenti. KRACOVIA Anche per l'antica capitale polacca abbiamo preso una guida (200 zsloty). Città regale situata sulla Vistola ai piedi della collina calcarea del Wawel, in cima alla quale si ergono il magnifico Castello Reale e la Cattedrale di San Venceslao e di S. Stanislao Vescovo, patrono di Polonia. Importante centro di cultura Cracovia annovera oltre 70 chiese, in alcune di queste sono custoditi 25 quadri celebri per le grazie concesse. Nello stesso luogo in cui una volta si ergeva la basilica romanica, di cui si è conservata la cripta di San Leonardo, sorse nel XIV secolo la costruzione che si vede oggi: un edificio gotico di pietre e mattoni con un presbiterio a quattro campate con deambulatorio. Dietro il transetto, un breve corpo composto di tre campate; il tutto attorniato da una corona di 18 cappelle, di cui la più splendida è quella rinascimentale del re Sigismondo, detta Cappella Zygmuntowska. Valore del tutto particolare è costituito dai Sepolcri reali disposti nelle arcate con la figura del re scolpito sopra i sarcofagi. I più rilevanti sono quelli dei re Casimiro il Grande, Ladislao Jagiello, Casimiro degli Jagelloni, nonchè lo splendido sepolcro di Sigismondo il Vecchio. Sotto la croce del transetto è situato il mausoleo in stile barocco dedicato a Santo Stanislao, ucciso nella Chiesa Na Skalce (sulla Rupe) per ordine del re Boleslao il Temerario. Il sarcofago d'argento posto sull'altare, eseguito nel Seicento, racchiude le reliquie del vescovo martire. Nella Torre delle Campane d'Argento si trova la grande campana Sigismondo (18 tonnellate di peso), mentre nei sotterranei della cattedrale del Wawel giacciono i re, gli artisti e i condottieri più benemeriti della Polonia. Le sale del tesoro e la biblioteca con una grande collezione di manoscritti offrono una meta di indiscutibile valore artistico e culturale. La città reale è ricca di chiese storiche. In cinque di loro si trovano immagini incoronate della Madonna. Nella cappella dietro la sacrestia della chiesa dei Padri Bernardini è stato collocato il quadro della Madonna della Consolazione di Sokal, dipinto su una lastra di rame, che rappresenta la Madonna con Gesù Bambino. Incoronato nel 1724, questo quadro era venerato ed amato dal popolo polacco e ruteno, fu poi trasferito a Cracovia dopo la seconda guerra mondiale. Vi sono anche la bellissima scultura di Sant'Anna, capolavoro della scuola di Wit Stwosz, e il quadro settecentesco Danza della Morte. Nella bellissima chiesa dei Padri Carmelitani, dedicata alla Visitazione della Santissima Maria Vergine Na Piasku, fondata dal re Ladislao Jagiello, si trova il quadro miracoloso della Madonna col Bambino, dipinto su intonaco nel 1587, l'immagine fu incoronata nel 1883. Luogo prediletto dai re polacchi, qui pregarono la regina Bona Sforza, i re Sigismondo III Wasa, Ladislao IV e Giovanni III Sobieski. L'intera cappella è coperta di ex-voto. Presso la basilica dei Padri Francescani, in una cappella laterale, c'è l'immagine venerata da secoli della Madonna Dolorosa, detta la Mesta Benefattrice, dipinta all'inizio del Cinquecento. Il quadro rappresenta Maria in piedi con una spada, simbolo del dolore, che e trafigge il cuore. Ai lati quattro angeli reggono gli strumenti della Passione del Signore. Nella basilica gotica dei Padri Domenicani, in una cappella laterale, è appeso il quadro della Madonna del Rosario, copia della Madonna della Neve di Roma. La cappella e il quadro sono custoditi dalla Confraternita del Rosario. La prima domenica di ottobre si svolge la celebre processione del rosario. Nella chiesa delle Suore della Presentazione, dedicata a San Giovanni Battista e a San Giovanni Evangelista, nell'altare maggiore si trova il quadro, celebre per le grazie concesse, della Nostra Signora di San Giovanni del Riscatto degli Schiavi, che risale al primo Cinquecento. Nel corso dei secoli sono avvenuti numerosi miracoli. Qui, inginocchiati davanti al quadro miracoloso, hanno pregato il re Giovanni III Sobieski, per ringraziare la Madonna della vittoria riportata a Vienna, e Taddeo Kosciuszko. L'immagine è stata incoronata nel 1965 da Karol Wojtyla (Papa Giovanni Paolo II), allora arcivescovo di Cracovia. Il suo cuore è costituito dalla chiesa dell'Assunzione della Santissima Maria Vergine Mariaki che si affaccia sulla piazza del mercato. Il tempio gotico, costruito nella seconda metà del XIV secolo, vanta uno slanciato presbiterio in cui si trova un'insigne opera d'arte scultorea: l'altare Mariacki, eseguito da Wit Stwosz negli anni 1477-89. Vicino all'ingresso, nella cappella di destra, c'è il quadro miracoloso della Madonna di Czestochowa, una fedele copia di quello di Jasna Góra. Le figure della Madre e del Bambino sono coperte di manti. Dal collo della Madonna pende un ex-voto: l'ordine dell'Aquila Bianca, suprema onorificenza concessa in Polonia prima della spartizione, simbolo del potere della Madre di Dio sulla nazione. Sulle pareti sono numerosi gli ex-voto e moltissimi i fiori e ceri portati dai pellegrini. La regione attorno a Cracovia offre spunti di primissimo livello, tanto da meritare un viaggio apposito. Oltre alle spettacolari miniere di sale di Wieliczka e la cittadina di Zakopane, capitale polacca degli sport invernali (delle quali abbiamo già parlato), esistono altri siti imperdibili come il bel parco nazionale di Ojkow e le sue sculture naturali in pietra, i vicini monti Tatra, delle Alpi in miniatura, ed i due campi di concentramento più tristemente famosi Auschwitz I e II. Oswiecim (Auschwitz) Parcheggio per la notte all'interno del campo di concentramento. L'ingresso e gratuito e vale la pena, anche in questo caso, prendere la guida (168 zsloty). Il campo di concentramento di Auschwitz fu fondato nel 1940. Sorge nei pressi della città di Oswiecim in Polonia ed inizialmente doveva servire da strumento di terrore e di sterminio dei polacchi. Successivamente i nazisti iniziarono a deportarvi gente di tutta Europa. Dal 1942 il campo diventò anche il maggior centro di sterminio degli ebrei. Questi erano stati convinti che stavano andando ad abitare i nuovi terreni occupati dell'Europa dell'Est. A costoro i nazisti vendevano inesistenti terreni o offrivano lavoro in inesistenti fabbriche. Ciò motiva il perchè i deportati portavano con loro tutti i loro averi. A causa della non registrazione dei deportati, è molto difficile conoscere il numero esatto delle vittime di Auschwitz, ma da alcuni anni gli studiosi sembrano essere d'accordo che tale cifra sia di 1,5 milioni. Altri studi invece porterebbero tale cifra a circa 6,5 milioni. Czestochowa È uno dei più importanti centri di culto nell'intero mondo cristiano, e i suoi pellegrinaggi hanno tradizioni che risalgono al trecento. Ogni anno qui giungono 4-5 milioni di persone, di cui circa 100 mila dall'estero. Solo a Lourdes e a Fatima si notano frequenze più elevate. Indicative del ruolo di Jasna Góra, con il suo quadro miracoloso della Madonna di Czestochowa, sono in Polonia le seguenti denominazioni comunemente assegnatele di Capitale della Corona di Polonia, di Confessionale della Nazione. I re polacchi hanno sempre indirizzato aJasna Góra una grande venerazione. A cominciare da Ladislao Jagiello, fondatore della chiesa e da sua moglie Edvige, ognuno di loro ad incoronazione avventura usava recarsi a Czestochowa per rendere omaggio alla Madonna Nera. L'unico a non esserci mai venuto è stato l'ultimo re polacco Stanislao Augusto Poniatowski. Alla Santissima Madonna di Jasna Góra oltre ai re da sempre hanno reso omaggio polacchi illustri, condottieri ed etmani, scrittori èd artisti. L'oggetto del culto è il quadro miracoloso della Madonna col Bambino, di tradizione medioevale bizantina. Il quadro venne portato a Jasna Góra nel 1382 dal principe di Opole Ladislao che fece costruire sulla cima della collina calcarea sovrastante la città di Czestochowa, la chiesa e il monastero dei Paolini. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, il monastero fu saccheggiato e il quadro profanato. Nel quadro sono ancora visibili gli sfregi apportati alla guancia della Madonna Nera. Nei burrascosi primi decenni del Seicento, per proteggere il monastero, vennero costruite fortificazioni a bastioni, all'interno delle quali vegliava costantemente una guarnigione militare. Nel 1655 per due mesi Jasna Góra resistette vittoriosamente all'assedio dell'esercito svedese. Negli anni 1770-71 fu invasa dalle truppe dei Confederati di Bar che qui si difesero contro i russi. La fortezza resistette poi nel 1809 al massiccio assedio degli austriaci ma, quattro anni più tardi, dovette arrendersi all'esercito russo: una parte delle mura fu abbattuta e colmata la fossa. Dopo l'incendio del 1690, la Chiesa dell'Assunzione della Santissima Maria Vergine e del Ritrovamento della Santa Croce fu ristrutturata e assunse forme basilicali. L'interno della chiesa è ancora oggi riccamente ornato di stucchi, affreschi e marmi in stile barocco. Attigua alla chiesa è la cappella della Madonna sul cui altare, fondato nel 1650 dal Cancelliere della Corona di Polonia Giorgio Ossolinski si trova il quadro miracoloso della Madonna Nera di Jasna Góra, eseguito in ebano con ornamenti d'argento. Nel 1717 il quadro miracoloso della Madonna di Jasna Góra fu incoronato col diadema papale. A cominciare dal secolo scorso numerose chiese a Lei dedicate furono erette: in tutto il mondo ce ne sono oltre 350, di cui circa 300 solo in Polonia. Il culto della Madonna di Czestochowa si esteso sul continente americano, in Australia, in Africa e anche in Asia. A partire dal Quattrocento appaiono, una dopo l'altra, numerose copie del quadro. Un centinaio è circondato di particolare venerazione, e oltre 10 copie del quadro sono state incoronate. Le opere d'arte custodite a Jasna Góra si possono ammirare in tre esposizioni: nel Tesoro, nel Museo del Seicentesimo Anniversario di Jasna Góra e nell'Arsenale. La sera stessa siamo partiti in direzione della Repubblica Ceka fermandoci a dormire in un parcheggio nei pressi di ............... a due passi dal lago di .................... REPUBBLICA CECADOCUMENTI: Per recarsi nella Repubblica Ceca è indispensabile, per i turisti italiani, il passaporto. Tale passaporto dovrà avere una validità residua di almeno tre mesi dalla data di fine del viaggio. Al transito in frontiera, viene rilasciato il visto gratuito. In caso di furto o smarrimento dei documenti bisogna effettuare denuncia all'autorità di Polizia locale e contattare il Consolato Italiano.
VALUTA E CAMBIO: La Valuta ufficiale è la Corona Ceca (Czk). Sono in corso monete da 1, 2, 5, 10 e 20 corone e da 10, 20 e 50 centesimi di corona. Per quanto riguarda le banconote, ve ne sono da 5.000, 2.000, 1.000, 500, 200, 100, 50 e 20 corone. 1.000 corone ceche equivalgono a circa 31,45 €uro. Non accettate mai proposte di cambio al nero. Il cambio può essere effettuato presso sportelli bancari e i numerosi uffici di cambio della città. Chi dispone di carte bancomat valide per l’estero, può utilizzare gli sportelli bankomat delle più importanti banche. Le carte di credito sono accettate in quasi tutti i ristoranti ed in moltissimi negozi. PER TELEFONARE: La Repubblica Ceca dispone di un sistema telefonico efficiente. Per usare gli apparecchi pubblici bisogna munirsi di una carta telefonica, in vendita presso tabaccai e giornalai. Per chiamare l'Italia occorre selezionare 0039 + prefisso della località italiana omettendo lo 0 + il numero dell'abbonato. Dall'Italia il prefisso è 0042 + numero della città (02 per Praga) ed il numero dell'abbonato. La Repubblica Ceca è coperta della rete GSM ed è quindi possibile utilizzare i cellulari di questo tipo. SALUTE: A Praga esistono buone infrastrutture sanitarie. Le farmacie dispongono di quasi tutte le specialità medicinali più diffuse in Europa. Non sono necessarie né richieste vaccinazioni. SICUREZZA: Vengono registrati con una certa frequenza episodi di microcriminalità relativi soprattutto a borseggi e furti di automobili. Per i borseggi bisogna fare attenzione nei luoghi molto frequentati (mezzi pubblici affollati, luoghi di particolare interesse turistico). Si consiglia di depositare passaporto, documenti di viaggio e contanti presso la cassaforte dell’hotel. Le automobili straniere, specie se di modelli recenti, conviene lasciarle in un garage o in un parcheggio custodito. TRASPORTI: I trasporti pubblici di Praga funzionano perfettamente. Il biglietto per autobus, tram e metro costa 12 corone (valido 1 ora) e si vende presso tabaccai, edicole e stazioni della metropolitana ma anche in Campeggio. Ve ne sono anche da 8 corone, con validità di 15 minuti per una sola corsa. Per i minori di 12 anni sono previste tariffe scontate (6 corone). Se proprio avete bisogno di utilizzare un taxi, rivolgetevi alla Soc. Profi Taxi (tel. 14035). Le centraliniste parlano inglese e gli autisti di questa società sono generalmente seri e onesti MA E' SEMPRE BENE CHIEDERE in Campeggio o al proprietario del ristorante di chiedere per voi la tariffa prima di salire sul taxi. Per tornare in campeggio ci hanno chiesto dalle 350 alle 750 corone. Pertanto, evitate, ove possibile, di fermare al volo un taxi. Dall’aeroporto la tariffa dei taxi per il centro è fissa: 600 corone. E’ tuttavia possibile utilizzare il servizio della Soc. Cedaz, che effettua il collegamento tra l’aeroporto e namesti Republiky (Piazza della Repubblica) con pulmini che partono frequentemente proprio dall’uscita dell’aeroporto. Il costo è di 90 corone a persona. AMBASCIATA D’ITALIA (Sezione Consolare): Nerudova 20 (Fermata tram 22 o 23 Malostranské Namesti – Stazione Metro Malostranska) Tel. 0042.02.33080111 Si raccomanda ai Signori Passeggeri di presentarsi in aeroporto 3 ore prima della partenza dei voli internazionali e 2 ore prima per quelli nazionali e di riconfermare i voli di ritorno al più tardi 72 ore prima della partenza. Telefono di Emergenza: dopo la chiusura degli Uffici ed il Sabato e la Domenica (0042)06.07715464. PRAGA (Rep Ceca) Senza dubbio la sosta consigliata è quella del campeggio e noi abbiamo scelto il Caravan Camping PRAGA sulle sponde della Moldava. Da qui si raggiunge Piazza Venceslao con il bus, prima, ed il metrò, dopo. Staromestské namestí (Piazza della Città Vecchia) La piazza piu importante della Praga storica. Fondata nel XII sec., fu testimone di numerosi avvenimenti storici. Oltre il Municipio della Città Vecchia e la Cattedrale della Madre di Dio davanti a Tyn, i monumenti dominanti della piazza sono la chiesa barocca di San Nicola (K. I. Dienzenhofer, 1732 - 1735), il palazzo rococo` Kinsky (oggi vi si trova una raccolta di grafica della Galleria Nazionale), la casa Alla Campana di pietra (il palazzo borghese gotico del XIV sec. che serve oggi da sala concerti e mostre della Galleria d'arte di Praga capitale) e la statua del Maestro Jan Hus di Ladislav Saloun (1915). Sul lastrico è segnato il luogo della decapitazione di 27 nobili boemi (21/6/1621) e il meridiano di Praga. In un angolo della piazza troveremo Staromestska radnice s orlojem (Municipio della Città Vecchia con l'Orologio) Fondato nel 1338 come sede dell'autogoverno della Città Vecchia. La parte gotica e piu antica del complesso proviene insieme alla torre, alla cappella del balcone chiuso ed alle ricche decorazioni, dalla seconda metà del XIV sec. Dall'orologio (costruito all'inizio del XV sec.) appaiono tutte le ore tra le 9.00 e le 21.00 12 apostoli. Nella parte inferiore si trova un calendario con i segni dello zodiaco, opera del pittore Josef Manes (1865). L'ala est neogotica è stata rovinata l'8 maggio 1945 e non è stata piu rinnovata. Altro monumento rappresentativo di Praga è Chram Matky Bozí pred Tynem (Cattedrale della Madre di Dio davanti al Tyn). La piu impressionante costruzione gotica sacrale di Praga, edificata dalla metà del XIV sec. fino all'inizio del XVI sec. Alla fine del XVII sec. l'interno della chiesa fu ricostruito nello stile barocco. La chiesa è interessante inoltre per le pale dell'altare di Karel Skréta e per la tomba di Tycho De Brahe. Attualmente la chiesa è parzialmente in restauro. Da qui, ci sposteremo per circa 200 mt. per visitare la torre Prasna brana (Torre-Polveriera) L'ingresso monumentale nella Città Vecchia. La costruzione gotica del 1475 eseguita da Matej Rejsek. Divento` deposito della polvere da sparo. Alla fine del XIX sec. ristrutturata da J. Mocker. Orario di apertura: tutti i giorni 10.00 - 18.00 (aprile - ottobre) PRAGA costituisce essa stessa una provincia di 496 km2. Situata in splendida posizione a 181 m sulle rive della Moldava (Vltava), nel cuore della Boemia, alla convergenza di una fitta rete stradale e di linee ferroviarie e aeree che la collegano con i principali centri dell'Europa, non è soltanto la più grande città della Rep. Ceca, ma ne è anche il maggior centro industriale, commerciale, finanziario, politico, culturale e religioso. In ceco, Praha; in ted., Prag. Storia: soltanto nel 1253, dopo la fusione delle piccole borgate sulla riva destra e dopo essere stata cinta di mura, che PRAGA fu riconosciuta giuridicamente come città: quella che ancora oggi viene chiamata Città Vecchia. Nel 1257, Ottocaro II favorì la formazione sotto il castello di una nuova città (Città Piccola) per accogliervi i coloni tedeschi, presenti in gran numero. Ma il momento più fulgido della storia di PRAGA è legato al regno di Carlo IV di Lussemburgo che ne fece la sua residenza: a lui si deve la costruzione della Città Nuova, la fondazione dell'università (1348, divenuta poi il maggior centro del nazionalismo ceco), l'innalzamento della sede vescovile ad arcivescovado e l'allargamento del tessuto urbano. La colonizzazione germanica raggiunse il suo culmine alla fine del Medioevo: i Tedeschi formavano i quadri della classe borghese e dell'alta gerarchia ecclesiastica. Ogni tentativo di cultura autoctona veniva recisamente stroncato; anche le cattedre universitarie erano occupate da insegnanti di origine tedesca. La reazione nazionalistica, fomentata da spinte sociali e religiose, non si fece attendere e si configurò con le ben note guerre ussite (sec. XV). PRAGA fu l'epicentro della lotta che permise ai Cechi un periodo di preminenza sulla città, peraltro ribadito dagli Iagelloni che provvidero anche a riunificare i corpi separati dell'impianto cittadino (1518). Tutte queste conquiste furono vanificate da Ferdinando I, contro il quale fallì la rivolta del 1547, e la conseguente decadenza della città si accentuò dopo la designazione di Vienna a capitale assoluta dell'Impero asburgico. Durante il regno di Ferdinando II una nuova ondata di germanesimo provocò l'insurrezione (1618), condotta dalla nobiltà protestante e antiasburgica, nota come la “defenestrazione di Praga” episodio che scatenò la guerra di Boemia e, simultaneamente, la guerra dei Trent'anni. La sconfitta della Montagna Bianca (1620) si ripercosse fatalmente su PRAGA, invasa dai Sassoni (1631-32), dagli Svedesi (1648), e via via abbandonata dai suoi stessi abi tanti: intere famiglie di borghesi e di nobili non cattolici dovettero sfuggire alle persecuzioni religiose lasciando la città già condannata a un triste declino. Una sensibile ripresa dell'economia si ebbe nel Settecento e nel 1784 i corpi sparsi della città furono riunificati per disposizione di Giuseppe II, consentendo un omogeneo sviluppo della stessa. Tuttavia la politica centralizzatrice dell'imperatore suscitò nei Praghesi quei sentimenti nazionalistici che dopo lunghi anni portarono alla rivoluzione del 1848, duramente repressa dagli Austriaci. Nel 1861 i rappresentanti della popolazione slava vinsero le elezioni e nel 1878 fu fondato il Partito Operaio Socialdemocratico Ceco. La prima Repubblica Cecoslovacca è del novembre 1918 e in quell'occasione PRAGA divenne la capitale del nuovo Stato. L'indipendenza durò fino al 1939 quando la città fu occupata dalle truppe naziste. Soltanto nel maggio 1945, dopo anni di atroci sofferenze, la città tornò libera per l'intervento dell'armata sovietica in concomitanza con la sollevazione popolare. Nel febbraio 1948 i comunisti presero il potere, ma negli anni Sessanta PRAGA, anima ed espressione dello Stato, avviò il tentativo di instaurare un nuovo corso politico-economico e sociale autonomo (primavera di PRAGA); nell'agosto 1968 le truppe del Patto di Varsavia entrarono in città restaurando la tradizionale linea di fedeltà al blocco socialista dell'Europa orientale. Questa è venuta meno solo alla fine degli anni Ottanta, quando la cosiddetta “rivoluzione di velluto” ha portato alla democratizzazione del Paese preludendo anche, dopo un passaggio attraverso la formula federativa (1990), alla sua scissione nelle due repubbliche indipendenti Ceca e Slovacca (1º gennaio 1993).Urbanistica La città sorge su una serie di alture lungo le rive della Moldava, prima della confluenza con l'Elba, dove la vallata del fiume si apre a raccogliere le valli secondarie degli affluenti. L'insediamento, iniziato nel sito fin dal periodo neolitico, si sviluppò successivamente sulle due rive del fiume fino a stabilizzarsi con la costruzione dei castelli di Vysehrad (sulla riva destra, prima sede dei duchi di Boemia, sec. IX) e di Hradcany (sulla riva sinistra, sec. X, dal 973 sede vescovile, poi dimora dei sovrani e centro politico, culturale e religioso della città). Già nel sec. X un ponte in legno, sostituito alla fine del sec. XII da uno in pietra, connetteva la riva sinistra del fiume a quella destra, dove i nuclei abitati sorti nella piana dell'ansa furono unificati in città da Venceslao I nel 1232-35 (Staré Mesto, Città Vecchia) e difesi nel 1253 da una prima cinta di mura in pietra. Nei sec. XI-XII il castello di Hradcany, ampliato e fortificato, assunse le dimensioni di una cittadella, racchiudendo vari edifici militari e amministrativi e la cattedrale di S. Vito. Nella zona sottostante il castello, sulla sinistra della Moldava, nel sec. XIII venne realizzato un nuovo insediamento, Malá Strana (Città Piccola), abitato prevalentemente da coloni tedeschi e successivamente collegato alla Città Vecchia mediante il gotico ponte di Carlo. Visiteremo Mala Strana nel pomeriggio di giorno 19 per una lunga visita pomeridiana e serale. Il processo di unificazione della città in un solo municipio fu iniziato nel sec. XIV dall'imperatore Carlo IV, che diede a PRAGA un decisivo impulso edilizio e urbanistico con un organico piano di intervento. Nel 1348 Carlo IV creò sulla riva destra della Moldava il primo nucleo della Nové Mesto (Città Nuova), inglobando nella cerchia urbana i villaggi presso Vysehrad. La Città Nuova, che circonda ad arco quella Vecchia con vie regolari a scacchiera, è tuttora il centro economico di PRAGA; la sua arteria più importante è la Príkope (il fossato che fino al 1816 separava la Città Vecchia dalla Nuova) su cui si innesta la piazza di S. Venceslao (Vaclavské námestí), antico mercato di cavalli, di forma rettangolare con i lati di 60 e 682 metri. La fondazione dell'Università di PRAGA nel 1348 (la più antica nell'Europa centr.), la costruzione della residenza reale sulla cittadella di Hradcany, l'edificazione di chiese, conventi, edifici pubblici fanno dell'età di Carlo IV uno dei periodi più attivi della storia della città, che assunse allora l'impronta gotica che la caratterizza. Con l'avvento degli Asburgo (1526), PRAGA perse progressivamente la sua importanza assumendo un ruolo secondario rispetto a Vienna; solo nella seconda metà del sec. XVII essa ricevette un notevole impulso edilizio con la costruzione dei nuovi palazzi per la borghesia mercantile tedesca, con le sistemazioni di quartieri secondo i principi dell'urbanistica barocca, con la costruzione di chiese per i ricchi ordini religiosi (soprattutto gesuiti). PRAGA venne cinta da un nuovo ordine di mura ricalcanti quelle del periodo di Carlo IV e fu nominata nel 1784 “regia capitale” da Giuseppe II che riunì in unica municipalità i quattro nuclei storici: Staré Mesto, Nové Mesto, Malá Strana, Hradcany. La crescita della città oltre le mura e la formazione di villaggi e suburbi nelle vicinanze (soprattutto verso settentrione), in conseguenza dell'enorme sviluppo industriale dall'inizio del sec. XX, venne ratificata dopo la I guerra mondiale quando a PRAGA, divenuta capitale della Repubblica Cecoslovacca, furono annessi 37 comuni e i suoi abitanti, dai 99.000 del 1830, divennero 848.000 nel 1930. Nel periodo tra le due guerre furono costruiti vari quartieri ispirati alle esperienze dell'avanguardia razionalista, tuttavia la città non ebbe un preciso piano regolatore fino al 1964, anno in cui è stato approntato un piano urbanistico razionale per regolare lo sviluppo della capitale. Questo prevede per PRAGA (1.212.000 ab. nel 1991, una delle poche capitali d'Europa che non abbia ancora uno sviluppo eccessivo) un'espansione non più basata sulla crescita radiocentrica continua ma sulla previsione, a una distanza opportuna dal centro, di città satelliti ben collegate con il centro. Questa soluzione permette di stabilizzare la dimensione del centro storico dotandolo dei servizi mancanti, di aree di verde a parco pubblico e incrementando lo spazio destinato al tempo libero a N della città, con boschi e attrezzature residenziali. La ristrutturazione del centro storico di PRAGA prevede l'espulsione da esso delle funzioni non compatibili con le caratteristiche degli edifici e del tessuto urbano e una risoluzione del sistema viabilistico attraverso attrezzature stradali e di parcheggio tangenti al centro storico reso pedonale. Architettura: PRAGA conobbe la sua maggiore fioritura artistica in epoca gotica, al tempo dell'imperatore Carlo IV, e in quella barocca, in gran parte per opera di architetti italiani. La cittadella di Hradcany rappresenta con i suoi monumenti la sintesi della storia della città. Al suo interno, oltre a vari palazzi, sorge il castello, le cui più antiche strutture (sec. X-XII) sono testimoniate solo da pochi resti; esso infatti subì numerosissime trasformazioni, da quelle tardogotiche di B. Rejt (1493-1502) fino alla costruzione barocca dovuta ai lavori attuati da A. Lurago nel 1758-65, mentre la monumentale porta di ingresso è di V. Scamozzi (1614); all'interno, notevoli la gotica sala a volta di B. Rejt. Accanto al castello vi sono la chiesa di S. Giorgio, basilica romanica (sec. XII, nell'abside affreschi coevi), e la cattedrale di S. Vito. Quest'ultima sorse in epoca gotica (1344) sul luogo dell'omonima rotonda (sec. X) e vi operarono Mathieu d'Arras e Peter Parler fino al 1399. Terminata solo nel sec. XX, la cattedrale racchiude all'interno opere d'arte di notevole interesse quali la cappella di S. Venceslao, il sepolcro d'argento di S. Giovanni Nepomuceno, tombe reali (alcune di P. Parler) e un ricco tesoro con oggetti dal sec. X al XX. Oltre al complesso del castello PRAGA annovera numerosissimi altri monumenti soprattutto nella Città Vecchia, sulla riva destra. Assai antica (1070) la basilica dei SS. Pietro e Paolo a Vysehrad. La chiesa di S. Francesco nel convento delle Clarisse della beata Agnese (1233-53) costituisce la prima affermazione del gotico in Boemia. Al sec. XIV risalgono il ponte di Carlo, sulla Moldava, costruito da P. Parler (1357), ornato di 30 gruppi plastici barocchi, e varie chiese (S. Enrico, S. Maria delle Nevi, S. Giacomo, in parte trasformata nel sec. XVII). S. Maria di Týn, iniziata nel 1370 e terminata nel 1510, è una splendida costruzione gotica, testimonianza dell'evoluzione dello stile, mentre S. Maria di Karlov (1350-57), trasformata in età barocca, fu innalzata da P. Parler a pianta ottagonale sul modello della Cappella Palatina di Aquisgrana. I due palazzi municipali, entrambi della prima metà del sec. XIV, vennero in seguito alterati; di quello della Città Vecchia restano la torre e il famoso “orologio praghese” del 1490. Interessanti anche la sinagoga (sec. XIII) e il Carolinum, la famosa università costituita da quattro edifici attorno a un cortile interno. Assai più povero di realizzazioni il sec. XV, scosso dalle guerre di religione: notevole la Torre delle Polveri (1475), dalla ricca decorazione gotico-fiammeggiante, l'unica superstite delle otto che circondavano la Città Vecchia. Lo stile rinascimentale, affermatosi solo nella seconda metà del sec. XVI, fu introdotto dai gesuiti che trasformarono la gotica chiesa di S. Bartolomeo. Particolarmente notevoli sono, a Hradcany, il palazzo Schwarzenberg di Agostino Italiano (1545-63) e soprattutto il palazzo del Belvedere, che, assieme allo splendido giardino, venne costruito dagli italiani J. Spazio, P. Stella e P. Ferrabosco. I sec. XVII e XVIII furono ricchissimi di realizzazioni nel tipico barocco praghese che impronta di sé chiese e palazzi nobiliari dando una nota caratteristica alla città. Il primo edificio barocco è la chiesa di S. Maria Vittoriosa (1611) sorta a Malá Strana, come pure i palazzi Waldstein (1623-30) e Michna (1660). Tra i più begli esempi barocchi sono la chiesa dei Cappuccini (1626-1736), di D. Orsi, D. Carnevale e K. I. Dientzenhofer, di S. Francesco dei Crociferi (cupola borrominiana, affreschi del Reiner) e il palazzo Cernín, dalla solenne facciata. Al Settecento risalgono varie chiese di K. I. Dientzenhofer: S. Giovanni sulla Roccia (il capolavoro dell'architetto), S. Giovanni Nepomuceno, S. Tommaso (di origine gotica, completamente e sfarzosamente trasformata) e soprattutto S. Nicola (1704-45), vero gioiello del barocco locale, ricchissima all'interno di opere d'arte. Al sec. XVIII risalgono ancora numerosi palazzi privati e pubblici, come la biblioteca del convento dei premostratensi, di G. Paliardi (1782), in stile Luigi XVI. I due ultimi secoli poco hanno aggiunto all'importanza monumentale di Praga. Tra le più valide realizzazioni dell'epoca contemporanea, si segnala il palazzo della Fiera di PRAGA, di impostazione razionalista, sensibile agli influssi del Bauhaus e del costruttivismo russo.
Dopo la visita al castello siamo ripartiti alla volta di Cesky Krumlow, piccolo paesino segnalato con attenzione nei nostri atlanti e mai, nessuno di noi, si sarebbe aspettato di trovare l'incantevole paese che abbiamo trovato. Abbiamo parcheggiato e dormito in uno dei tanti parcheggi nei pressi del centro e del castello (P3) e non perdetevi la passeggiata notturna lungo le vie del centro storico fino a passeggiare sulle rive della Vltava (Moldava) con la sontuosità del castello sulla vostra testa.
Cesky Krumlov è situata sulle colline della
Boemia del sud attraversate dal fiume Vltava. Tutta la parte storica della
città, che contiene importanti opere d’arte urbana, è stata iscritta nel 1992
nella Lista del patrimonio culturale e naturale dell’UNESCO. Nella prima metà
del ‘200 i due fratelli Vítek e Budivoj di Sepekov, fondarono un imponente
castello su un'importante strada mercantile, in prossimità del guado del fiume.
La città nacque come un piccolo insediamento, chiamato Latran, vicino al
castello. A causa del rapido sviluppo, fu necessario fondare, sull’altra parte
del fiume, nel 1274, una nuova città. Nel ‘300 furono ricostruite le mura della
città. Nell’anno 1302 il feudo andò al secondo ramo dei Vitigoni, alla famiglia
dei signori della Rosa (o di Rosenberg). Pietro I di Rosenberg fece di questo
feudo la residenza principale del dominio. Durante il governo di Pietro I fu
ampliato il castello. Nel XIV secolo Krumlov cominciò a mostrare la sua
crescente importanza nel ruolo di capoluogo del dominio e divenne una delle
città più ragguardevoli del regno di Boemia.
Il periodo più importante nella storia della città, anche da un punto di vista
economico, è rappresentato dal lungo governo di Guglielmo di Rosenberg
(1551-1592). Questi decise di ristrutturare il castello in un complesso
rinascimentale, comodo e rappresentativo. Guglielmo per motivi di prestigio
cercava di stringere vincoli di parentela con le antiche famiglie in Italia:
l'occasione gli fu offerta dalla famiglia degli Orsini. La somiglianza degli
stemmi - entrambi avevano una rosa - fu decisiva, e dopo alcuni finanziamenti da
parte di Guglielmo, gli Orsini furono d'accordo: da quel momento i Rosenberg si
chiamarono Ursini di Rosenberg. Nell’anno 1601 Pietro Vok di Rosenberg vendette
Krumlov all’imperatore Rodolfo II di Asburgo.
Durante la guerra dei Trent’anni la città soffrì le invasioni delle soldatesche,
e solo dopo la guerra l’economia della città respirò di nuovo .
Nell’anno1622 la famiglia degli Eggenberg ricevette la città. Essi fondarono
accanto al castello un grande giardino in stile barocco e all'interno
dell'edificio un nuovo teatro. Nell’anno 1719 i signori di Schwarzenberg
ereditarono il dominio che con loro diventò principato e possedettero il
castello fino all’anno 1945.
Lo sviluppo industriale del XIX secolo non toccò molto la città, così il suo
carattere medievale e rinascimentale non subì grandi cambiamenti. Dopo il 1945
Krumlov ebbe il triste destino di una città provinciale posta vicino ad un
confine non transitabile. La situazione cambiò dopo il 1990, quando la città
ottenne l’attenzione che meritava. I lavori di restauro dell’ultimo decennio le
hanno restituito la bellezza del passato. Oggi la città dà il benvenuto a tutti
coloro che cercano la storia, l’arte e la cultura. AGOSTO 2003 Equipaggi n. 2 Motorhome MIRAGE Alaska 5000 ducato maxiPersone n. 4 Km percorsi ca. 5500 costo totale diesel € 700 spese varie ca. € 1300
10/08/2003 : partenza da Isernia alle ore 17.30. Sosta per la notte sull’autostrada A14.11/08/2003 : partenza ore 9.30. Sosta per pranzare in autogrill poiché il caldo è insopportabile. Alle 18 passiamo il confine svizzero dove abbiamo dovuto comprare il loro bollino da 30 €. Ci fermiamo alle 19 per sgranchirci un po’ le gambe e approfittiamo per mangiare un gelato. Ripresa la strada, un paio d’ore dopo ci fermiamo per la sosta notturna nei pressi di Basilea. 12/08/2003 : dopo carico e scarico partenza ore 11 per FRIBURGO. La città possiede una Cattedrale dotata di un organo unico al mondo: quattro gruppi di canne in posizioni diverse danno all’ascoltatore un effetto quadrifonico. Dopo la visita alla Chiesa più importante, veramente molto bella, facciamo una lunga passeggiata per la città. Conveniamo che non è un granchè. Al rientro al camper riprendiamo l’autostrada e ci fermiamo per la notte nei pressi di Francoforte. Non si è riusciti a chiudere occhio per il gran caldo afoso. 13/08/2003 : partenza alle ore 10. Ad Hannover sosta per pranzo. Partenza ore 15.50. Poco prima di arrivare al confine danese, abbiamo dovuto forzatamente deviare dall’autostrada alle stradine provinciali: impiegheremo più di due ore prima di riprendere la strada esatta. Alle 20.30, varcato il confine danese, ci fermiamo per la notte. 14/08/2003 : partenza ore 10.10 per HVIDE SANDE. Arrivo alle 12.15. Giriamo un po’ per il villaggio il cui commercio è prevalentemente per chi possiede una barca. Dopo aver comprato pesce fresco ed affumicato, ci fermiamo in un campeggio per trascorrere in santa pace il ferragosto, come da nostra tradizione. Il primo impatto con la Nazione non è stato dei migliori. Appena scesi dal camper, ieri sera, eravamo ad almeno 20 gradi al di sotto di quelli che avevamo lasciato anche solo in Germania. Da in estremo all’altro. Oggi il tempo è variabile: folate di vento molto forte si alternano a brevi a sprazzi di pioggia e sporadiche comparse di raggi solari. Il campeggio è situato sulla stretta lingua di terra del RINGKOBING FJORD. Il paesaggio è piuttosto desolato e dà tristezza, il vento la fa da padrone. Stamani, dopo aver comprato il pesce, siamo saliti su una della tante dune da cui si può ammirare il panorama (sic!) del fiordo (bisogna tenersi ben saldi al suolo appoggiandosi a dei sostegni di legno piazzati ad hoc, se non si vuole essere travolti dal vento che soffia impetuoso anche solo all’altezza ridicola della duna!). Scavato nella collinetta c’è un bunker, presumibilmente della II guerra mondiale; ciò non è dato sapere con certezza poiché le informazioni risultano essere solo in danese ed in tedesco. Nel locale tourist informations non siamo riusciti a trovare una guida, non dico in italiano che sarebbe troppo, ma nemmeno in inglese. Intanto imperversa il vento. Il camper è violentemente scosso. Nel pomeriggio inoltrato, i maschietti escono per fare una passeggiata: vorrebbero raggiungere il fiordo ed arrivare all’oceano che non dista molto da dove ci siamo piazzati. Non ci si crederà ma desistono, NON RIESCONO A CAMMINARE! Noi femminucce lentamente moriamo di noia giocando a carte. Dopo aver aggiustato la pompa dell’acqua ed aver mangiato un boccone, decidiamo di concludere la movimentata giornata andando a riposare. Nottataccia con l’eterno vento che ulula e ci scuote, la pioggia a tratti il cui ticchettio ci ricorda che non stiamo sulla terra ma in qualche posto infernale e che la piena estate se la stanno godendo a casa, noi, furbi, abbiamo deciso di trascorrerla lì. Maturiamo la decisione di scappare via il più presto possibile. 15/08/2003 : partenza dalla landa desolata alle ore 10.30 dopo i soliti scarichi e ricarichi .Andiamo ad HEMMET dove c’è un museo vichingo. Il museo non è altro che un villaggio romanticamente ricostruito sulle rive di un canale: la nave che beccheggia sulle onde del piccolo canale, capanne fatte con acqua, fango e pietre sulle quali troneggia un tetto di paglia e dentro le quali è acceso un enorme fuoco dove cuociono pane fatto con farina ed acqua da ragazze vestite in costumi vichinghi che canticchiano motivetti celti. Uno dei nostri maschietti vorrebbe assaggiare quella specie di piadina ed io vorrei almeno sentire l’odore del contenuto di una brocca posta a scaldare vicino al grande falò, ma le vichinghe megere non ce lo permettono. Lasciata la capanna inospitale, visitiamo quella fatta con pali e pelli di animali entro cui un vichingo è sdraiato ad occhi chiusi, incurante dei pochi turisti che lo guardano come si guarda il guerriero che trova il giusto riposo dopo una lunga, straziante ma vittoriosa battaglia. Lasciato il vichingo al suo meritato relax, giungiamo alla capanna in cui si forgiano i metalli che vengono regolarmente venduti (e pagati, ahimè, in corone!), basta scegliere il simbolo celtico preferito. Proseguendo arriviamo in quello che vuole rappresentare il luogo di culto, dove sono stati eretti i simboli della fertilità e dove gli indigeni probabilmente facevano sacrifici ai loro dei. Finalmente arriviamo al luogo dove questi grandi guerrieri giocavano . Il loro gioco preferito era il gioco a darsela coi sacchi: una palizzata costruita con 3 pali di legno, due infissi al suolo ed uno orizzontale su cui si sale a cavalcioni, con i piedi che penzolano; con le braccia si fa ruotare un altro palo alle cui estremità sono appesi due sacchi pieni di sabbia. I contendenti devono evitare i colpi e darli. I nostri maschietti hanno avuto qualche difficoltà a salirci, dando qualche colpetto alle loro preziosità. Nei biglietti d’ingresso era inclusa anche la visita ad un museo vichingo. Dopo essere usciti da quest’ultimo (due minuti di tragitto obbligato dove l’unica cosa interessante è un mappamondo), gustato il pranzo di ferragosto nel camper, ripartiamo per THIRSTED. Alle ore 18 arriviamo in questo paese, per la verità molto anonimo. A quest’ora tutti i negozi sono chiusi, di nuovo la sensazione di tristezza. Ci fermiamo in un locale a prendere un caffè. Ripartiamo per SKAGEN dove arriviamo alle 21.30. Il villaggio sembra abbastanza movimentato rispetto a ciò che abbiamo visto fino ad ora e decidiamo di andare a mangiare pesce al porto dove parcheggiamo. Siamo stupiti perché è molto bello, le luci diffuse, le barche ormeggiate, la gente che parla ad alta voce e ride anche sguaiatamente, frutto forse di un’alzatina di gomito, rende l’atmosfera quasi calda e familiare. Uno dei maschietti, che non si decideva ad uscire dal camper, ci annuncia che non trova il suo zainetto. Angoscia e panico quando realizza che l’ha lasciato in quel locale a Thirsted. Torniamo immediatamente indietro di 180 km con l’ansia e la consapevolezza che non lo troverà. Dentro ci sono i soldi di tutta la vacanza, le carte di credito, i numeri telefonici, l’agenda personale. Arriviamo in loco all’una del mattino e trascorriamo un ‘altra notte di agitazione. 16/08/2003 : Al mattino, dopo doccia e colazione, i maschietti tornano al caffè e ritrovano lo zaino intatto custodito dal proprietario del locale. Esultiamo. Ripartiamo per SKAGEN. Arrivati all’una scendiamo a mangiare sul porto. Il posto è bello tanto che se stesse in Italia sarebbe un Porto Cervo in Costa Smeralda, o comunque una località esclusiva. Invece sulla parte più bella e cioè proprio vicino al mare c’è un caseggiato in cui, allineati ci sono tanti self services, davanti ai quali imperano tavoloni di legno e panche dove mangiare e sedere tutti insieme. Funziona così: si sceglie il self service, si ordina il pasto, si paga, poi si aspetta ai tavoli che il congegno che consegnano dopo l’ordine avverta che il piatto è pronto; al “bip bip “ vai a prenderti il vassoio. Noi abbiamo ordinato 3 insalate di pesce e 1 fritto per la modica cifra di € 64! Questa è la nazione più cara che abbiamo mai visitato e il fatto in sé non ce la rende simpatica! Dopo il salasso ci siamo fatti una passeggiata nel centro del paese; niente di che: qualche negozio aperto tra cui una pasticceria dove, presa da un raptus per mancanza di dolci, mi sono fatta spillare ben 9 € per tre pastarelle. L’odio è aumentato. Ripartiamo per GRENEN, la punta estrema della Danimarca dove l’incontro dei due mari, lo SKAGERRAT e il KATTEGAT, genera un’onda verticale. Lo spettacolo merita di essere visto. Siamo molto fortunati perché il tempo è bello e la temperatura ideale. Mi ha piacevolmente meravigliata la sabbia che è bianca, finissima tanto da scricchiolare sotto le piante dei piedi. Abbiamo camminato moltissimo lungo la spiaggia immensa di questo punto estremo. Dopo aver riattraversato le dune e raggiunto il piccolissimo villaggio, siamo entrati nell’unico negozietto di souvenir ed abbiamo comprato qualche cretinata per ricordo. Breve riposino e partenza per GRENAA. Non ce la facciamo e ci fermiamo in autostrada per la notte. 17/08/2003 : partenza ore 11 dopo scarico e carico. Arrivati a Grenaa visitiamo l’acquario: il KATTEGAT CENTRET. E’ interessantissimo anche se non molto grande. Abbiamo visto tanti pesci esotici e non, siamo passati in una galleria immersa nell’acquario più grande, abitato da pesci enormi tra cui gli squali e le mante, abbiamo visto lo “spettacolo “ crudele del loro pasto, abbiamo potuto accarezzare dei pesci, anche abbastanza grandi, (il cui nome non si poteva sapere sempre per la dura legge di cui sopra: niente guide se non in danese ed in tedesco), ai quali sembrava piacere il tocco delle mani degli umani. E poi il centro è dotato di moltissimi attrezzi che riproducono in maniera comprensibile tutti i fenomeni di alta e bassa marea, o comunque inerenti tutto ciò che interessa la vita acquatica. Usciti di là, dopo il pranzo in camper, ho voluto dare un’occhiata al villaggio. Anche questo deve essere un posto turistico molto quotato: ci sono villette a schiera in legno il cui patio ha una splendida vista sull’oceano dove sono ormeggiate barche di diverse grandezze. Di nuovo l’unico negozio esistente vende abbigliamento e roba da nautica. La Danimarca, almeno la parte continentale, è priva di quei negozietti di cianfrusaglie che sono tipici di un paese e che lo rendono più vicino al turista. A me sembra tanto noiosa. Ripartiamo delusi verso COPENHAGEN. Ci fermiamo a dormire prima del ponte che collega l’isola di FYN con la SELANDIA. 18/0/2003 : percorriamo il ponte per il cui pedaggio pagheremo ben 52 € circa! Arrivati a Copenhagen, parcheggiamo vicino al Tivoli e paghiamo da mezzogiorno alle tre. Mentre stiamo pranzando, arriva uno che pensiamo sia un poliziotto e che ci intima di andare via “right now”. Prima di andarsene ci lascia un depliant dei tre campeggi della città a disposizione dei camperisti per la sosta notturna. Rassettiamo e ci spostiamo. Usciamo per visitare il TIVOLI. E’ una via di mezzo tra un giardino ed una sorta di luna park con le classiche vecchie giostre e l’aggiunta di nuove (poche), pieno zeppo di ristoranti tematici. Ci siamo fatti le foto comiche, abbiamo comprato pins, magnetici, trolls, block notes, tazze a forma di mucca, ombrelli, teli di plastica per la pioggia con su scritto Tivoli in vari colori …insomma abbiamo fatto tutto ciò che fa un turista frustrato perché sta in vacanza e fino ad allora si è annoiato! Continua a piovere.Usciamo dal parco e con i camper raggiungiamo il luogo in cui è ubicata la Sirenetta. Quest’anno ci spostiamo con rapidità e sicurezza grazie al navigatore satellitare. Mi avevano descritto questa statua negativamente; a me, invece, è piaciuta. Senza entusiasmi, per la verità, ma in sintonia con il sentimento che mi ispira la nazione. Piove ancora fittamente e ci spostiamo a NYHAVN. Letteralmente significa “Porto Nuovo”. Per secoli i marinai si ritrovavano qui per bere e fare a botte. Oggi è un quartiere vivo di notte, con tante case colorate trasformate in ristoranti e night clubs e tante barche ormeggiate lungo il canale che non salpano più, anch’esse trasformate in ristoranti o sale di proiezione. Ci ritiriamo nel camper dopo una passeggiata sotto l’acqua e impostiamo il navigatore sul più vicino campeggio. Arrivati a destinazione, con stizza riconosciamo nel gestore colui che ci aveva intimato di andare via “right now” dal parcheggio e per una notte nel suo ci ha spillato ben 25 €. 19/08/2003 : oggi è una bella giornata. Nel parcheggio ci sono una settantina di camper: ben 65 sono italiani! Il parking è situato a 50 metri dal FISKERTORVET, il più grande centro commerciale di Copenhagen. Noi femminucce andiamo a farci un giretto e approfittiamo per fare un po’ di spesa. Dopo pranzo raggiungiamo CHRISTIANBORG dove si accentra il potere politico della Danimarca. Non abbiamo potuto visitare nulla, forse perché erano passate le cinque era tutto chiuso e così, sempre a piedi siamo arrivati alla Chiesa del Nostro Salvatore a CHRISTIANIA. Chiusa anche questa. Questo quartiere, negli anni ’70 fu occupato da un gruppo di hippies e da allora è stato sempre abitato da centinaia di giovani. E’ un mercato ambulante di hashish e vengono offerti prodotti da tutto il mondo. Il tutto, i muri invasi dalle scritte e dai disegni, le abitazioni, i negozi sporchi e con pochissima merce (chiusi), danno una sensazione di squallore e di tristezza. Decidiamo di tornare verso il centro e ci imbattiamo in STROGET, la via più famosa e commerciale. Ci sediamo su una panchina vicino alla Fontana delle Cicogne. Un gruppo di ragazzi inizia uno spettacolo divertente: ballano la breakdance e sfoggiano della loro perfetta agilità. Poco più in là mio marito ci fa notare un personaggio “fatto come una pera”. In realtà si stava esibendo in modo molto naturale in una sua performance: guardava ed inseguiva i passanti imitandoli, cogliendo ed enfatizzando le loro più buffe caratteristiche fisiche e comportamentali. Abbiamo riso parecchio, ma per tornare indietro evitiamo accuratamente di passare davanti al mimo! Dopo aver gironzolato e ciondolato, ci ritiriamo per cercare un posto per dormire. Lo troviamo a LANGELINEJ, nei pressi della Sirenetta. 20/08/2003 : Il posto dove abbiamo dormito non è altro che il molo dove attraccano le navi da crociera e quindi c’è lo sbarco e poi l’imbarco dei passeggeri e dei rifornimenti; risveglio elettrizzante! Ci spostiamo e cerchiamo un possibile parcheggio. A piedi ritorniamo a Stroget. La via, animata dai negozi, paradossalmente sembra ancora più anonima. Mi compro un paio di stivaletti con il marchio reale danese che poi scopro essere fabbricate in Portogallo. Proseguendo incontriamo il museo dei guinness ed entriamo alla ricerca spasmodica di qualcosa di interessante. Mai museo più squallido ed insulso per la modica cifra di 10 € a cranio. Decidiamo di far rientro ai camper e troviamo una multa di 80 € su entrambi, nonostante avessimo parcheggiato in posti completamente diversi, privi di qualsiasi segnaletica (comprensibile). Decidiamo di andarcene da Copenhagen, anche se ci sono cose che avevano programmato di visitare, ma il rigetto ha il sopravvento. Prima dobbiamo pranzare. Trovare un posto è un’impresa ardua: ovunque ci avviciniamo tutti protestano. Finalmente usciamo dalla città ed arriviamo ad ELSINOR, che loro scrivono HELSINGOR. Qui è situato il castello di KRONBORG, il più grande palazzo rinascimentale del Nord Europa, che deve la sua notorietà a Shakespeare il quale vi ambientò il dramma del suo principe afflitto Amleto. Alle 17.45 il castello è ovviamente chiuso, ma lo raggiungiamo lo stesso. Non mi ispira nessuna sensazione. Noto che è imponente e che è posto in un bellissimo contesto. Noto anche che non è ben manutenuto. Ci spostiamo per passare la notte. Dopo cena, doccia e a letto. 21/0/2003 : ritorniamo al castello per visitarlo. Arredi scarni dovuti ai saccheggi dei vicini svedesi; pochi pezzi, soprattutto olandesi e della seconda metà del settecento, molto belli. Riconfermo la prima sensazione ossia l’imponenza e la bellezza del luogo su cui è stato costruito. Da qui si domina effettivamente il Mare del Nord. Interessante la visita alle casematte. Stupenda la chiesa i cui intarsi sulle panche , così colorati e con figure direi profane, poco si addicono ai contesti sacri. Merita di essere visitata. Ritorniamo al camper costeggiando il mare. Partenza per ROSKILDE. 22/08/2003: piove. Visita al museo delle barche vichinghe che sono state ritrovate nel fiordo di Roskilde. Per cinque barche ritrovate (e solo frammenti) hanno messo su un museo. Ritengo veramente esagerata l’importanza data a questi vichinghi di cui la storia ricorda quasi esclusivamente i saccheggi. Piove e questa pioggia sembra micronizzata. Arriviamo alla Cattedrale, famosa perché qui vengono sepolti i reali danesi ed ha la particolarità di una colonna su cui sono impresse le altezze di vari personaggi reali. Molto belle le sculture delle tombe, ma in sé questa cattedrale non ha niente da offrire. E’ un cimitero. Passeggiata per il centro e spesa per rifornirci. Decidiamo di rientrare piano piano verso casa. Dopo il pasto ci avviamo verso RODBY per l’imbarco per la Germania. Appena arriviamo ci imbarchiamo e nel giro di un’ora stiamo a PUTTGARTEN, sull’isolotto tedesco. Facciamo un po’ di chilometri e ci fermiamo per la notte. 23/08/2003 : abbiamo tempo. Ci fermiamo a LUBECCA. Parcheggiamo vicino al canale e raggiungiamo a piedi il centro della città. Non conosciamo niente perché non era nei nostri itinerari, ma l’aspetto è gratificante.La PORTA HOLSTENTOR è molto bella così come la piazza del Comune e l’atrio dello stesso. Visitiamo S.PIETRO, una cattedrale distrutta nel bombardamento aereo inglese nel 1942 e ricostruita con l’impegno del popolo di Lubecca nel 1987. Oggi, sconsacrata, è centro di incontri multietnici, sede di esposizioni di opere d’arte. Tra i quadri esposti, c’era un’opera d’arte particolare: una tavola perfettamente imbandita per 24 persone. Mangiamo in un caratteristico ristorante e facciamo un giro in barca lungo la città rotonda. L’atmosfera è finalmente viva: c’è tanta gente, tanti giovani. Sembra di stare a casa. In Danimarca abbiamo toccato con mano l’indifferenza e la freddezza della gente oltre che del luogo. Dopo essere entrati in un tourist information, dove finalmente ci siamo capiti, abbiamo appurato che Lubecca, città gotica, è la regina dell’ANSA, la sua fama è dovuta alla medievale Porta di Holstentor, al marzapane che abbiamo assaggiato, alle 7 torri ed al centro storico dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Ce ne siamo andati soddisfatti, verso Amburgo ma dobbiamo proseguire perché non riusciamo a trovare acqua. Siamo sulla strada di Francoforte; decidiamo di visitarla l’indomani. 24/0/2003 : Alle 17.05 siamo ancora in autostrada. Francoforte era a 400 km! Giornata in macchina, incolonnati, fermi per almeno un’ora, non abbiamo capito il perché visto che non c’erano né lavori in corso né ci sono stati incidenti. Arriviamo a Francoforte alle 20.20. Non riusciamo a trovare un parcheggio, ci innervosiamo e quindi decidiamo che non merita una nostra visita. Proseguiamo. 25/08/2003 : Riprendiamo la strada per ZURIGO. Arrivati, parcheggiamo a ZURICHORN, proprio vicino alle rive del lago. A piedi andiamo verso il centro attraversando gli splendidi prati, tenuti perfettamente, che costeggiano il famoso lago, pieni di genti in costume a prendere il sole ed i bagni. Questa è la loro spiaggia. Ci siamo stupidi di quanto questa città sia multietnica, considerando la mentalità svizzera. Prendiamo la BAHNHOFSTRASSE che dal lago porta alla stazione, una strada ricchissima di negozi griffati sia di abbigliamento che di gioielleria, con tantissime banche. Capitiamo in un raduno internazionale di amanti di rollerblade; non abbiamo mai visto tanti giovani sfilare insieme, saranno stati migliaia senza esagerare. Attraverso un ponte entriamo nel centro storico molto caratteristico e ci fermiamo in un localino dove ceniamo all’aperto. Poi, preso un taxi, al camper. 26/08/2003 : dopo essere usciti da parcheggio ed averne trovato un altro al centro, visitiamo la cattedrale riformista GROSS MUNSTER molta austera e sobria. Facciamo poi un altro giro per la città e devo ammettere di essere piacevolmente impressionata; mi piace e ci si dovrà tornare. I negozianti sono gentilissimi, tutti parlano o quantomeno si sforzano di parlare in italiano. Purtroppo ce ne dobbiamo andare. Decidiamo di percorrere il San Bernardino per godere della strada panoramica e raggiungere LUGANO. Il percorso è incantevole: prati verdissimi si alternano a rocce a strapiombo da dove spuntano a tratti piccole cascatelle che diventano ruscelli, baite costruite nei posti più inavvicinabili…Ci siamo rifatti gli occhi con la natura che in Danimarca sembra essersi riposata. Dopo aver attraversato il San Bernardino siamo giunti a Lugano. Trovato con fatica un parcheggio, dopo averla attraversata più volte con il mezzo, usciamo a piedi ed arriviamo al centro. Deludente dopo aver visto Zurigo. Ci fermiamo a mangiare in un ristorante dove abbiamo pagato 40 € a persona e dove l’antipasto è stata l’unica cosa commestibile. Sconsolati e certi che la vacanza volge al termine ci avviamo in autostrada. 27/08/2003 : dopo la colazione e fatte le pulizie più a fondo visto che è l’ultimo giorno, intraprendiamo la via del ritorno. Ci fermiamo a Parma a mangiare, nel Fini Grill, ed arriviamo a casa alle 22.00. Si ricomincia. Cari amici, nella speranza di poter essere utile ad altri lettori che intendano visitare le due nazioni dell’Est, voglio raccontare l’esperienza vissuta assieme a mio marito Andrea e ad altri 4 equipaggi dell’Isernia Camper Club, associazione turistico-culturale alla quale anche noi abbiamo aderito da tempo. Siamo partiti con molta perplessità per questo viaggio che avevamo sempre rinviato a causa delle cose poco felici lette e sentite riguardo alla sicurezza della Romania e Bulgaria. La prima tappa, dopo essere partiti da Bellaria (RN), è stata quella di Morbisch (Austria) dove ci siamo fermati per la notte. Paesino ai confini con l’Ungheria rinomato per essere il paese delle cicogne, ma di cicogne ne abbiamo trovate davvero poche, per fortuna durante il viaggio ne abbiamo viste tante. Il giorno seguente, dopo aver superato Budapest, siamo entrati in Romania dalla frontiera di Oradea per raggiungere la Bucovina, che è l’anima mistica del paese. Attraversata la statale E60, abbiamo visitato i 3 monasteri di Moldovita, Sucevita e Voronet. Va detto che se gli abiti non sono sufficientemente adeguati si viene dotati di lunghe gonne, anche per gli uomini, che potrebbero suscitare battute e commenti divertenti. Lo stile moldavo è uno straordinario miscuglio di arte popolare, tratti gotici e bizantini che si fondono in perfetta armonia. Le chiese sono immerse in giardini molto curati. Gli interni sono quelli tipici delle chiese ortodosse ma quello che più colpisce l’attenzione del visitatore sono le pareti esterne affrescate con santi, profeti, angeli e peccatori che si affollano in un turbinio di colori che illuminati dal sole sembrano prendere vita. Nei pressi dei monasteri (ma un po’ dappertutto) frotte di bambini si avvicinano ai camper chiedendo, stranamente, non soldi ma solo caramelle. Lungo le strade è un susseguirsi di mercatini e di gente che saluta felice. Man mano che ci addentriamo rimaniamo sempre più affascinati dalla spontaneità e gentilezza della gente, dalle case di legno con le porte finemente scolpite, dai carri stracolmi di fieno trainati da cavalli infiocchettati di rosso contro il malocchio. Qualche problema lo abbiamo avuto a causa delle strade; indescrivibili, piene di buche da cui salvarsi era veramente impossibile. Infatti, a causa di queste, si consiglia di intraprendere questo itinerario dopo aver accuratamente messo a punto i propri camper. Il nostro itinerario è proseguito verso la Transilvania, dopo una breve visita a Marginea, patria delle ceramiche nere, per poi arrivare alle gole di Bicaz percorrendo la statale 15. La strada, stretta tra pareti a strapiombo, offre spettacoli mozzafiato. Dopo pochi chilometri, un caratteristico mercatino di prodotti artigianali ci invita alla sosta per fare qualche acquisto, complice anche il cambio molto favorevole. Le gole, viste tra l’altro in un giorno molto uggioso, sono una degna porta d’ingresso per la Transilvania, inquietante regione legata alla storia del famoso conte Vlad Tepes detto "l’impalatore": al secolo Dracula. Questo tratto di strada, che congiunge le gole di Bicaz con Gheorgheni, dopo essere passata per il Lacu Rosù, è particolarmente dissestata ma il paesaggio è talmente bello da distrarre gli equipaggi. La prima sosta è Sighisoara patrocinata dall’Unesco. Il suo nucleo medievale posto in cima alla collina fu fortificato nel 1300 con 14 torri di difesa, tra quelle superstiti la più caratteristica è la torre dell’orologio. Imboccando la E60 siamo arrivati a Brasov che, con la sua chiesa nera e la torre dell’orologio, invita ad una sosta. Ci siamo quindi diretti verso Bran, attraversando Poiana Brasov, rinomata stazione sciistica romena, dove c’è il famoso e pittoresco castello di Dracula. I film e la letteratura ispirati a questo personaggio, di cui un po’ tutti abbiamo visto e letto, facevano pensare a qualcosa di tenebroso ed inquietante, invece ci siamo trovati davanti ad un complesso di fantasiosi elementi costruttivi e oserei dire anche un po’ civettuoli. Un po’ delusi, non per la bellezza ma per la mancata atmosfera da film horror, siamo andati a visitare il museo etnografico situato ai piedi del castello e, dopo un giro nel mercatino, ci siamo ritrovati in un bar a bere birra, qui finalmente abbiamo trovato personaggi e atmosfere degni del posto. Altro luogo meno citato ma ugualmente bello è la Cittadella di Risnov, borgo medievale posto in cima ad una collina dalla quale si ammira uno splendido scorcio romeno. Guarda caso il proprietario è un italiano che la sta ristrutturando in modo splendido. Siamo ripartiti alla volta di Sinaia percorrendo la 13A fino ad incrociare la E60. La città fu residenza estiva del re Carlo 1° che alla fine del 1800 vi costruì il castello di Peles: una fiabesca composizione di torri, terrazzi e giardini. L’interno, che noi abbiamo visitato con una guida italiana, mostra parte delle 160 stanze riccamente arredate in stili diversi, tra cui quello italiano. E’ uno dei più bei castelli da me visitati finora. Proseguendo per Bucarest le strade continuano ad essere dissestate ma noi, animati dalla voglia di vedere cosa c’è dietro l’angolo, le affrontiamo stoicamente sostenuti attraverso i "CB" dalla nostra allegra compagnia. Lungo le strade la gente vende di tutto, dai funghi ai frutti di bosco e ai formaggi che non ci siamo lasciati sfuggire, creando l’occasione per tanti bei pranzetti insieme. Bucarest è un po’ deludente anche perché durante il regime Ceaucescu parte del centro storico è stato raso al suolo per costruire la monumentale, ma non particolarmente bella, Casa del popolo oggi sede del Parlamento. Lasciamo l’interno della Romania per dirigerci verso il famoso mar Nero che di nero ha solo il nome. Usciti a Mamaia, situata sul lungo istmo prima di Costanza, gli alberghi, il porticciolo, l’infinita serie di discoteche e parchi di divertimento ricordano la costiera romagnola degli anni passati. L’ostentazione di questo pseudo benessere contrasta fortemente con la povertà dell’entroterra ma percorrendo la costa si incontrano altre eleganti località termali fino ad arrivare a Mangalia, quasi al confine con la Bulgaria. Dopo aver sostato nell’ultimo paese romeno prima del confine, Varna-Veche, abbiamo dato fondo ai milioni di Lei rimasti, prendendo d’assalto l’unico "magazine mixt" trovato siamo passati in Bulgaria. Forte è il contrasto soprattutto tra la gente, gentili e cordiali i romeni, tristi e un po’ chiusi i bulgari. Le coste bulgare non sono piatte e monotone, ma a lunghe spiagge di sabbia fine si alternano insenature e coste rocciose. Il nostro itinerario prevedeva la visita sulla costa del mar Nero e quindi, superata Varna, ci dirigiamo verso gli unici 2 centri che per la loro eccezionalità valgono il viaggio. Sono Nesebar e Sozopol. Nesebar è un pittoresco paese museo, ricco di storia e di monumenti, costruito su un isoletta collegata a terra tramite un ponte prima del quale si può comodamente sostare in un grande parcheggio a pagamento. Sozopol somiglia un po’ a Nesebar, animatissimo e ricco di ristoranti e negozi e dalle particolarissime case in pietra e legno facilmente visitabili se si parcheggia all’interno del campo di calcio. Per trascorrere qualche giorno al mare ci dirigiamo verso Djuni, moderno e allegro centro di vacanza, dove sostiamo in quel che rimane di un campeggio gestito da un simpatico bulgaro. Qui restiamo 2 giorni, rilassandoci, prendendo il sole e facendo il bagno nel mar Nero che ci ha regalato anche un bel po’ di frutti di mare. Dopo questi giorni di relax rimettiamo in moto i camper per raggiungere Sofia. Percorriamo l’interno della Bulgaria e come per la Romania il contrasto con la costa è forte. Attraversiamo città che sembrano appena uscite dalla guerra, colpisce il senso di abbandono e la conseguente sporcizia, villaggi piuttosto squallidi e malmessi ed anche la rinomata "valle delle rose" (forse perché erano sfiorite) da’ un senso di tristezza. Sofia ci accoglie con un bel tramonto e arrivati in città sostiamo sulla piazza davanti alla cattedrale. Visitata questa (più bella fuori che dentro) facciamo un giro della città in camper rendendoci conto che oltre alla cattedrale, al teatro e qualche chiesa, c’è ben poco da visitare; comunque è più bella di Bucarest. Per la notte ci fermiamo al vicinissimo campeggio, un po’ caro (sempre per quello che è il costo della vita in Bulgaria) ma molto alberato. Il pomeriggio seguente, completata la visita della capitale bulgara, riprendiamo la nazionale e poco dopo imbocchiamo la deviazione verso il monastero di Rila. La strada sale verso la montagna e il monastero è immerso in una splendida cornice naturale, mentre la bellezza e la ricchezza dell’architettura e delle decorazioni fanno di questo monastero un capolavoro. Passiamo la notte in un campeggio, situato su un fiume, non senza aver fatto tappa al ristorante dello stesso, dove tutti insieme abbiamo mangiato e bevuto allegramente. Proseguendo sulla nazionale per Salonicco l’ultima sosta obbligata è Melnik. Attrattiva di questo paesino è il vino e le case museo ma, la sua bellezza, risulta più nelle foto e nelle descrizioni che non dal vivo. Salutiamo la Bulgaria per passare in Grecia e dopo una sosta al comodissimo e confortevole campeggio Kastraki di Kalampaka, ideale per visitare le famose "Meteore", ci dirigiamo verso Jgoumenitza per l’imbarco verso Brindisi. Le sensazioni nel lasciare questi paesi sono quelle di chi ha fatto un viaggio a ritroso nel tempo o di chi ha visto un film dell’immediato dopoguerra; non è certamente questo il contesto storico, ma alcune immagini sembrano la materializzazione dei racconti della vita dei nostri genitori e si fatica a pensare di vivere nel presente. Le paure legate al percorso del nostro viaggio si sono rivelate infondate, ovviamente senza abbandonare mai le dovute precauzioni che ci hanno consentito di vivere questi paesi in assoluta tranquillità e serenità. Ho scoperto paesi pieni di bellezze naturali ed artistiche, di gente cordiale e dignitosa, che ha bisogno di aiuto per uscire da un lungo periodo buio e se questo racconto susciterà in qualche lettore la voglia di visitarli, ne sarà ampiamente ripagato ed il suo contributo, anche se piccolo, sarà comunque notevole perché si sa, tante gocce formano il mare. Marilina Cicchiello.
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